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Etica, linguaggio universale delle religioni – Parte VI

Etica, linguaggio universale delle religioni – Parte VI

K metro 0 – Roma – Ai nostri giorni, innanzi ad una sempre più massiccia presenza di credenti islamici nel mondo Occidentale, è stato sollevato il problema del vero volto del mondo musulmano con il quale si è chiamati a relazionarsi, divenuto inquietante in seguito alla strage dell’11 settembre 2001 ed, a seguire, ai successivi

K metro 0 – Roma – Ai nostri giorni, innanzi ad una sempre più massiccia presenza di credenti islamici nel mondo Occidentale, è stato sollevato il problema del vero volto del mondo musulmano con il quale si è chiamati a relazionarsi, divenuto inquietante in seguito alla strage dell’11 settembre 2001 ed, a seguire, ai successivi crimini contro l’umanità compiuti dall’ISIS.

Al fine di una risposta non emotivamente- seppur non del tutto irragionevolmente- fuorviante, occorre prendere le mosse dall’evento svoltosi il 5 agosto 1990, sconosciuto ai più, allorché la Lega degli Stati arabi emanò la “Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’Islam”, riaffermando – tra l’altro – l’importanza della vita e dell’incolumità personale, il ruolo della famiglia, la pari dignità femminile, il ruolo dell’istruzione e del lavoro, il valore della proprietà, la rilevanza della tutela ambientale, l’uguaglianza delle persone innanzi alla legge.

È inconfutabile che le aperture riformistiche varino da Stato a Stato e che la strada da percorrere verso il mondo contemporaneo presenti ancora dei tratti in salita; ma alcune personalità particolarmente sensibili ed aperte, si ritrovano d’accordo nel sostenere che nell’Islam sono presenti dei valori che permettono di radicare, al suo interno, i diritti universali dell’uomo e di riconoscerli come parte integrante del proprio patrimonio etico.

Una tappa rilevante del dialogo interreligioso fu l’incontro del 13 febbraio 2004 tra l’Organizzazione della Conferenza islamica ed i Ministri degli Esteri della UE, svoltasi ad Istanbul, dove i rappresentanti di 71 Stati presenti dichiararono all’unisono che “le civiltà, pur nella loro diversità, si integrano e si sostengono reciprocamente [e che] l’armonia tra le civiltà è auspicabile e realizzabile”. Inoltre – a riprova oggettiva dell’esistenza di un’etica universale- essi affermarono che “lo strumento migliore per diffondere coesione e solidarietà e per combattere pregiudizi razziali, religiosi e culturali”, si sostanzia nel “migliorare la nostra conoscenza degli altri mediante il dialogo e la cooperazione, sulla base della condivisione di valori universali”.

Una tappa a seguire fu Lettera-Appello di 138 Saggi musulmani (sia Sunniti che Sciiti) scritta nell’ottobre 2007, ed indirizzata a tutte le Chiese cristiane, richiamante i principi comuni alle tre religioni monoteistiche, come l’amore per Iddio e per il prossimo.

A conferma dei crescenti segni di apertura del mondo musulmano verso le altre religioni, va registrata la “VI Conferenza sul dialogo tra le Religioni” svoltasi a Doha, capitale del Quatar, il 15 maggio 2008, cui parteciparono ebrei, cristiani ed islamici accomunati da sincero spirito ecumenico.

L’interlocuzione con il mondo islamico in particolare, merita la conoscenza di episodi concreti di fratellanza interreligiosa, che non hanno avuto la stessa rilevanza mediatica dei crimini commessi dai fondamentalisti.

Significativo, a titolo di esempio, è quanto accadde il 21 dicembre 2015 in Kenia, dove dei musulmani fecero eroicamente scudo a dei passeggeri cristiani che viaggiavano con loro nello stesso autobus, sventando l’ assalto degli jihadisti di al-Shabab che avrebbero voluto fare una strage degli “infedeli“, separando i due gruppi in base all’appartenenza religiosa.

Vero è che nella realtà contemporanea l’autentico Islam -quello che opera nel solco di una tradizione di mutua integrazione con gli appartenenti ad altre fedi, risalente all’Alto Medioevo- è stato travisato a far data dalla criminale strage delle Torri Gemelle, balzando alla ribalta delle cronache mondiali nella sua versione deformata ed estremistica, quale connotazione identitaria dell’intero mondo musulmano.

Sicché l’Islam che crede nella democrazia e nella salvaguardia dei diritti umani, è oggetto di un attacco tra due fuochi: quello interno degli integralisti e quello esterno di coloro che lo identificano nella sua deformazione criminale. Per fare un paragone chiarificatore: i terroristi dell’IRA non sono stati certo il “biglietto da visita “ del mondo cattolico!

Con papa Francesco vi è stata un’ulteriore apertura, sin dall’inizio del suo pontificato, allorché affermò che il rispetto della pluralità delle culture, ci riporta all’immagine di un poliedro: «Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità» .

L’apertura del Santo Padre è avvenuta non tanto nel segno di una comune razionalità con le altre fedi, quanto sul principio di un amore universale, già diversamente formulato da Pascal (1623-1662) , il quale affermava in uno dei suoi “Pensieri” la pericolosità di ridurre la verità cristiana al livello della ragione universale- in quanto- disse: “Ci si fa un idolo della verità stessa, perché la verità senza la carità non è Dio”.

Nella cornice dell’Amore, un’opzione preferenziale va riservata ai poveri, con particolare riguardo agli indigeni dell’Amazzonia, testimoni di una “vocazione ecologica” di rispetto verso la Natura, per cui di fronte alla situazione di “emergenza globale” provocata dal cambiamento climatico, possiamo imparare-ha affermato il Papa – dalle popolazioni indigene il rispetto per il Creato, garantendo allo stesso tempo i loro diritti.

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