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Pass vaccinali: proteggere i diritti umani e i dati personali

Pass vaccinali: proteggere i diritti umani e i dati personali

K metro 0 – Strasburgo – In un momento in cui le campagne vaccinali sono accompagnate dal desiderio di allentare le restrizioni prese per proteggere la salute pubblica di fronte alla pandemia Covid-19, la questione dei “pass vaccinali” viene sollevata in Europa così come in altre parti del mondo. In una dichiarazione relativa ai diritti

K metro 0 – Strasburgo – In un momento in cui le campagne vaccinali sono accompagnate dal desiderio di allentare le restrizioni prese per proteggere la salute pubblica di fronte alla pandemia Covid-19, la questione dei “pass vaccinali” viene sollevata in Europa così come in altre parti del mondo.

In una dichiarazione relativa ai diritti umani in relazione ai “pass vaccinali” e documenti simili, il Comitato di bioetica chiede un’attenta deliberazione sulle sfide che tali pass comportano e sulle misure adottate per garantire che i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti gli individui siano promossi e protetti.

Per l’utilizzo di tali “pass”, il Comitato distingue tra scopi medici e non medici ed esamina le questioni etiche e relative ai diritti umani coinvolte, tenendo conto delle conoscenze scientifiche ancora limitate.

Inoltre, il Comitato di bioetica concorda con le conclusioni della Segretaria generale del Consiglio d’Europa, la quale, nel suo documento di informazione intitolato “Protezione dei diritti umani e pass vacinali”, afferma che “la lotta contro l’attuale pandemia richiede innanzitutto un aumento degli sforzi nella produzione e somministrazione di vaccini, con particolare attenzione alle persone in situazioni vulnerabili, in modo che le restrizioni alle libertà individuali e altri vincoli imposti possano essere progressivamente rivisti, man mano che la popolazione acquisisce una più ampia immunità, tenendo conto delle conoscenze scientifiche acquisite”.

Nella sua dichiarazione, il Comitato della Convenzione sulla protezione dei dati chiede che le garanzie di protezione dei dati siano rigorosamente rispettate nei programmi nazionali di vaccinazione contro il Covid-19, nonché nei certificati che attestano la vaccinazione, i risultati negativi dei test o un contagio pregresso. Prendendo atto delle complesse sfide legate alla protezione della salute pubblica e alla lotta contro la pandemia, il Comitato accoglie con favore il lavoro che si sta portando avanti per permettere l’armonizzazione e l’interoperabilità dei certificati vaccinali a livello europeo e internazionale.

Tuttavia, avverte anche che l’uso di suddetti certificati vaccinali – o di quelli contenenti i risultati di test negativi o di un contagio da Covid-19 pregresso – per scopi non medici solleva questioni relative ai diritti umani che dovrebbero essere attentamente considerate, in particolare nel rispetto del diritto alla protezione dei dati personali e del principio di non discriminazione. Pertanto, l’uso di tutti gli strumenti digitali volti a limitare i contagi, inclusi quelli che richiedono il trattamento dei dati sulle vaccinazioni e sui test risultati negativi, deve rispettare i principi di necessità, proporzionalità e non discriminazione. In particolare, le banche dati che contengono dati sensibili dovrebbero essere utilizzate in stretta conformità con la legge sulla protezione dei dati.

Il Comitato raccomanda soluzioni decentralizzate sia per l’archiviazione dei dati contenuti in questi certificati, per esempio sui dispositivi mobili degli utenti, sia per i dati raccolti dai sistemi informatici nazionali che supportano i programmi di vaccinazione.

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