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Con Sunak premier da 100 giorni il Regno Unito è sempre più in crisi

Con Sunak premier da 100 giorni il Regno Unito è sempre più in crisi

K metro 0 – Londra – Inflazione alle stelle (10,5% a dicembre), il prodotto interno lordo inferiore al periodo prepandemico; le recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale che il Regno Unito sarà l’unica grande economia a contrarsi quest’anno, dello 0,6%. E poi la più grande ondata di scioperi degli ultimi decenni: infermieri, paramedici, insegnanti, agenti

K metro 0 – Londra – Inflazione alle stelle (10,5% a dicembre), il prodotto interno lordo inferiore al periodo prepandemico; le recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale che il Regno Unito sarà l’unica grande economia a contrarsi quest’anno, dello 0,6%. E poi la più grande ondata di scioperi degli ultimi decenni: infermieri, paramedici, insegnanti, agenti di frontiera e altri lavoratori che cercano di ottenere aumenti salariali per compensare l’impennata del costo della vita e lo stress di mantenere un lavoro in un settore pubblico sempre più debole.

È una situazione scoraggiante per Rishi Sunak, il premier che giovedì 2 febbraio compie 100 giorni di mandato, più del doppio del suo sfortunato predecessore, Liz Truss. Insediatosi come leader dei conservatori dopo che il piano di Truss di enormi tagli alle tasse aveva scatenato il panico, il 42enne Sunak ha calmato i mercati finanziari e scongiurato il tracollo economico dopo aver assunto la carica il 25 ottobre. Ma ha i sindacati infuriati alla sua sinistra, i legislatori del Partito Conservatore ansiosi alla sua destra e, nel mezzo, milioni di elettori che deve conquistare per evitare la sconfitta elettorale. Di tutto questo ha parlato Associated Press.

Il più giovane leader britannico da due secoli a questa parte – e primo ministro di origine sud-asiatica – ha promesso di domare l’impennata dell’inflazione, di far crescere la fiacca economia, alleggerire la pressione sul sovraccarico sistema sanitario e “riportare l’integrità nella politica” dopo anni di scandali sotto l’ex primo ministro Boris Johnson. Ma al momento sembra un’impresa titanica.

Sunak dà la colpa alle perturbazioni dovute alla pandemia e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Secondo i critici, però, la causa principale è la Brexit, che ha portato a una forte riduzione del commercio tra il Regno Unito e l’Unione europea.

Da sempre sostenitore dell’uscita della Gran Bretagna dal blocco, Sunak ha insistito mercoledì che la crisi del costo della vita non ha “nulla a che fare con la Brexit”. Qualunque siano le cause, comunque, il premier ha poco spazio di manovra economico. L’inflazione annuale ha toccato un massimo di quattro decadi, l’11,1%, in ottobre e si è mantenuta a un doloroso 10,5% in dicembre. Nel frattempo, una fazione all’interno del Partito Conservatore sta spingendo per un immediato taglio delle tasse per incoraggiare la crescita, nonostante i danni causati dalla “Trussonomics” di pochi mesi fa.

“Abbiamo bisogno di crescita o i nostri debiti aumenteranno”, ha dichiarato questa settimana l’ex leader dei conservatori Iain Duncan Smith. “Una riduzione mirata delle tasse ci aiuterà a raggiungere questo obiettivo”. Sunak si oppone tuttavia sia ai sindacati che ai conservatori che vogliono tagliare le tasse. Sostiene che gli aumenti di stipendio a due cifre nel settore pubblico farebbero impennare l’inflazione e che “il miglior taglio delle tasse in questo momento è quello dell’inflazione stessa”. Secondo gli economisti, l’inflazione nel Regno Unito probabilmente scenderà nel 2023, consentendo a Sunak di rispettare uno dei suoi impegni principali. Altri obiettivi saranno probabilmente più difficili da raggiungere.

Egli sta inoltre cercando di migliorare le relazioni con l’Ue a 27 membri ed entrambe le parti hanno fatto progressi verso la risoluzione di una disputa sulle regole commerciali dell’Irlanda del Nord che ha appesantito le imprese e fatto chiudere il governo regionale di Belfast. Ma qualsiasi accordo farà adirare gli euroscettici conservatori, che probabilmente vedranno il riavvicinamento a Bruxelles come un tradimento della Brexit. Un compromesso deve affrontare anche l’opposizione degli unionisti britannici dell’Irlanda del Nord, secondo i quali i controlli doganali post-Brexit minano il posto dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito.

Gli elettori britannici non si sono ancora espressi su Sunak, scelto come leader del partito dai 357 membri conservatori del Parlamento. D’altra parte le elezioni nazionali non sono in programma prima della fine del 2024, quindi Sunak potrebbe avere il tempo dalla sua parte. I conservatori sono però in svantaggio di 20 o più punti rispetto ai laburisti nei sondaggi di opinione e gli scarsi risultati alle elezioni locali di maggio potrebbero spingere a chiedere un altro cambio di leader.

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