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Serbia e Kosovo, l’accordo ci sarebbe ma bisogna firmarlo!

Serbia e Kosovo, l’accordo ci sarebbe ma bisogna firmarlo!

K metro 0 – Belgrado – Dopo lunghi colloqui, il 18 marzo il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti si sono incontrati a Ohrid, Macedonia del Nord, per discutere su come attuare l’accordo dello scorso febbraio sulla normalizzazione tra i due paesi. L’incontro è stato organizzato dall’UE, ma, purtroppo

K metro 0 – Belgrado – Dopo lunghi colloqui, il 18 marzo il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti si sono incontrati a Ohrid, Macedonia del Nord, per discutere su come attuare l’accordo dello scorso febbraio sulla normalizzazione tra i due paesi. L’incontro è stato organizzato dall’UE, ma, purtroppo non è stato raggiunto alcun risultato concreto, lasciando incerto l’esito di questi negoziati Serbia-Kosovo. Nonostante l’accettazione della proposta UE, la mancanza di firme prospetta che l’impasse tra le due parti probabilmente persisterà. L’accordo in 11 punti, raggiunto a febbraio, include il riconoscimento reciproco di documenti e simboli nazionali come passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali. In particolare, di seguito gli articoli:

Articolo 1Le Parti svilupperanno tra loro relazioni normali e di buon vicinato sulla base della parità di diritti. Entrambe le Parti riconoscono reciprocamente i rispettivi documenti e simboli nazionali, inclusi passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali.Articolo 2Entrambe le Parti saranno guidate dagli obiettivi e dai principi stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare quelli dell’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati, il rispetto della loro indipendenza, autonomia e integrità territoriale, il diritto all’autodeterminazione, la protezione dei diritti umani e non discriminazione.Articolo 3In conformità con la Carta delle Nazioni Unite, le Parti risolveranno qualsiasi controversia tra di loro esclusivamente con mezzi pacifici e si asterranno dalla minaccia o dall’uso della forza.Articolo 4Le Parti procedono sul presupposto che nessuna delle due possa rappresentare l’altra in ambito internazionale o agire per suo conto.La Serbia non si opporrà all’appartenenza del Kosovo a nessuna organizzazione internazionale.Articolo 5Nessuna delle parti bloccherà, né incoraggerà altri a bloccare, i progressi dell’altra parte nel rispettivo percorso verso l’UE sulla base dei propri meriti. Entrambe le parti rispettano i valori di cui agli articoli 2 e 21 del trattato sull’Unione europea.Articolo 6Sebbene il presente accordo costituisca un passo importante verso la normalizzazione, entrambe le parti proseguiranno con nuovo slancio il processo di dialogo guidato dall’UE, che dovrebbe portare a un accordo giuridicamente vincolante sulla normalizzazione globale delle loro relazioni. Le parti convengono di approfondire la futura cooperazione nei settori dell’economia, della scienza e della tecnologia, dei trasporti e della connettività, delle relazioni giudiziarie e delle forze dell’ordine, delle poste e delle telecomunicazioni, della salute, della cultura, della religione, dello sport, della protezione dell’ambiente, delle persone scomparse, degli sfollati e di altre simili aree attraverso la stipulazione di apposite convenzioni. I dettagli saranno concordati in ulteriori accordi agevolati dal dialogo guidato dall’UE.Articolo 7Entrambe le parti si impegnano a stabilire disposizioni e garanzie specifiche, in conformità con i pertinenti strumenti del Consiglio d’Europa e attingendo alle esperienze europee esistenti, per garantire un livello adeguato di autogestione per la comunità serba in Kosovo e la capacità di fornire servizi in aree specifiche, compresa la possibilità di un sostegno finanziario da parte della Serbia e un canale di comunicazione diretto per la comunità serba con il governo del Kosovo. Le Parti formalizzeranno lo status della Chiesa Ortodossa serba in Kosovo e offriranno un forte livello di protezione ai siti del patrimonio religioso e culturale serbo, in linea con i modelli europei esistenti.Articolo 8Le Parti si scambieranno Missioni Permanenti. Saranno stabiliti presso la sede del rispettivo Governo. Le questioni pratiche relative all’istituzione delle missioni saranno trattate separatamente.Articolo 9Entrambe le parti prendono atto dell’impegno dell’UE e di altri donatori a istituire uno speciale pacchetto di investimenti e sostegno finanziario per progetti congiunti delle parti in materia di sviluppo economico, connettività, transizione verde e altri settori chiave.Articolo 10Le parti istituiscono un comitato misto, presieduto dall’UE, per monitorare l’attuazione del presente accordo. Entrambe le Parti confermano il loro obbligo di attuare tutti gli accordi di dialogo passati, che rimangono validi e vincolanti.Articolo 11Entrambe le parti s’impegnano a rispettare la tabella di marcia per l’attuazione allegata al presente accordo.

Inoltre, dall’esame degli articoli sopra citati si evidenzia che entrambe le parti hanno concordato di scambiarsi missioni permanenti e di non ostacolarsi reciprocamente nei rapporti con l’UE. Belgrado ha anche accettato di non opporsi all’appartenenza del Kosovo a nessuna organizzazione internazionale. L’accordo sostiene la creazione di un’associazione di comuni a maggioranza serba in Kosovo, con un adeguato livello di autogestione per la comunità serba in Kosovo e un canale di comunicazione diretto per la comunità serba con il governo del Kosovo.

Il recente incontro di Ohrid è stato definito storico da Bruxelles ed è durato oltre 12 ore. Tuttavia, come già indicato, nessun accordo è stato firmato da Vucic e Kurti, suggerendo che il processo di normalizzazione tra Serbia e Kosovo potrebbe richiedere più tempo ed essere più difficile di quanto previsto dalla diplomazia dell’UE. Nonostante ciò, l’Alto Rappresentante dell’UE, Josep Borrell, che si sta operando per il dialogo tra Belgrado e Pristina, ha confermato che entrambe le capitali hanno implicitamente concordato il cosiddetto “Allegato di attuazione dell’Accordo sul percorso verso la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia ”, che ora costituisce parte integrante dell’intesa. Tuttavia, lo stesso Borrell ha ammesso che le parti non sono state in grado di trovare una soluzione reciprocamente accettabile cosi come originariamente proposta da Bruxelles.

L’accordo di attuazione discusso a Ohrid chiede specificamente al Kosovo di avviare immediatamente i negoziati nell’ambito del Dialogo facilitato dall’UE per stabilire accordi e garanzie precise per garantire un livello adeguato di autogestione – non autogoverno – per la comunità serba in Kosovo. Belgrado spinge per la creazione di un’associazione di comuni a maggioranza serba in Kosovo, già concordata da Serbia e Kosovo nel 2013. Tuttavia, Pristina si rifiuta di attuarla, temendo la creazione di una nuova “Republika Srpska” in Kosovo a similitudine di quanto avviene “de facto” in Bosnia.Altrettanto importante è che entrambe le parti abbiano accettato che l’accordo di febbraio e l’allegato di attuazione di marzo diventino parte integrante dei rispettivi processi di adesione all’UE. Il mancato rispetto e attuazione dell’accordo comporterebbe quindi una sospensione del processo d’integrazione nell’UE per entrambi i paesi. Entrambi i leader serbo e kosovaro hanno riconosciuto i progressi, ma hanno criticato l’altro per non aver firmato il documento. Kurti ha dichiarato di essere pronto a firmare, ma ha accusato Vucic di non aver firmato per la seconda volta dopo la riunione di Bruxelles di febbraio. Vucic, d’altra parte, ha confermato di non aver firmato e non firmerà alcun accordo con Pristina a breve, e questo fa sospettare ad alcuni che stava solo guadagnando tempo durante i colloqui.Senza firme, restano i dubbi sulla validità degli accordi raggiunti a Bruxelles e Ohrid. E lo stallo potrebbe continuare.C’è però la buona notizia, soprattutto per i giovani kosovari, che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ha approvato la concessione ai cittadini del Kosovo dell’esenzione dal visto per soggiorni di breve durata nell’UE per complessivi 90 giorni in un periodo di 180 giorni. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore solo nel 2024. All’inizio di questo mese, i ministri dell’UE responsabili degli affari interni hanno dato il via libera a questa “liberalizzazione” dei visti. La sessione plenaria del Parlamento europeo deve ancora adottare ufficialmente l’esenzione in argomento, ma questa sarà solo una formalità data l’approvazione del Comitato e l’accordo delle istituzioni dell’UE raggiunto già a dicembre.

Generale Giuseppe Morabito

Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

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