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Migranti, Italia-Libia, il memorandum, Il governo vuole emendarlo, le ong, indignate, premono per cancellarlo

Migranti, Italia-Libia, il memorandum, Il governo vuole emendarlo, le ong, indignate, premono per cancellarlo

K metro 0 – Roma – “L’Italia chiederà delle modifiche al memorandum con la Libia. Un memorandum che ha posto le basi per una cooperazione per contrastare l’immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani, non può essere gettato al mare, ma ci sono ampi spazi per migliorarlo e rimediare a qualche aspetto che non si

K metro 0 – Roma – “L’Italia chiederà delle modifiche al memorandum con la Libia. Un memorandum che ha posto le basi per una cooperazione per contrastare l’immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani, non può essere gettato al mare, ma ci sono ampi spazi per migliorarlo e rimediare a qualche aspetto che non si è rilevato soddisfacente. Inoltre, c’è una situazione nuova in Libia, un conflitto armato sul terreno” ha ribadito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, arrivando all’assemblea di Confitarma, in un video trasmesso dai canali all news, usando lo stesso giudizio espresso dal ministro degli Esteri Di Maio nella sua informativa al Parlamento. Ed è subito scattata l’ira e l’indignazione delle organizzazioni non governative che cercano e salvano i naufraghi nel Mediterraneo.
Il rinnovo del Memorandum d’intesa con la Libiaè inaccettabile“. Le Ong impegnate nel Mediterraneo infatti bocciano l’annuncio del ministro Di Maio di voler prorogare l’intesa con alcune modifiche, sottolineando che il paese nordafricano, “non è in grado di offrire alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani”. Open Arms, Mediterranea Saving Human, Sea Watch e Sea Eye definiscono “grave” la volontà dell’Italia anche perché l’intesa, dicono “ha avuto come unico risultato quello di aumentare in modo indiscriminato la violenza e la violazione dei diritti in Libia”: la riduzione degli sbarchi è “direttamente proporzionale alle morti in mare, come dimostrano i dati di Unhcr e Oim secondo i quali il rapporto tra persone partite e decedute era di 1 a 29 nel 2018 ed è passato a 1 a 6 nel 2019, o alla detenzione illegittima nei centri”. Per le Ong servono dunque l’apertura di corridoi umanitari e la costituzione di una task force politico-istituzionale per garantire la tutela dei diritti umani di chi si trova in Libia.

Per Medici Senza Frontiere (Msf)le modifiche proposte all’accordo Italia-Libia sono un contraddittorio ‘maquillage umanitario’: mentre si annuncia di voler migliorare le cose, con soluzioni difficilmente realizzabili, si perpetuano scellerate politiche di respingimento e detenzione sulla pelle delle persone“, ha detto Marco Bertotto, responsabile advocacy di Msf, in un comunicato stampa. “Le nostre équipe salvano vite in mare e forniscono assistenza medico-umanitaria nei centri di detenzione in Libia, un paese in guerra, dove testimoniano ogni giorno condizioni disumane, malnutrizione, violenze e abusi. L’unica soluzione umanitaria possibile è superare del tutto il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo efficaci alternative di protezione, e porre fine al supporto dato alle autorità e alla guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e l’odioso lavoro dei trafficanti di esseri umani, a terra e in mare“. Per Msf le modifiche annunciate sono irrilevanti rispetto all’impianto dell’accordo e non potranno produrre un significativo cambiamento delle condizioni di migranti e rifugiati in Libia: i programmi di evacuazione si fanno solo se i paesi di destinazione accettano di reinsediare le persone; l’esperienza pratica, compresa quella di Msf, dimostra che la presenza di organizzazioni umanitarie e Nazioni Unite, in un contesto di generale difficoltà di accesso, non basta a garantire una protezione di base né a migliorare in modo sostanziale le condizioni dei centri di detenzione; i programmi alternativi di detenzione urbana non riescono a rispondere ai bisogni di sicurezza e protezione in un ambiente estremamente pericoloso, caratterizzato da scontri armati, traffico di esseri umani e violenza, e nella maggior parte dei casi hanno scarso impatto e utilita’.

Il nuovo governopoteva dare immediatamente almeno tre segnali di discontinuità. Capisco che sia difficile non avere paura del consenso però se si fa politica bisogna avere il coraggio di rimettere al centro l’umanità, la ragionevolezza e il rispetto dei diritti. Questo governo, fino ad ora, questo coraggio non l’ha dimostrato“. Così Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, a margine di un incontro a Palermo, ha commentato l’operato del nuovo governo Pd-M5S.”Il primo segnale – dice – poteva essere era lo sbarco immediato delle persone soccorse, invece abbiamo visto navi restare 11 giorni in mare come la Ocean Viking; il secondo era il dissequestro immediato delle quattro imbarcazioni al momento ferme, la Eleonore di Sea Eye, Alex e Mare Jonio di Mediterranea e Sea Watch 3, navi che sono sostanzialmente ostaggio politico perché si tratta di sequestri amministrativi in cui la procura non c’entra nulla e che potrebbero essere revocati con la firma degli stessi ministri domani mattina. Abbiamo assistito a ministri che si commuovevano per l’ennesima tragedia accaduta dinanzi a Lampedusa, con donne e bambini morti annegati, mentre avrebbero potuto mettere da mesi in mare le nostre navi. Infine, il terzo segnale di discontinuità sarebbe vergognarsi di quello che si è fatto con la Libia e porre rimedio ma anche questo non lo stiamo vedendo”.

Il memorandum d’intesa tra Italia e Libia, infine, è, per la Commissione europea, “una questione bilaterale” tra i due paesi. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud, spiegando che l’Unione europea non ha approvato alcun “piano” sulla Libia. “Un piano non esiste, non c’è alcuna intenzione che questo piano esista in futuro. Non ci sono le condizioni in Libia per considerarla un paese sicuro”, ha detto la Bertaud. Quanto all’esistenza di una zona di ricerca e soccorso in mare nelle acque antistanti la Libia, la portavoce ha confermato la posizione della Commissione: “Noi pensiamo che non ci sono le condizioni per considerare la Libia un paese sicuro” per lo sbarco dei migranti salvati in mare.

di Joseph Villeroy

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