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Qatar: No alla riabilitazione di Assad. Stretta intesa fra Doha e Washington

Qatar: No alla riabilitazione di Assad. Stretta intesa fra Doha e Washington

K metro 0 – Doha – No all’”appeasment” con la Siria. Nessuna indulgenza verso il regime di Bashar al-Assad, che martedì scorso ha ricevuto il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah bin Zayed Al-Nahyan. Il rapprochement tra Abu Dhabi e Damasco non piace al Qatar, che ha reagito negativamente a questa iniziativa diplomatica,

K metro 0 – Doha – No all’”appeasment” con la Siria. Nessuna indulgenza verso il regime di Bashar al-Assad, che martedì scorso ha ricevuto il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah bin Zayed Al-Nahyan.

Il rapprochement tra Abu Dhabi e Damasco non piace al Qatar, che ha reagito negativamente a questa iniziativa diplomatica, perché di fatto apre la strada a una riabilitazione del principale responsabile di una sanguinosa guerra civile che ha lasciato sul terreno quasi mezzo milione di morti.

Senza tralasciare il fatto che ha causato il più grande numero di profughi (5,5 milioni) dalla seconda guerra mondiale: con più della metà della popolazione costretta a spostarsi all’interno del paese o a fuggire oltre frontiera.

Speriamo che altri paesi siano scoraggiati dall’intraprendere ulteriori passi di avvicinamento al regime siriano” ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, durante una conferenza stampa congiunta, a Washington, venerdì, con il segretario di Stato Antony Blinken, che ha ribadito le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla riabilitazione di Assad.

Preoccupazioni condivise dal Qatar, che nell’incontro con Blixen ha annunciato che sostituirà l’ambasciata americana a Kabul (le cui operazioni erano state trasferite a Doha dopo il ritiro degli americani dall’Afghanistan).

“Noi rimaniamo fermi sulle nostre posizioni: non vediamo alcun passo serio da parte di Assad che dimostri il suo impegno a riparare il danno che ha fatto al suo paese e al suo stesso popolo”, ha rincarato, Al-Thani.

Una reazione avversa al riavvicinamento degli Emirati a Damsco era già stata manifestata martedì scorso dal portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price.

“Da parte nostra (degli Usa) non vi è nessuno sforzo per normalizzare i rapporti con Assad”. Una dichiarazione resa nota da “Enab Baladi”, un portale informativo siriano vicino all’opposizione a Bashar al Assad.

“Gli Stati della regione” concludeva Price al termine della sua conferenza stampa, “considerino attentamente le atrocità commesse dal regime di Assad prima di instaurare relazioni con Damasco”.

Al-Thani ha tuttavia riconosciuto che altre nazioni hanno il “diritto sovrano” di prendere le proprie decisioni sulla Siria.

Gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar sono entrambi stretti alleati degli Stati Uniti, sebbene negli ultimi anni siano entrati in collisione in seguito all’embargo contro Abu Dhabi deciso dai paesi del Golfo che accusavano il Qatar di sostenere il terrorismo (ma in realtà non sosteneva i terroristi, bensì i Fratelli Musulmani, che non sono proprio la stessa cosa…).

Il conflitto con questi paesi si è poi risolto con la mediazione del Kuwait e degli Stati Uniti e con l’adozione del ”Manifesto di Al Ula” (dopo il Vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo del 5 gennaio scorso) che ha segnato l’avvio di una normalizzazione dei rapporti con questa organizzazione regionale e la riapertura dello spazio aereo saudita con il Qatar.

Nella conferenza stampa di oggi a Washington col ministro degli Esteri del Qatar il Segretario di Stato Anthony Blinken ha dichiarato: “Vorrei semplicemente esortare tutti i nostri partner a ricordare i crimini che il regime di Assad ha commesso e che continua a commettere”.

L’amministrazione Biden si è concentrata sugli aiuti umanitari in Siria piuttosto che sulle soluzioni militari, ma non ha promesso alcuna normalizzazione e continua a premere per un accordo di pace.

Il Caesar Act, una legge statunitense entrata in vigore lo scorso anno, prevede sanzioni per chiunque collabori con Assad per ricostruire il paese, allo scopo di costringere il suo regime ad assumersi la responsabilità delle violazioni dei diritti che ha commesso.

(AFP/AP)

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