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Tra Mosca e l’Aja, la “guerra dei mandati di cattura”

Tra Mosca e l’Aja, la “guerra dei mandati di cattura”

K metro 0 – Kiev – Scambio di mandati di cattura tra Corte penale internazionale e Federazione Russa. Nella seconda metà di maggio, la Corte penale internazionale ha espresso la sua forte preoccupazione per l’ “inaccettabile” mandato di arresto emesso dalla Russia nei confronti del suo procuratore Karim Khan, riportano media internazionali. “La Corte penale

K metro 0 – Kiev – Scambio di mandati di cattura tra Corte penale internazionale e Federazione Russa. Nella seconda metà di maggio, la Corte penale internazionale ha espresso la sua forte preoccupazione per l’ “inaccettabile” mandato di arresto emesso dalla Russia nei confronti del suo procuratore Karim Khan, riportano media internazionali. “La Corte penale internazionale è consapevole e profondamente preoccupata per le misure coercitive ingiustificate che sarebbero state prese contro i funzionari della Corte, in particolare il procuratore e i giudici della Camera preliminare II, dalle autorità della Federazione Russa”, ha affermato il Tribunale: precisando, tuttavia, che “La Corte rimarrà imperterrita nello svolgimento del suo legittimo mandato, per garantire la responsabilità per i crimini più gravi che preoccupano l’intera comunità internazionale”.

Il Comitato investigativo della Federazione Russa, a metà marzo scorso ha aperto un procedimento penale contro il pubblico ministero e i giudici della Corte penale internazionale: dopo che quest’ultima aveva emesso un mandato di cattura a carico del presidente russo Putin. Karim Khan, l’avvocato britannico che aveva spiccato il mandato di arresto per Vladimir Putin, e altri tre magistrati dell’istituzione, Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala e Sergio Gerardo Ugalde Godinez, sono stati inseriti nella lista dei ricercati in Russia.

Il Tribunale dell’Aia a marzo ha accusato il capo del Cremlino di essere responsabile dei crimini di guerra che le sue truppe hanno commesso in Ucraina: compreso quello di “deportazione della popolazione” e di “trasferimento illegale della popolazione”, in particolare bambini, dalle aree occupate dalle truppe di Mosca in Ucraina dall’inizio della guerra. “Ci sono fondate ragioni”, si leggeva allora nel comunicato dall’Aja, “per ritenere che Putin abbia responsabilità penali individuali per i crimini sopra menzionati”.

Molto dura la reazione di Mosca: “Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per la Russia e dal punto di vista legale sono nulle”, aveva ribadito, in quell’occasione, la portavoce del ministero degli Interni russo. Va detto che né la Russia né l’Ucraina sono membri della Corte penale internazionale; Kiev ha accettato però la sua giurisdizione dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014. Per questo, il ministero dell’Interno russo accusa il procuratore capo e i giudici della C.P.I. di aver adottato, con la loro ordinanza contro Putin e il Commissario per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova, una decisione illegale: contraria alla Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini contro le persone protette a livello internazionale, in base alla quale, secondo un comunicato del ministero dell’Interno raccolto da Interfax, “i capi di stato godono dell’assoluta immunità dalla giurisdizione di stati stranieri”.

Il ministero russo in questione sostiene che la CPI abbia commesso un reato accusando persone “chiaramente innocenti” di aver commesso un reato particolarmente grave, e “aggredendo un rappresentante dello Stato, che gode dell’immunità diplomatica”, per complicare le relazioni internazionali. Mentre, entrando nel dettaglio delle accuse, secondo il capo del Comitato investigativo della Federazione Russa, Alexander Bastrykin, non c’erano motivi per ritenere Putin e Lvova-Belova responsabili del reato di “deportazione forzata di bambini”.

Secondo il governo ucraino, però, dall’inizio del conflitto almeno 16mila bambini sono finiti sfollati contro la loro volontà in territorio russo; mentre un recente studio. presentato a febbraio dalla Yale University, ha denunciato almeno 6mila bambini ucraini distribuiti in 40 collegi russi. Mentre, in un’intervista rilasciata alla Cnn il giorno dopo la decisione della CPI di emettere il mandato di arresto nei confronti di Putin, Kahn ha ricordato i processi storici contro i criminali di guerra nazisti, l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e l’ex leader liberiano Charles Taylor, come esempi di figure apparentemente intoccabili che hanno affrontato la giustizia. “Erano tutti figure potenti, eppure si sono ritrovati nelle aule del tribunale”, ha detto. 

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