fbpx

Greenpeace USA: il riciclaggio della plastica è una “finzione”

Greenpeace USA: il riciclaggio della plastica è una “finzione”

K metro 0 – Washington – Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” sosteneva Lavoisier, lo scienziato francese padre della chimica moderna. Tutto si trasforma, meno la plastica: più se ne crea, meno si distrugge. Secondo il rapporto appena pubblicato di Greenpeace USA, i tassi di riciclaggio della plastica sono in calo negli Stati

K metro 0 – Washington – Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” sosteneva Lavoisier, lo scienziato francese padre della chimica moderna. Tutto si trasforma, meno la plastica: più se ne crea, meno si distrugge. Secondo il rapporto appena pubblicato di Greenpeace USA, i tassi di riciclaggio della plastica sono in calo negli Stati Uniti e la produzione è in aumento.

Il riciclaggio della plastica è una “finzione“. E l’economia circolare della plastica, propagandata dall’industria, non esiste. Le famiglie americane hanno generato 51 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nel 2021, di cui solo 2,4 milioni di tonnellate sono state riciclate.

Prodotti riciclabili in teoria, meno in pratica

Essere riciclabili in teoria non significa che i prodotti siano effettivamente riciclati. Nella maggior parte dei 375 centri di recupero materiali degli Stati Uniti sono accettati solo due tipi di plastica, classificati come numero 1 e 2, secondo gli standard utilizzati, che includono un totale di sette tipi di plastica.

Secondo Greenpeace USA, nella maggior parte dei 375 centri di recupero materiali del paese sono accettati solo due tipi di plastica, classificati come numero 1 e 2, in base agli standard utilizzati, che includono un totale di sette tipi di plastica.

Ma essere riciclabili in teoria non significa che i prodotti siano effettivamente riciclati. Secondo il rapporto di Greenpeace, il PET (polietilene tereftalato, una resina termoplastica utilizzata per fabbricare contenitori per bevande e cibi) e il PE-HD (polietilene ad alta densità, anch’esso inodore e atossico, quindi adatto per il contatto con gli alimenti) hanno registrato tassi di rigenerazione rispettivamente del 20,9 e del 10,3%. In calo, in entrambi i casi, rispetto al precedente rapporto di Greenpeace USA del 2020.

Le materie plastiche classificate dai numeri da 3 a 7, che includono sacchetti di plastica, giocattoli per bambini o contenitori di yogurt, sono state rigenerate in misura inferiore al 5%. Sebbene contrassegnati dal simbolo che indica un possibile riciclaggio, non sono in realtà riciclati a sufficienza per essere classificati come tali dalla Federal Trade Commission (FTC, l’agenzia governativa che ha, tra i suoi compiti, quello di promuovere la tutela dei consumatori).

Il processo di riciclaggio è dannoso per l’ambiente

Secondo il rapporto di Greenpeace, il riciclaggio della plastica non funziona per cinque motivi. Innanzitutto perché la quantità di rifiuti d è tale che è difficile raccoglierli tutti.

Secondariamente, anche se venissero tutti recuperati, non potrebbero essere riciclati insieme: sarebbe praticamente “impossibile smistare trilioni di prodotti”.

In terzo luogo, i processi di riciclaggio della plastica sono essi stessi dannosi per l’ambiente, esponendo i lavoratori a sostanze chimiche e generando microplastiche.

Il quarto motivo è che questi materiali riciclati non possono essere riutilizzati per contenere gli alimenti, a causa dei rischi di tossicità.

Infine, il riciclaggio è troppo costoso, secondo Greenpeace. “Le plastiche di nuova produzione sono in concorrenza diretta con quelle riciclate”, e le prime “sono molto più economiche da produrre” e di migliore qualità”.

Più produzione, meno riciclo

Così, la produzione di plastica aumenta, a fronte di una tendenza al ribasso della capacità di riciclaggio, soprattutto da quando la Cina ha smesso di accettare rifiuti di plastica dall’Occidente nel 2018. Inoltre, i prezzi alla produzione della plastica sono in calo a causa del rapido sviluppo del settore.

Com’era già emerso da un’indagine di Greenpeace del 2021 sul rapporto tra crisi climatica e produzione di plastica, l’espansione di questo settore è favorito anche da alcune multinazionali di beni di consumo di bevande gasate, ad esempio, che usano grandi quantità di plastica monouso. E le stesse multinazionali che alimentano l’inquinamento globale da plastica, contribuiscono anche all’acuirsi della crisi climatica in corso, poiché la plastica è ricavata in gran parte dai combustibili fossili, principali responsabili del riscaldamento globale.

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: