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Corea del Sud, immigrati: terribili condizioni di sfruttamento nei lavori agricoli

Corea del Sud, immigrati: terribili condizioni di sfruttamento nei lavori agricoli

K metro 0 – Seul – A Pocheon, una città vicino a Seul, capitale ultramoderna della Corea del Sud, centinaia di lavoratori migranti provenienti da tutta l’Asia lavorano in condizioni estreme, non tutelati dalle leggi sull’occupazione, mentre svolgono il lavoro agricolo più duro e meno retribuito che la maggior parte dei coreani oggi, cerca di

K metro 0 – Seul – A Pocheon, una città vicino a Seul, capitale ultramoderna della Corea del Sud, centinaia di lavoratori migranti provenienti da tutta l’Asia lavorano in condizioni estreme, non tutelati dalle leggi sull’occupazione, mentre svolgono il lavoro agricolo più duro e meno retribuito che la maggior parte dei coreani oggi, cerca di evitare.

La morte di una lavoratrice cambogiana di 31 anni in una delle fattorie a dicembre ha riacceso le critiche decennali sullo sfruttamento di alcune delle persone più povere e vulnerabili in Asia. Il governo sudcoreano, ha promesso di attuare riforme, ma non è ancora chiaro cosa cambierà.

Questa settimana la Corea del Sud ha annunciato piani per migliorare le condizioni dei lavoratori agricoli migranti, compreso l’ampliamento dell’accesso all’assistenza sanitaria. Scoraggiati dall’opposizione degli imprenditori agricoli, le autorità hanno scelto di non vietare l’uso dei container come rifugio.

“È un mondo di illegalità”, ha riferito all’Ap il Rev. Kim Dal-sung. Kim, pastore e schietto difensore dei diritti dei lavoratori migranti, è un visitatore sgradito nelle fattorie di Pocheon, soprattutto dopo la morte della lavoratrice cambogiana Nuon Sokkheng, che è stata trovata morta il 20 dicembre in uno squallido rifugio scarsamente riscaldato in una delle fattorie del Paese.

“È una quantità estrema di lavoro ogni giorno. Non hai pause per il bagno. Non hai nemmeno il tempo di bere acqua”, ha denunciato un lavoratore nepalese. Si lamentava di dolori lancinanti alla schiena e alle spalle, paragonando la situazione alla schiavitù.

Solo il 10% dei 200.000 lavoratori immigrati arrivati in Corea del Sud con il sistema di permessi per l’occupazione, o EPS, lavora nelle fattorie. Circa otto lavoratori EPS su 10 lavorano nelle fabbriche, mentre il resto nell’edilizia, nella pesca e nell’industria dei servizi.

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Nizar Ramadan
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