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CPT, mette in guardia dall’impatto delle misure sulle condizioni di detenzione nelle prigioni

CPT, mette in guardia dall’impatto delle misure sulle condizioni di detenzione nelle prigioni

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa ha emesso una raccolta di requisiti minimi che riguardano le condizioni di detenzione nelle prigioni europee, esprimendo preoccupazione per gli effetti negativi causati dalle misure di austerità preesistenti in alcuni paesi, che potrebbero essere esacerbati da possibili restrizioni

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa ha emesso una raccolta di requisiti minimi che riguardano le condizioni di detenzione nelle prigioni europee, esprimendo preoccupazione per gli effetti negativi causati dalle misure di austerità preesistenti in alcuni paesi, che potrebbero essere esacerbati da possibili restrizioni di bilancio ancora più sostanziali, dovute alle ripercussioni a lungo termine della pandemia del Covid-19. Nel suo rapporto annuale per l’anno 2020, il CPT ricorda che in numerose delle sue visite nel corso degli anni ha riscontrato un mancato soddisfacimento dei bisogni fondamentali dei detenuti all’interno di alcuni stabilimenti, il che potrebbe sfociare in un’esposizione dei detenuti a trattamenti inumani o degradanti.

Il Comitato evidenzia che in diversi Stati del Consiglio d’Europa la pandemia si sta verificando nel quadro di una crisi di bilancio dei sistemi penitenziari che colpisce i bilanci e il personale delle carceri. Nel corso delle sue visite, il CPT ha riscontrato sempre più spesso che tagli significativi hanno inciso sulla qualità della vita dei detenuti, riguardo a questioni come il cibo, il riscaldamento, il regime delle attività, l’accesso al lavoro e il tempo trascorso fuori dalle celle. Il Comitato osserva che le misure di austerità possono aumentare la povertà tra i detenuti, rendere gli articoli più scarsi o più costosi, e limitare i contatti telefonici dei detenuti con le loro famiglie o la loro possibilità di fare piccoli acquisti alla mensa del carcere. Questo problema può colpire in particolare i prigionieri che non ricevono alcun reddito dalle loro famiglie o da fonti esterne, i quali costituiscono una porzione significativa della popolazione carceraria in molti paesi.

“Le persone private della loro libertà nelle prigioni o in qualsiasi altro istituto hanno il diritto di godere di condizioni di vita adeguate. È fondamentale sottolineare che alcuni dei diritti sociali ed economici fondamentali delle persone detenute sono indivisibili dal loro diritto ad essere trattati dignitosamente. Una soglia di decenza dovrebbe sempre essere rispettata nelle prigioni, anche nel contesto delle misure di austerità innescate dalle crisi economiche”, ha dichiarato il presidente del CPT Alan Mitchell.

Inoltre, il rapporto annuale ricorda che il 20 marzo 2020 il CPT è stato il primo organismo del Consiglio d’Europa a pubblicare una guida sostanziale per gli Stati membri sulla pandemia: la Dichiarazione dei Principi relativi al trattamento delle persone private della libertà personale nell’ambito della pandemia del coronavirus (COVID-19), disponibile per gli Stati membri in 26 lingue. Per adempiere al suo mandato durante questo periodo, il CPT ha sviluppato una guida pratica interna relativa alle misure di protezione necessarie contro il Covid-19, per continuare a visitare i luoghi di privazione della libertà.

Nel 2021, il CPT ha già effettuato delle visite periodiche in Serbia, Svezia, Svizzera e Turchia, e sono previste visite anche in Austria, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Regno Unito e Russia.

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