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Nazioni Unite, 4 miliardi di euro di danni per disastri naturali negli ultimi 50 anni

K metro 0 – Ginevra – Negli ultimi 50 anni le perdite per l’economia globale dovute a catastrofi naturali sono aumentate fino a sfiorare i 4 miliardi di euro secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite pubblicati il 22 maggio. Tuttavia, il numero di morti registrate a causa di catastrofi meteorologiche è

K metro 0 – Ginevra – Negli ultimi 50 anni le perdite per l’economia globale dovute a catastrofi naturali sono aumentate fino a sfiorare i 4 miliardi di euro secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite pubblicati il 22 maggio. Tuttavia, il numero di morti registrate a causa di catastrofi meteorologiche è molto diminuito di decennio in decennio, grazie al miglioramento dei protocolli di allerta precoce.  Ne riferisce Rtve.es.

Il 90% dei 2 milioni di persone decedute a causa di catastrofi meteorologiche nell’ultimo mezzo secolo viveva nei Paesi in via di sviluppo, secondo l’Atlante dell’OMM sulla mortalità e le perdite economiche dovute a eventi meteorologici, climatici e idrici estremi tra il 1970 e il 2021, che valuta il numero di tali disastri a quasi 12.000 (11.778) nel corso del mezzo secolo.

“Purtroppo sono le comunità più vulnerabili a sopportare il peso dei rischi meteorologici”, ha commentato il Segretario generale dell’OMM Petteri Taalas in un comunicato stampa a margine del Congresso meteorologico mondiale quadriennale, che si è aperto il 22 maggio. Il 39% dei danni globali si è verificato negli Stati Uniti.

Oltre il 60% delle perdite economiche registrate (e in gran parte coperte da assicurazione) ha riguardato le economie più sviluppate del mondo, in particolare gli Stati Uniti, appunto, che hanno perso 1,7 miliardi di euro a causa dei disastri climatici negli ultimi 51 anni, rappresentando il 39% dei danni globali, con un costo stimato di 1,7 trilioni di dollari.

Tuttavia, è nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo che i danni sono stati “sproporzionatamente alti” rispetto alle dimensioni delle loro economie. Per i Paesi con le economie più forti, invece, quasi nessuna catastrofe ha comportato perdite economiche superiori allo 0,1% del PIL.

Per continente, l’Asia è quello che ha subito il maggior numero di decessi associati a eventi meteorologici estremi, con 984.263 morti (47% del totale) nel periodo analizzato. La maggior parte di questi decessi è stata causata da cicloni tropicali, come Nargis che ha ucciso più di 130.000 persone in Bangladesh nel 2008. In Africa, i disastri hanno decimato 733.585 persone, in Europa hanno causato 166.492 morti, soprattutto a causa delle temperature estreme, e in Nord America, America Centrale e Caraibi hanno causato 77.454 vittime. Nel Pacifico sud-occidentale, il bilancio dal 1970 al 2021 è stato di 66.951 persone.

La classifica per continente è chiusa dal Sud America, dove sono morte 58.484 persone e sono stati persi più di 115,2 miliardi di dollari in 943 disastri, soprattutto inondazioni fluviali. Il 90% delle vittime viveva nei Paesi in via di sviluppo.

Il miglioramento dell’allerta precoce e della gestione coordinata dei disastri dal 1970 ha portato comunque a una “drastica” riduzione del numero di vittime. Secondo i dati dell’OMM, tra il 2010 e il 2019 hanno perso la vita in totale 184.436 persone, con un calo significativo rispetto ai 328.461 decessi causati da disastri naturali tra il 2000 e il 2009 e ai 328.672 del decennio precedente (1990 e 1999) e ai 666.877 decessi tra il 1980 e il 1989.

Il Congresso meteorologico mondiale è dunque iniziato con un dialogo di alto livello sull’accelerazione e intensificazione delle azioni per rendere i servizi di allerta precoce disponibili per tutti gli abitanti del pianeta entro la fine del 2027.

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