K metro 0 – Mosca – Ieri in diverse città della Russia si sono tenute cerimonie commemorative, in occasione del ventesimo anniversario della tragedia del K-141 Kursk, il sommergibile nucleare russo colato a picco nel mare di Barents. A causare il tragico incidente del 12 agosto 2000. furono due esplosioni, avvenute durante un’esercitazione militare nel quale morirono 118 membri dell’equipaggio.

Il K-141 Kursk era un sottomarino a propulsione nucleare della Flotta del Nord. Il 12 agosto, alle 11.28, vi furono due deflagrazioni – probabilmente causate da siluri lanciati dallo stesso Kursk, durante l’esercitazione-, con il sommergibile che si inabissò sul fondale a 108 metri di profondità. Secondo le conclusioni del rapporto della commissione governativa, il disastro del sottomarino Kursk si è verificato a causa dell’esplosione di un siluro nel compartimento di prua del sottomarino.

Infatti, 48 ore dopo l’incidente, il governo russo ne diede notizia. I soccorsi arrivarono con giorni di ritardo – a causa del rifiuto di Mosca di accettare aiuti stranieri – e per recuperare il sottomarino ci volle un anno. Una parte di esso, per la precisione, visto che l’altra parte venne distrutta in fondo al mare dalla Russia. Il presidente Putin è ancora criticato per essersi rifiutato di interrompere le sue vacanze subito dopo l’incidente. La sua risposta secca a una domanda di Larry King, infastidisce ancora molti che ha chiesto a Putin cosa è successo al sottomarino, “È affondato”.

Ancora oggi, inoltre, non si sa esattamente quante fossero le persone a bordo e quanto tempo sopravvissero nel sommergibile i 23 marinai, che trovarono riparo nella parte posteriore del Kursk.