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Balcani, il fiume Drina annaspa fra tonnellate di rifiuti

K metro 0 – Visegrad – A quasi un trentennio dalla fine delle devastanti guerre degli anni ’90 che hanno segnato la disgregazione della Jugoslavia, i Balcani sono ancora indietro rispetto al resto dell’Europa, sia economicamente che per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Un forte problema ambientale complica da tempo la vita quotidiana e le

K metro 0 – Visegrad – A quasi un trentennio dalla fine delle devastanti guerre degli anni ’90 che hanno segnato la disgregazione della Jugoslavia, i Balcani sono ancora indietro rispetto al resto dell’Europa, sia economicamente che per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente.

Un forte problema ambientale complica da tempo la vita quotidiana e le attività economiche dei cittadini di ben 3 Paesi balcanici, Bosnia – Erzegovina, Serbia e Montenegro. Ci riferiamo alle tonnellate di spazzatura che vengono continuamente scaricate in discariche fluviali scarsamente regolamentate, o addirittura direttamente nei corsi d’acqua che attraversano queste tre nazioni; e che, col clima umido invernale, finiscono per accumularsi dietro una barriera di rifiuti nel fiume Drina, nella Bosnia orientale.

Oggi, La barriera secondo l’AP, s’è nuovamente trasformata nel bordo esterno di un’enorme discarica galleggiante, piena di bottiglie di plastica, barili arrugginiti, pneumatici usati, elettrodomestici rotti, legname galleggiante e altri rifiuti, raccolti dal fiume e dai suoi affluenti. La recinzione fluviale installata da una centrale idroelettrica bosniaca, pochi chilometri a monte della sua diga vicino Visegrad, la cittadina bosniaca a circa 100 chilometri ad est della capitale Sarajevo, nel territorio della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (una delle due entità politiche in cui gli Accordi di Dayton del 1995 suddivisero l’originario Stato di Bosnia- Erzegovina), ha trasformato involontariamente la città in una discarica regionale. Questo lamentano gli ambientalisti locali.

Le forti piogge, e il clima insolitamente caldo della prima metà di gennaio, hanno causato lo straripamento di molti fiumi e torrenti in Bosnia, Serbia e Montenegro: allagando le aree circostanti e costringendo decine di persone a lasciare le loro case. Le temperature, poi, come in molte altre zone d’Europa, sono scese invece dopo il 12 gennaio, quando la pioggia si è trasformata in neve. “Negli ultimi giorni, così, abbiamo avuto molte piogge e inondazioni torrenziali e un enorme afflusso di acqua dagli affluenti della Drina in Montenegro: che ora, fortunatamente, sta diminuendo”, ha dichiarato all’AP Dejan Furtula, del gruppo ambientalista Eko Centar Visegrad: purtroppo, però, “l’enorme afflusso di rifiuti non è cessato”, ha aggiunto.

Il fiume Drina (già entrato a suo tempo nella storia per il celebre romanzo di Ivo Andric   del 1945 “Il ponte sulla Drina”, epica narrazione della storia di Višegrad e della Bosnia stessa) ha origine dalle montagne del nord-ovest del Montenegro e scorre per quasi 350 chilometri, attraversando Bosnia ed Erzegovina e segnando poi, per un buon tratto, il confine del Paese con la Serbia, con alcuni dei suoi affluenti sono noti per il colore smeraldo e per i paesaggi mozzafiato.  Si stima che circa 10.000 metri cubi (più di 353.000 piedi cubi) di rifiuti si siano accumulati dietro la barriera dei rifiuti del fiume negli ultimi giorni, ha detto Furtula. La stessa quantità era già stata prelevata, negli ultimi anni, da quella zona del fiume.

La rimozione della spazzatura richiede in media fino a sei mesi: i rifiuti finiscono nella discarica municipale di Visegrad: che, però, sottolinea sempre Furtula, “non ha nemmeno una capacità sufficiente per gestire i rifiuti della città”. Mentre, ha proseguito, si accendono continuamente “incendi nella discarica comunale”: la situazione costituisce “non solo un enorme pericolo per l’ambiente e la salute, ma anche un grande imbarazzo per tutti noi”.

I Paesi della regione hanno compiuto pochi progressi nella costruzione di sistemi di smaltimento dei rifiuti efficaci e rispettosi dell’ambiente, nonostante abbiano cercato di aderire all’Unione Europea (la Bosnia-Erzegovina, ricordiamo, è uno dei 6 Stati balcanici da tempo “bussanti” alle porte di Bruxelles),e abbiano anzi già adottato alcune delle leggi e dei regolamenti dell’UE. E i problemi ambientali dei Balcani non si fermano all’inquinamento dei fiumi: uno dei più urgenti è l’altissimo livello di inquinamento atmosferico, che colpisce un certo numero di città della regione. “Le persone devono svegliarsi davanti a problemi come questo”, commenta  Rados Brekalovic, residente a Visegrad.

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