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GEPD avvia un’indagine sulle violazioni ai migranti da parte di Frontex

GEPD avvia un’indagine sulle violazioni ai migranti da parte di Frontex

K metro 0 – Bruxelles – Secondo un rapporto dell’organo di controllo dell’Ue per la protezione dei dati, l’agenzia dell’Unione europea per la guardia di frontiera e costiera sta raccogliendo informazioni dai migranti che potrebbero identificare persone vulnerabili in cerca di rifugio dalle persecuzioni nei loro Paesi d’origine. Sempre il Garante europeo della protezione dei

K metro 0 – Bruxelles – Secondo un rapporto dell’organo di controllo dell’Ue per la protezione dei dati, l’agenzia dell’Unione europea per la guardia di frontiera e costiera sta raccogliendo informazioni dai migranti che potrebbero identificare persone vulnerabili in cerca di rifugio dalle persecuzioni nei loro Paesi d’origine.

Sempre il Garante europeo della protezione dei dati, o GEPD, ha annunciato l’avvio di un’indagine per verificare se Frontex abbia raccolto informazioni che non ha il diritto di raccogliere e abbia fornito illegalmente tali dettagli sui migranti all’agenzia di polizia dell’Ue Europol. Ne ha riferito Associated Press.

Frontex ha dichiarato giovedì 1° giugno di condurre “interviste di debriefing (valutazione finale di un processo, Ndr)” con i migranti che entrano in Europa senza autorizzazione “su base volontaria e anonima”. I colloqui hanno lo scopo di raccogliere informazioni sulle rotte migratorie e sulla criminalità transfrontaliera e aiutano a pianificare le operazioni. Ma in un rapporto presentato a Frontex la scorsa settimana, il GEPD ha affermato che alcuni interrogatori rivelano “una combinazione di caratteristiche distintive dell’individuo e del suo viaggio che sarebbero sufficienti a renderlo identificabile”.

Il GEPD ha dunque affermato che il processo di interrogatorio di Frontex “non tiene sufficientemente conto dell’elevata vulnerabilità delle persone oggetto della raccolta dei dati”. Ha inoltre insistito sul fatto che Frontex “non può garantire la natura volontaria dei colloqui, poiché questi sono condotti in una situazione di privazione (o limitazione) della libertà e sono finalizzati all’identificazione di sospetti sulla base della testimonianza dell’intervistato”. Ha aggiunto che i debriefing “possono portare l’intervistato a fornire una testimonianza autoincriminante”. Il supervisore ha anche affermato che Frontex “non può raccogliere sistematicamente, in modo proattivo e da solo, alcun tipo di informazione sui sospettati di crimini transfrontalieri”. Ha detto che solo Europol – l’agenzia di giustizia dell’Ue – e i 27 Paesi membri possono farlo.

Il garante della protezione dei dati chiede a Frontex di rispondere a molte delle sue preoccupazioni entro la fine dell’anno. “Il GEPD effettuerà uno stretto monitoraggio. Se necessario, potranno essere esercitati poteri esecutivi”, ha dichiarato in una sintesi della relazione di audit pubblicata sul suo sito web.

Negli ultimi anni, Frontex è stata più volte accusata di aver preso parte a respingimenti illegali di migranti e ad altri abusi – accuse che l’agenzia nega. A gennaio è stato nominato un nuovo direttore, dopo le dimissioni del suo predecessore, che ha promesso una nuova era di trasparenza all’interno dell’agenzia. Il nuovo direttore, Hans Leijtens, ha dichiarato che “non c’è nulla di segreto in Frontex” e che promuoverà un approccio che non nasconde nulla e porrà fine agli “atteggiamenti difensivi”. Leijtens ha affermato che: “non possiamo fare il nostro lavoro se non ci si fida di noi”.

I respingimenti – che costringono le persone ad allontanarsi da un confine prima che possano esercitare il loro diritto di chiedere asilo – sono considerati violazioni degli accordi internazionali sulla protezione dei rifugiati. Secondo queste regole, le persone non dovrebbero essere espulse o rimpatriate in un Paese in cui la loro vita e la loro sicurezza potrebbero essere in pericolo a causa della loro razza, religione, nazionalità o appartenenza a un gruppo sociale o politico.

Nel frattempo, in Italia, nell’ambito dell’inchiesta sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso davanti la costa di Cutro, in cui morirono 94 persone, ci sono i primi indagati per ipotesi omissione di soccorso. Perquisizioni anche a Frontex, Gdf e Capitaneria.

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