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Montenegro, elezioni tra allarmi e scandalo dell’ex re delle criptovalute

K metro 0 – Agenzia Nova – Podgorica- Si svolgeranno domenica 11 giugno le elezioni straordinarie parlamentari in Montenegro, che vedono in lizza 15 tra partiti politici e coalizioni che si contenderanno gli 81 seggi dell’assemblea legislativa. Secondo i dati della Commissione elettorale centrale (Dik), sono 542.468 i cittadini che avranno diritto di scegliere fra

K metro 0 – Agenzia Nova – Podgorica- Si svolgeranno domenica 11 giugno le elezioni straordinarie parlamentari in Montenegro, che vedono in lizza 15 tra partiti politici e coalizioni che si contenderanno gli 81 seggi dell’assemblea legislativa. Secondo i dati della Commissione elettorale centrale (Dik), sono 542.468 i cittadini che avranno diritto di scegliere fra i candidati delle liste. La decisione di indire le elezioni parlamentari anticipate è stata presa dall’ex presidente del Montenegro, Milo Djukanovic, il 17 marzo, due giorni prima del primo turno delle elezioni presidenziali che lo ha poi visto perdere al successivo ballottaggio in favore del nuovo capo dello Stato Jakov Milatovic. In lizza alle elezioni di domenica: la lista Jasno je, partito che rappresenta i bosniaci con capogruppo Ervin Ibrahimovic, l’Iniziativa civica che rappresenta i croati (Hgi) del Paese con capogruppo Adrijan Vuksanovic e il partito Pravda za sve con Vladimir Leposavic. Quindi la coalizione Za tebe, formata dal Partito socialista popolare e da Demos, e la coalizione composta da Prava Montenegro, Movimento democratico cristiano, Montenegro libero, Partito democratico serbo e movimento per Pljevlja sotto il nome di Narodna Koalicija con capogruppo Dejan Vuksic.

Fra i candidati anche l’Alleanza albanese, coalizione formata da Forca, Alleanza democratica, Alleanza democratica del Montenegro con capogruppo Genci Nimanbegu, seguita da Rivoluzione per un Montenegro sicuro di Srdjan Peric e dalla lista Movimento per il cambiamento di Nebojsa Medojevic. Ancora, la coalizione Sì. Possiamo farcela per un Montenegro civile di Dragica Ivanovic, quindi quella composta dal Partito democratico dei socialisti (Dps), dai Socialdemocratici (Sd), dall’Unione democratica degli albanesi (Dua) e dal Partito liberale (Lp) chiamata Zajedno con capogruppo Danijel Zivkovic. Quindi il movimento Europa Now (Pes) di Milojko Spajic, seguito dal Sdp-Per la nostra casa di Nikola Djuraskovic, e dalla coalizione composta dal Movimento cittadino Ura del premier Dritan Abazovic e capogruppo dei Democratici (Ds), Aleksa Besic, Hrabro se broji. A concludere la coalizione tra Nuova democrazia serba (Nds), Partito democratico del popolo e Partito dei lavoratori Per il Futuro del Montenegro con capogruppo Milan Knezevic, e infine la coalizione del Forum Albanese, composta dal Partito alternativa albanese, l’Alleanza democratica degli albanesi e l’Unione nazionale degli albanesi, sotto il nome di Forum Albanese-Besa.

La campagna elettorale, fino a pochi giorni fa definita dai media locali “pacifica”, si è infiammata negli ultimi giorni a causa degli allarmi bomba, rivelatisi infondati, registrati in diverse scuole, tribunali e nella sede del Parlamento, ma soprattutto in seguito alla lettera che il cittadino sudcoreano “ex re delle criptovalute” Do Kwon ha spedito ai funzionari montenegrini in cui descrive il suo presunto rapporto d’affari con il leader del movimento Pes, Milojko Spajic, il futuro primo ministro del Montenegro secondo molti opinionisti. Quando si parla di criptovalute, sebbene Do sia sudcoreano, non si può non guardare alla Cina e al suo controverso rapporto con questo strumento: le criptovalute sono messe al bando nel Paese ma restano sotto stretto controllo da parte dello Stato, attraverso lo yuan elettronico – la valuta digitale sovrana – e i legami con alcuni colossi del settore come Binance, guidata dal sino-canadese Changpeng Zhao. Binance che, giusto la scorsa settimana, è stata trascinata in tribunale dalla Commissione per i titoli e gli scambi (Sec), così come avvenuto lo scorso febbraio per il sudcoreano Do che è stato accusato negli Usa di frode finanziaria per via della bancarotta da 40 miliardi di dollari delle sue criptovalute TerraUSD e Luna avvenuta nel 2021. La Cina, peraltro, vanta un controllo stretto sul debito montenegrino: un rapporto del Centro per il giornalismo investigativo (Cin) di Podgorica del 2021 sosteneva ogni cittadino del Paese balcanico dovrebbe più di mille euro alla Cina. Il debito riguarda il credito fornito da Export-Import Bank of China – circa 130 milioni di euro – assunto per costruire l’autostrada che dal porto di Bar conduce a Boljare, al confine con la Serbia. La Cina ha una sua strategia ben definita in Europa sudorientale che passa dal controllo del porto del Pireo, in Grecia, ai massicci investimenti nei settori delle infrastrutture e siderurgico in Serbia e Ungheria. Il Montenegro, dato il suo accesso al mare, rientra pienamente in questa strategia

Dopo il successo delle precedenti elezioni amministrative e presidenziali, i sondaggi prevedono infatti ora il Pes, partito di stampo europeista, che spinge per l’adesione del Montenegro all’Unione europea e da cui proviene l’attuale presidente Jakov Milatovic, come la lista che potrebbe conquistare il maggior numero di voti anche alle elezioni parlamentari e avere quindi un ruolo chiave nel futuro governo. Oltre al movimento Europa Now, che dovrebbe ricevere il sostegno di un terzo degli elettori, le ultime proiezioni mostrano a seguire il Partito democratico dei socialisti, che per la prima volta alle elezioni non è guidato da Milo Djukanovic, che si è dimesso da capogruppo dopo la sconfitta alle presidenziali, e che dovrebbe conquistare circa il 20 per cento dei voti in coalizione con i Socialdemocratici Sd, il Partito liberale e l’Unione democratica degli albanesi. Tutti questi partiti sostengono la conservazione del Montenegro come Stato laico e l’adesione alla Nato e all’Ue.

L’attuale primo ministro Dritan Abazovic e il suo movimento civico Ura che sono in un’alleanza centrista e filo europeista con i Democratici (Ds) di Aleksa Becic, dovrebbero ottenere invece tra il 10 e il 15 per cento dei voti. Alla vigilia delle elezioni, il Fronte democratico (Df), il principale blocco filo-serbo, ha cessato di esistere come coalizione di partiti politici, perché il “Movimento per il cambiamento” (Pzp) di Nebojsa Medojevic ha lasciato la coalizione. Gli altri membri, la Nuova democrazia serba di Andrija Mandic e il Partito di Milan Knezevic, i quali sostengono l’annullamento del riconoscimento del Kosovo, il ritiro del Paese dalla Nato e la revoca delle sanzioni contro la Russia, si presentano insieme e si prevede che otterranno tra il 10 e il 15 per cento di consensi. Anche il Movimento per il cambiamento dovrebbe superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Per quanto riguarda i partiti di minoranza, si prevede che i due partiti albanesi otterranno un mandato ciascuno, il partito dei bosniaci due e che l’Iniziativa civica croata, l’unico partito croato in Montenegro che partecipa alle elezioni non supererà la soglia. Le elezioni saranno monitorate da una delegazione del Parlamento europeo e da osservatori dell’Osce.

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