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La Commissione UE rivaluta il nucleare e il gas: un passo indietro secondo i Verdi

La Commissione UE rivaluta il nucleare e il gas: un passo indietro secondo i Verdi

K metro 0 – Bruxelles – Nel gergo del marketing si chiama greenwashing: è la strategia di comunicazione usata da imprese e istituzioni che presentano come eco-sostenibili le proprie attività. E proprio questa sarebbe secondo i Verdi tedeschi, la manovra della Commissione Europea per far passare la produzione di energia da gas naturale e centrali

K metro 0 – Bruxelles – Nel gergo del marketing si chiama greenwashing: è la strategia di comunicazione usata da imprese e istituzioni che presentano come eco-sostenibili le proprie attività.

E proprio questa sarebbe secondo i Verdi tedeschi, la manovra della Commissione Europea per far passare la produzione di energia da gas naturale e centrali nucleari come rispettosa del clima. Una proposta fortemente criticata dalla neo-ministra dell’Ambiente, Steffi Lemke (una dei membri fondatori del partito dei Verdi) e dal vice cancelliere Robert Habeck (che ricopre anche la carica di ministro dell’Economia e della Protezione climatica nel governo Scholz). Secondo una bozza di cui dà notizia France Press, i permessi rilasciati per le nuove centrali nucleari dovrebbero rientrare nel cosiddetto regolamento sulla tassonomia entro il 2045. Per le nuove infrastrutture del gas, ciò dovrebbe applicarsi a determinate condizioni fino al 2030.

La tassonomia europea è un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili da un punto di vista ambientale. Indica quali sono quelle meritevoli di finanziamento e fornisce raccomandazioni agli investitori coerenti con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile inclusi nell’agenda 2030 dell’ONU.

La Commissione Ue aveva già presentato ad aprile i primi criteri di tassonomia (Atti Delegati), tralasciando però la delicata questione della valutazione del gas e dell’energia nucleare “in attesa di ulteriori perizie e valutazioni”. Ma riconosceva che i settori del gas fossile e dell’energia nucleare possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia dell’Unione.

Da qui il braccio di ferro tra Commissione Ue e ambientalisti, ma anche tra Commissione e Stati membri (e persino tra gli Stati) su come valutare il gas naturale e il nucleare. Un confronto sfociato infine nella dichiarazione della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al termine del vertice Ue dell’ottobre 2021, che tracciava la linea: “Il futuro sono le fonti rinnovabili ma avremo bisogno anche di fonti stabili, come il nucleare, e di transizione come il gas”.

La Commissione non ha ancora presentato ufficialmente la nuova bozza di programma, che secondo indiscrezioni circolanti a Bruxelles e Berlino, è stata inviata ai governi dei 27 Stati membri l’ultimo dell’anno, poco prima della mezzanotte, per un processo di consultazione.

Secondo la bozza, la “costruzione e il funzionamento in sicurezza di nuove centrali nucleari … utilizzando le migliori tecnologie disponibili” dovrebbero essere considerate conformi alla tassonomia, ovvero sostenibili e rispettose del clima. Ulteriori requisiti sono previsti per la gestione a lungo termine dei rifiuti radioattivi.

La Francia, in particolare, sta spingendo per classificare il nucleare come sostenibile. Anche la Polonia e altri paesi dell’est stanno faxedno altrettanto.

Al contrario, solo una minoranza dei paesi dell’UE – Germania, Austria e Lussemburgo – ha finora preso una decisione. Secondo la bozza, sono previste regole più severe per l’ammissibilità dei nuovi sistemi di gas. Ad esempio, i nuovi sistemi devono sempre sostituire un vecchio sistema che utilizza combustibili fossili. Va inoltre dimostrato che la produzione energetica pianificata non potrebbe essere realizzata anche con una fonte di energia rinnovabile. Il precedente governo federale aveva insistito sull’importanza del gas naturale come tecnologia di transizione verso la neutralità climatica.

La SPD del nuovo cancelliere Olaf Scholz continua a condividere queste linee programmatiche. Tuttavia, le critiche arrivano dai ranghi dei Verdi, partner della coalizione di governo. Vi è invece un ampio consenso sul rigetto della classificazione dell’energia nucleare come sostenibile, stigmatizzata con parole taglianti dalla ministra federale dell’ambiente Steffi Lemke (Verdi), che paventa una rinascita del nucleare in Europa.

Secondo Gunnar Krüger, corrispondent4e della ZDF, la seconda televisione (pubblica) tedesca, la proposta di etichetta verde per il nucleare ha buone probabilità di essere adottata: “Altrimenti 20 Stati membri su 27 dovrebbero opporvisi – e questo è piuttosto improbabile”.

Il processo di consultazione ora avviato con gli Stati membri dell’UE dovrebbe durare circa due settimane. A metà gennaio la Commissione presenterà la proposta definitiva, che potrebbe differire dalla bozza ormai divenuta nota. Successivamente, il Consiglio degli Stati membri e il parlamento dell’UE avranno ciascuno ciascuno un diritto di veto. Già cresce la resistenza in seno al parlamento europeo: “La proposta di Ursula von der Leyen è un passo indietro”, ha sentenziato l’eurodeputato dei Verdi Rasmus Andresen. “L’atomo e il gas fossile non sono sostenibili”.

Etichettare l’energia nucleare come sostenibile è sbagliato con questa tecnologia ad alto rischio, ha dichiarato il vice cancelliere tedesco Robert Habeck. “Questo oscura la visione degli effetti a lungo termine delle scorie nucleari sulle persone e sull’ambiente”. Non solo, ma non vengono forniti nemmeno criteri di sicurezza rigida. “In ogni caso, è lecito chiedersi se questo greenwashing troverà consenso anche sul mercato finanziario”.

Una dichiarazione simile è stata rilasciata dalla ministra dell’Ambiente Steffi Lemke ai giornali del gruppo mediatico Funke.

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