K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea sta mettendo pressione al Regno Unito intraprendendo un’azione legale nei suoi confronti per non aver proposto un candidato per la Commissione europea. La Commissione in una nota pubblicata giovedì ha comunicato di aver aperto la procedura d’infrazione contro la Gran Bretagna dopo che l’ambasciatore britannico a Bruxelles
K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea sta mettendo pressione al Regno Unito intraprendendo un’azione legale nei suoi confronti per non aver proposto un candidato per la Commissione europea.
La Commissione in una nota pubblicata giovedì ha comunicato di aver aperto la procedura d’infrazione contro la Gran Bretagna dopo che l’ambasciatore britannico a Bruxelles ha confermato la scelta di non presentare un candidato prima delle elezioni del 12 dicembre, nonostante sia obbligata e nonostante la richiesta reiterata da parte di Ursula Von der Leyen, prossima presidente della Commissione. L’invio di una notifica formale è il primo passo di una lunga procedura giudiziaria, che viene intrapresa nel caso in cui la Commissione europea crede che uno stato membro sia contravvenuto alle regole dell’Ue. Nelle fasi finali del procedimento può intervenire sul caso la Corte di giustizia dell’Unione europea, in grado di imporre sanzioni finanziarie. Von der Leyen stessa non ha incluso un commissario britannico nella sua lista di nomi svelata a settembre. Tuttavia, i 27 stati rimanenti hanno chiesto al Regno Unito di proporre un candidato a seguito dell’ulteriore rinvio della Brexit. La prossima presidente della Commissione ha scritto per ben due volte al primo ministro britannico, Boris Johnson, per risolvere la questione ma quest’ultimo si è rifiutato di avanzare nomi per la posizione.
Manca intanto poco meno di un mese alle elezioni e i due partiti di maggioranza hanno progetti ben diversi sulla Brexit. Il Partito Conservatore, guidato da Johnson, ha promesso di portare a termine la Brexit entro fine gennaio mentre i Laburisti di Corbyn vorrebbero rinegoziare l’accordo attuale e poi indire un altro referendum. I sondaggi vedono in vantaggio l’ex sindaco di Londra ma il risultato sarà influenzato da quegli elettori che voteranno per il partito che concorda con la loro visione di Brexit. Il Brexit Party non ha raggiunto un accordo con i Conservatori ma scenderà in campo con 300 candidati per forzare Johnson a mantenere la propria promessa sull’uscita dall’Ue. Il leader Nigel Farage – che ha parlato nell’ultimo giorno disponibile per registrare i candidati – darà del filo da torcere anche ai Laburisti ma il rischio è di dividere i voti pro-Brexit e dare un’ulteriore spinta ai partiti che vogliono rimanere all’interno dell’Unione. “Il nostro obiettivo è quello di far sì che Boris mantenga la sua promessa, che non cambi direzione e che porti a termine il suo progetto di Brexit. Non permetterò un dietrofront”, ha dichiarato Farage ai microfoni della BBC. Un sondaggio condotto da YouGov e pubblicato nella giornata di giovedì, nel frattempo, ha rivelato che l’86% degli elettori, che voteranno alle prossime elezioni di dicembre decisive per gli esiti della Brexit, non si identificano più con i partiti politici in sé, piuttosto con le due fazioni “Leavers” o “Remainers”. Si andrà quindi alle urne con uno spirito meno politico rispetto ad altre occasioni, si scontreranno due modi di pensare e due prospettive diverse riguardo futuro del Paese.