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Dal Portogallo all’Italia, il difficile cammino dell’integrazione razziale

K metro 0 – Lisbona – Il Portogallo può senz’altro fare di più nella lotta alle discriminazioni su base razziale.  A dirlo già un anno fa, a marzo 2021, era stato  il Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti umani, Dunja Mijatović: invitando Lisbona ad affrontare in modo più risoluto l’ondata di razzismo ripresa da qualche anno

K metro 0 – Lisbona – Il Portogallo può senz’altro fare di più nella lotta alle discriminazioni su base razziale.  A dirlo già un anno fa, a marzo 2021, era stato  il Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti umani, Dunja Mijatović: invitando Lisbona ad affrontare in modo più risoluto l’ondata di razzismo ripresa da qualche anno nel Paese e la piaga della violenza sulle donne. Come altre grandi potenze europee, infatti, il Portogallo sta compiendo una profonda, quanto tormentata, revisione della sua era colonialista (col “corollario” del traffico degli schiavi tra Africa e Americhe): era tramontata a metà anni ’70 con l’indipendenza delle colonie di Angola, Mozambico e Timor est, ma conclusasi veramente solo nel 1999 con la restituzione di Macao alla Cina. Ma i risultati cui sono giunti sinora i portoghesi sono a dir poco controversi. Come denunciato, sempre nel 2021, dalla Segretaria di Stato per la cittadinanza e l’uguaglianza Rosa Monteiro, nel solo 2020 i casi di discriminazione riportati dalla Commissione per l’uguaglianza e contro la discriminazione razziale (Cicdr) sono stati 655: più del 50% rispetto a quelli del 2019. Lo sforzo del governo portoghese, che ha promosso due gruppi parlamentari di lavoro per censire la popolazione e prevenire gli episodi di razzismo e discriminazione, non sembrano sufficienti.

L’anno scorso, con l’aumento delle denunce di discriminazione razziale, la CICDR- scrive la testata lusitana “Observador” – ha individuato l’esistenza di 5 illeciti amministrativi, quattro dei quali hanno comportato sanzioni pecuniarie, ha scritto ultimamente il “Jornal de Notícias”. Tra questi, una sanzione di 857,80 euro è stata applicata a una scuola accusata di formare classi e adottare misure organizzative secondo criteri – scrive lo stesso quotidiano – che sarebbero discriminatori per l’origine etnico-razziale degli studenti.

Un’ altra sanzione era stata comminata a una banca, la Santander Totta, dove un dipendente avrebbe cancellato un conto a causa della “nazionalità» dell’intestatario: sanzione che, però, la banca ha impugnato, venendo infine assolta. Da quando, 6 anni fa, è stata approvata la legge che sanziona gli atti discriminatori nell’accesso a vari beni e servizi, ci sono state 2238 denunce e 33 condanne. Tra il 2021 e il 2022, il numero delle denunce è aumentato, passando da 408 a 491. Ed anche oggi, come già nel 2021, nelle denunce depositate spiccano riferimenti alla nazionalità brasiliana (il Brasile, divenuto indipendente nel 1822, fu a lungo – come l’India per il Regno Unito – la perla dell’Impero coloniale portoghese), all’etnia gitana e al colore della pelle dei denuncianti.

Quanto sia lungo e complesso, un po’ in tutto il mondo, il percorso contro il razzismo e per l’integrazione razziale, lo conferma un’altra notizia, giunta invece dall’ Italia, esattamente da Borgo Marina, uno dei quartieri di Rimini. A Borgo Marina, il bangladese Midul Sidkar, che vive da 20 anni in Italia, ha realizzato il suo sogno: aprire un nuovo bar, con la sua famiglia. All’inaugurazione 2 giorni fa, mercoledì 1° marzo, ha partecipato anche il sindaco di Rimini, l’ ”italo-iraniano”, cittadino italiano a tutti gli effetti, Jamil Sadegholvaad.  Midul, nel suo locale, proporrà bevande analcoliche; mentre non ci saranno stuzzichini a base di carne di maiale, nel rispetto della sua religione di appartenenza. Ma se il sindaco Sadegholvaad – riferisce la testata “Rimini Today” – ha sottolineato l’importanza di una città sempre più accogliente, parlando, sui social, di  “Una scommessa imprenditoriale e una bella storia di integrazione”,  i componenti del gruppo locale Giovani Musulmani, in una lettera allo stesso giornale, denunciano di “aver letto alcuni commenti discriminatori sui social network,… discorsi razzisti e di odio, nei confronti dei migranti e dei musulmani onesti che vivono a Borgo Marina”. “Se in futuro leggeremo ancora messaggi offensivi e aggressivi, saranno tutti denunciati alle autorità competenti”. Ma “Preghiamo sempre per una convivenza pacifica tra italiani e stranieri”, prosegue la lettera aperta al quotidiano.  “Non nascondiamo che il quartiere ha una serie di problemi, degrado, legalità…, sui quali non bisogna chiudere un occhio, cercando una soluzione e affrontando il problema tutti insieme”. A pochi giorni dal 15 marzo: data che l’ONU recentemente  ha dichiarato Giornata mondiale contro l’islamofobia.

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