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ONU, Hennis-Plasschaert: “L’instabilità dell’Iraq sta per scoppiare”

ONU, Hennis-Plasschaert: “L’instabilità dell’Iraq sta per scoppiare”

K metro 0 – Washington – Jeannine Hennis-Plasschaert, inviata speciale dell’ONU per l’Iraq, dopo aver informato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha comunicato a diversi giornalisti che l’Iraq e la regione non possono permettersi di tornare all’ottobre 2019. Allora, infatti, giovani uomini e donne stufi di un’élite politica irachena che incolpavano di molte

K metro 0 – Washington – Jeannine Hennis-Plasschaert, inviata speciale dell’ONU per l’Iraq, dopo aver informato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha comunicato a diversi giornalisti che l’Iraq e la regione non possono permettersi di tornare all’ottobre 2019.

Allora, infatti, giovani uomini e donne stufi di un’élite politica irachena che incolpavano di molte lamentele, lanciarono manifestazioni di massa accolte da proiettili, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, facendo sprofondare il paese in una nuova instabilità proprio quando stava iniziando a emergere dalla guerra contro il gruppo estremista dello Stato Islamico.

Nel suo briefing al Consiglio, Hennis-Plasschaert ha avvertito che “a più di sette mesi dalle elezioni parlamentari sono state ignorate diverse scadenze per la formazione di un governo”. A fine marzo, il potente chierico sciita Muqtada al-Sadr, il cui blocco politico ha ottenuto il maggior numero di seggi, ha annunciato che avrebbe fatto un passo indietro di 40 giorni per dare ai suoi rivali sostenuti dall’Iran la possibilità di formare il prossimo governo. Ma non c’è ancora un accordo sulla formazione dell’esecutivo.

La Hennis-Plasschaert ha ammonito i leader politici iracheni a non nascondersi dietro l’argomentazione che non è stato formato un governo, che secondo lei “distrae dalla posta in gioco”. Non solo giustifica una situazione di stallo politico mentre i gruppi armati “lanciano razzi con apparente libertà e impunità” e la gente comune soffre, ma “giustifica un’impasse politica mentre la rabbia pubblica che ribolle può esplodere in qualsiasi momento”.

Hennis-Plasschaert ha affermato che è tempo di riportare i riflettori sul popolo iracheno, che chiede servizi adeguati per tutti. Inoltre, ha aggiunto che vuole “la fine della corruzione dilagante, del fazionalismo e del saccheggio delle istituzioni statali, la diversificazione dell’economia, la fine dell’impunità, il contenimento dei gruppi armati e una governance prevedibile invece di una costante gestione delle crisi”.

Insomma, è tempo di superare “il triste schema di negoziati ad hoc” tra il governo centrale e la regione semi-autonoma curda, affermando che è necessario un “meccanismo” istituzionalizzato per risolvere tutte le questioni in sospeso, compresa la recente sentenza della Corte Suprema Federale irachena che ha dichiarato incostituzionale la legge del 2007 della regione del Kurdistan sul petrolio e il gas, relativa alla produzione, ai ricavi e alle esportazioni.

Hennis-Plasschaert ha definito i missili e i razzi in arrivo “inquietanti, dirompenti e pericolosi”, indicando le attività di bombardamento turche e iraniane nel nord dell’Iran e i gruppi armati al di fuori del controllo governativo che hanno lanciato razzi in modo sconsiderato, anche contro una raffineria di petrolio a Erbil, la capitale della regione del Kurdistan, circa due settimane fa. Parlando infine di Sinjar, la regione dove gli investigatori delle Nazioni Unite affermano che gli estremisti dello Stato Islamico hanno commesso un genocidio contro la minoranza yazidi nel 2014, l’inviata speciale ha affermato che l’area “si è trasformata sempre più in un’arena per i guastatori esterni e interni”. Gli scontri delle ultime settimane hanno spinto le famiglie di Sinjar a fare di nuovo i bagagli e a tornare in Kurdistan per cercare riparo.

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