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ONU nel mirino di un rapporto di 2 Ong per contratti con siriani sanzionati

ONU nel mirino di un rapporto di 2 Ong per contratti con siriani sanzionati

K metro 0 – Beirut – Un rapporto pubblicato martedì 25 ottobre, che analizza i primi 100 fornitori delle Nazioni Unite in Siria nel 2019 e nel 2020, redatto dall’Osservatorio non-profit delle reti politiche ed economiche e dall’organizzazione non governativa Syrian Legal Development Program, sostiene che quasi la metà dei contratti stipulati in questi due

K metro 0 – Beirut – Un rapporto pubblicato martedì 25 ottobre, che analizza i primi 100 fornitori delle Nazioni Unite in Siria nel 2019 e nel 2020, redatto dall’Osservatorio non-profit delle reti politiche ed economiche e dall’organizzazione non governativa Syrian Legal Development Program, sostiene che quasi la metà dei contratti stipulati in questi due anni sono stati siglati con fornitori coinvolti in violazioni dei diritti umani o che potrebbero averne tratto profitto.

Ricordiamo che la rivolta siriana, trasformatasi in guerra civile e iniziata nel 2011, ha causato centinaia di migliaia di persone e fatto sfollare metà della popolazione del Paese, che prima della guerra era di 23 milioni. Oltre l’80% dei siriani vive ora in condizioni di povertà e gran parte della popolazione dipende dall’assistenza umanitaria.

Il presidente siriano Bashar Assad, con il sostegno militare di Russia, Iran e del gruppo militante libanese Hezbollah, è riuscito a riconquistare gran parte del Paese. Ma la Siria continua a soffrire di una crisi economica paralizzante. Di recente, poi, un’epidemia di colera ha infettato circa 20.000 persone.

Quasi un quarto dei contratti stipulati dall’ONU nel 2019 e 2020 è dunque andato a società possedute o possedute in parte da individui sanzionati dagli Stati Uniti, dal Regno Unito o dall’Unione europea per violazioni dei diritti umani, per un valore totale di circa 68 milioni di dollari.

Tra questi spicca Fadi Saqr, vicino ad Assad e a capo delle Forze di difesa nazionale di Damasco, una milizia filogovernativa che nel 2013 ha giustiziato decine di prigionieri bendati e poi seppelliti in una fossa comune vicino alla capitale siriana. Le Nazioni Unite hanno dichiarato all’Associated Press di essere a conoscenza del rapporto e che commenteranno presto le sue conclusioni.

La scorsa settimana sempre l’AP ha pubblicato i risultati di un’indagine che mostra come il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’ONU in Siria a Damasco abbia gestito male milioni di dollari e persino elargito ai funzionari governativi preziosi regali, tra cui computer, monete d’oro e automobili.

Intanto, lunedì il Dipartimento di Stato americano ha designato tre ufficiali militari del regime del presidente siriano Bashar Assad per il loro coinvolgimento in un attacco chimico mortale a Damasco nel 2013. Si tratta dei generali di brigata Adnan Aboud Hilweh, di divisione Ghassan Ahmed Ghannam e di divisione Jawdat Saleebi Mawas, accusati di essere coinvolti in “gravi violazioni dei diritti umani, in particolare la flagrante negazione del diritto alla vita di almeno 1.400 persone a Ghouta”. Il sobborgo Ghouta di Damasco fu difatti colpito con razzi contenenti l’agente chimico Sarin. L’attacco è stato attribuito al regime di Assad che ha agito in collaborazione con la Russia.

Cosa comporta la designazione? I funzionari e le loro famiglie non potranno entrare negli Stati Uniti. Il regime di Assad è pertanto invitato a “dichiarare e distruggere completamente il suo programma di armi chimiche” e a consentire l’accesso immediato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), in conformità con gli obblighi della Convenzione sulle armi chimiche (CWC) di cui la Siria è firmataria.

Assad continua tuttavia a negare l’uso di armi chimiche, “falsificando la verità” e insistendo sul fatto che ha consegnato le sue scorte di armi in base a un accordo del 2013 con gli Stati Uniti e la Russia.

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