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Armenia-Azerbaigian: escalation di violenza ucciso un soldato azerbaigiano

Armenia-Azerbaigian: escalation di violenza ucciso un soldato azerbaigiano

K metro 0 – Baku – A distanza di nemmeno due mesi dagli scontri lungo il confine di Stato tra Armenia ed Azerbaigian, avviati il 12 luglio dalle forze armate dell’Armenia, si registra una nuova escalation di violenza nella stessa area. Il 20 settembre alle ore 17:00, le forze armate dell’Armenia, violando il cessate il

K metro 0 – Baku – A distanza di nemmeno due mesi dagli scontri lungo il confine di Stato tra Armenia ed Azerbaigian, avviati il 12 luglio dalle forze armate dell’Armenia, si registra una nuova escalation di violenza nella stessa area.

Il 20 settembre alle ore 17:00, le forze armate dell’Armenia, violando il cessate il fuoco, hanno aperto il fuoco verso un posto di combattimento nel villaggio di Agdam, nel distretto azerbaigiano di Tovuz. Di conseguenza, è rimasto ferito un soldato azerbaigiano, Gurbanov Gurban Azad oglu.

In continuità con tale aggressività, le unità delle forze armate dell’Armenia il 21 settembre 2020 alle ore 09:00 circa, violando gravemente il cessate il fuoco in direzione della regione di Tovuz, hanno sparato contro le posizioni azerbaigiane, uccidendo il soldato azerbaigiano Mamedov Elshan Ali oglu.

Su entrambi gli avvenimenti sono stati aperti procedimenti penali ai sensi degli articoli 100.2 (conduzione di una guerra aggressiva) e 120.2.12 (omicidio intenzionale motivato da odio nazionale, razziale, religioso o inimicizia) del codice penale della Repubblica dell’Azerbaigian.

Le provocazioni dalla parte armena al fronte indicano che il paese occupante non è interessato ai negoziati, ma all’escalation delle tensioni, ha affermato in una dichiarazione l’Ufficio del Procuratore generale dell’Azerbaigian.

Quanto avvenuto è in linea con tutte le azioni che sono seguite alla presa del potere del primo ministro Nikol Pashinyan in Armenia, tra cui si annoverano atti e dichiarazioni, come il tentativo fallito di Pashinyan di cambiare il formato di negoziati nell’ambito del gruppo di Minsk dell’OSCE, insistendo sul coinvolgimento del regime fantoccio illegale creato nei territori occupati, l’invio di suo figlio a prestare servizio militare nei territori occupati, la sua dichiarazione “Il Nagorno Karabakh è Armenia. Punto”, la minaccia da parte del ministro di difesa armeno “una nuova guerra per nuovi territori”, le provocazioni dello scorso luglio nel distretto azerbaigiano di Tovuz, corsi di addestramento al combattimento e al tiro con la partecipazione della moglie del primo ministro e i reinsediamenti illegali degli armeni dal Libano in corso nei territori occupati. Tutto ciò rappresenta un duro colpo al processo di negoziazione, rende il processo negoziale privo di significato e in effetti, dà motivo di affermare che l’Armenia si è ritirata dai colloqui.

Negli ultimi mesi l’Armenia ha aumentato in modo significativo l’importazione di armi e attrezzature militari e ha continuato ad espandere intensamente il proprio sistema di attacchi aerei. Il ministero della difesa dell’Armenia ha annunciato un piano per creare una milizia a livello nazionale composta da 100 mila “volontari”. E’ attualmente in corso il concentramento delle forze militari dell’Armenia vicino alla linea di contatto nei territori occupati e al confine di stato tra i due paesi. Tutto ciò dimostra che si sta preparando ad una nuova guerra e il l’obiettivo è intraprendere nuove azioni militari di larga scala.

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