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Il premier svedese si dimette dopo la vittoria dell’estrema destra

K metro 0 – Stoccolma – Il primo ministro svedese Magdalena Andersson formalizzerà oggi le sue dimissioni dopo la vittoria di stretta misura dell’estrema destra alle elezioni di domenica. Lo ha riferito France24. La coalizione conservatrice formata da Moderati, Democratici Svedesi, Cristiano-Democratici e Liberali è destinata difatti ad ottenere 176 seggi nel Parlamento di 349

K metro 0 – Stoccolma – Il primo ministro svedese Magdalena Andersson formalizzerà oggi le sue dimissioni dopo la vittoria di stretta misura dell’estrema destra alle elezioni di domenica. Lo ha riferito France24.

La coalizione conservatrice formata da Moderati, Democratici Svedesi, Cristiano-Democratici e Liberali è destinata difatti ad ottenere 176 seggi nel Parlamento di 349 seggi contro i 173 del centro-sinistra, uno scarto minimo, appunto. Il partito di estrema destra dei Democratici di Svezia ha conquistato il 20,6% dei voti, superando così i Moderati, che si sono fermati al 19,1%

E così, Andersson, leader del partito socialdemocratico, ha sottolineato che si tratta di una “maggioranza risicata, ma pur sempre una maggioranza“. Mai prima d’ora un governo svedese aveva fatto affidamento sull’appoggio del SD, partito anti-immigrazione e nazionalista, che è stato il grande vincitore del voto, guadagnando più di tre punti percentuali. Con il 20,6% dei voti scrutinati è emerso come il secondo partito svedese dopo i socialdemocratici, che dominano la politica svedese dagli anni Trenta.

Tuttavia, il posto di Primo Ministro andrà con ogni probabilità al leader del Partito Moderato, Ulf Kristersson, dal momento che il leader di SD Jimmie Akesson non è in grado di unire tutti e quattro i partiti per guidare il governo.

“Ora inizio il lavoro di formazione di un nuovo e forte governo”, ha dichiarato Kristersson in un video postato su Facebook; ex ginnasta, ha compiuto un’importante inversione di rotta per il suo partito avviando nel 2019 colloqui esplorativi con i Democratici di Svezia e approfondendo poi la loro collaborazione. I cristiano-democratici, e in misura minore i liberali, hanno poi seguito l’esempio.

Allo stesso tempo, rimane la spinosa questione dell’assegnazione di posti di gabinetto all’estrema destra, che Akesson ha dichiarato domenica scorsa essere il loro “obiettivo”. Sempre in un post su Facebook, mercoledì, Akesson ha ringraziato gli “amici della Svezia” in tutto il Paese. “Ora inizia il lavoro per rendere la Svezia di nuovo grande”, ha annunciato.

I Democratici di Svezia sono sorti da gruppi neonazisti e dal movimento “Mantenere la Svezia svedese” all’inizio degli anni ’90, entrando in Parlamento nel 2010 con il 5,7% dei voti. A lungo evitato come “paria” sulla scena politica, il partito ha registrato una forte crescita in ogni elezione successiva, grazie agli sforzi compiuti per ripulire la propria immagine. La sua dura posizione nei confronti dell’aumento delle sparatorie tra bande e dell’integrazione ha dato il tono alle elezioni di quest’anno.

La maggioranza risicata significa anche che la presa del potere da parte di un governo di destra sarebbe molto fragile, poiché i quattro partiti, soprattutto i liberali e i democratici svedesi, si oppongono ferocemente su una serie di questioni. “È una situazione parlamentare difficile”, ha così commentato a France24 Mikael Gilljam, politologo dell’Università di Göteborg. “E poi ci sono partiti che non si amano, i Democratici di Svezia e i Liberali” nello stesso blocco di destra, ha aggiunto. In una situazione del genere, qualche deputato scontento potrebbe finire per ribaltare gli equilibri di potere. Di fatto, il processo di cambiamento politico potrà iniziare solo dopo l’annuncio delle dimissioni del primo ministro Andersson, che avverranno in giornata.

A quel punto lo speaker del Riksdag, il Parlamento svedese, potrà affidare a Ulf Kristersson il compito di formare una maggioranza tra i quattro partiti, aprendo un periodo di negoziati. L’elezione del nuovo capo del governo non potrà avvenire tuttavia prima del 27 settembre, alla riapertura del Parlamento.

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