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Carceri di Giacomo: anarchici istigano alle rivolte, rafforzare il personale

Carceri di Giacomo: anarchici istigano alle rivolte, rafforzare il personale

K metro 0 – Napoli – Davanti a molte carceri italiane gli anarchici con megafoni istigano i detenuti alla rivolta, da Napoli a Modena manifestazioni nei pressi degli istituti di pena fine anche con il ferimento di poliziotti penitenziari. Nel frattempo, i garanti dei detenuti segnalano, come a Napoli, 30 contagiati e due ricoveri in

K metro 0 – Napoli – Davanti a molte carceri italiane gli anarchici con megafoni istigano i detenuti alla rivolta, da Napoli a Modena manifestazioni nei pressi degli istituti di pena fine anche con il ferimento di poliziotti penitenziari. Nel frattempo, i garanti dei detenuti segnalano, come a Napoli, 30 contagiati e due ricoveri in una giornata. Evidenziando una situazione di difficoltà. A dichiaralo è il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo: “la situazione nelle carceri è di massima attenzione, da una parte il dilagare incontrollato del virus tra i detenuti ed agenti, dall’altro gruppi di anarchici ai quali presto potrebbero aggiungersi i famigliari dei detenuti e pezzi di criminalità organizzata, che fomentano i detenuti a rivolte. In questo clima è facile che le menti che hanno mosso le rivolte e devastazioni della prima ondata di COVID-19 possono rimettersi in azione. A questo si aggiunga che la promessa di scarcerare tutte le pene e i residui sino a 18 mesi non potranno applicarsi per la mancanza dei braccialetti elettronici ma soprattutto perché il numero dei detenuti da fare uscire è limitato e certamente non accontenterebbe nessuno, né sarebbe realmente utile a deflazionare l’eccesiva presenza di detenuti.

In tutta questa confusione non si capisce bene se frutto di un’incapacità o di una chiara volontà politica, ossia non prendere provvedimenti preventivi per poi concedere ampie misure di scarcerazione, le menti delle rivolte della prima ondata sicuramente trovano terreno fertile tra tutti quei detenuti impauriti dal diffondersi incontrollato del virus e quei detenuti delusi perché non coinvolti nei provvedimenti di scarcerazione. Si consideri, inoltre, che la maggior parte degli istituti italiani non sono sotto il controllo completo dello Stato”.

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