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Comitato europeo dei diritti sociali: conclusioni 2020 relative a impiego, formazione e pari opportunità

Comitato europeo dei diritti sociali: conclusioni 2020 relative a impiego, formazione e pari opportunità

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo dei diritti sociali (CEDS) ha pubblicato oggi le sue conclusioni 2020 sulle disposizioni della Carta sociale europea relative all’impiego, alla formazione e alle pari opportunità: • diritto al lavoro (articolo 1); • diritto all’orientamento professionale (articolo 9); • diritto alla formazione professionale (articolo 10); • diritto

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo dei diritti sociali (CEDS) ha pubblicato oggi le sue conclusioni 2020 sulle disposizioni della Carta sociale europea relative all’impiego, alla formazione e alle pari opportunità:

diritto al lavoro (articolo 1);

diritto all’orientamento professionale (articolo 9);

diritto alla formazione professionale (articolo 10);

diritto delle persone portatrici di handicap all’autonomia, all’integrazione sociale e alla partecipazione alla vita della comunità (articolo 15);

diritto all’esercizio di un’attività a fini di lucro sul territorio delle altre Parti (articolo 18);

diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di professione senza discriminazioni basate sul sesso (articolo 20);

diritto a una tutela in caso di licenziamento (articolo 24);

diritto dei lavoratori alla protezione dei loro crediti in caso d’insolvenza del loro datore di lavoro (articolo 25).

Nel quadro della procedura dei rapporti, il Comitato ha adottato 349 conclusioni riguardanti 33 Stati, tra cui 152 conclusioni di non conformità e 97 conclusioni di conformità. In 100 casi, il Comitato non è stato in grado di valutare la situazione per mancanza di informazioni (“rinvii”).

Sono stati esaminati i seguenti 33 paesi:

Albania, Andorra, Armenia, Austria, Azerbaigian, Bosnia-Erzegovina, Cipro,

Croazia, Danimarca, Estonia, Federazione Russa, Georgia, Germania, Islanda, 

Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Montenegro,

 Paesi Bassi, Paesi Bassi rispetto a Curçao, 

Paesi Bassi rispetto a Sint Maarten, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, 

Romania, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia,

 Turchia, Ucraina e Ungheria.

Il Comitato ha sottolineato come la prevalenza di povertà tra le persone con disabilità sia un importante indicatore del successo o del fallimento degli sforzi intrapresi dallo Stato per garantire che queste persone godano del loro diritto all’autonomia, all’integrazione sociale e alla partecipazione alla vita della comunità.

L’obbligo degli Stati di adottare delle misure per promuovere la piena integrazione sociale e la partecipazione delle persone con disabilità alla vita della comunità è strettamente legato alle misure volte a ridurre e a eliminare la povertà di queste persone.

Inoltre, il Comitato ha rilevato diversi problemi ricorrenti, quali una protezione insufficiente contro la discriminazione nell’impiego avente diverse origini, garanzie insufficienti in materia di uguaglianza dei diritti tra uomini e donne, soprattutto in relazione all’uguaglianza retributiva, nonché l’assenza di disposizioni legali che prevedano un trasferimento dell’onere della prova nei casi di discriminazione salariale tra donne e uomini.

Il Comitato ha inoltre osservato situazioni in cui gli Stati sono venuti meno rispetto ai loro obblighi positivi nella prevenzione del lavoro forzato e dello sfruttamento lavorativo, nella protezione delle vittime, nella conduzione di indagini efficaci sulle infrazioni commesse e nelle sanzioni verso i responsabili di tali infrazioni.

Un altro problema rilevato in alcuni paesi, particolarmente preoccupante nell’attuale situazione della pandemia, riguarda l’assenza di specifiche misure di riconversione e di reinserimento dei disoccupati di lungo periodo. In alcuni casi, gli sforzi impiegati per combattere la disoccupazione e incoraggiare la creazione di posti di lavoro sono rimasti insoddisfacenti.

Il Comitato ha inoltre pubblicato le sue conclusioni 2020 riguardanti Belgio, Bulgaria, Finlandia, Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo, relative ai follow-up delle decisioni (nel quadro di reclami collettivi).

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