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FAO: le Direttive sul Diritto al Cibo e il progresso verso l’Agenda 2030

FAO: le Direttive sul Diritto al Cibo e il progresso verso l’Agenda 2030

K metro 0 – Roma – Le Direttive Volontarie sul Diritto al Cibo sono delle linee guida pratiche per implementare il diritto ad un’alimentazione adeguata, basate sulla centralità dei diritti umani. In quanto documento volontario, esse non sono giuridicamente vincolanti e prevedono delle indicazioni di politiche personalizzabili per diciannove aree di azione.  Nei 15 anni

K metro 0 – Roma – Le Direttive Volontarie sul Diritto al Cibo sono delle linee guida pratiche per implementare il diritto ad un’alimentazione adeguata, basate sulla centralità dei diritti umani. In quanto documento volontario, esse non sono giuridicamente vincolanti e prevedono delle indicazioni di politiche personalizzabili per diciannove aree di azione.  Nei 15 anni trascorsi dalla loro adozione, le Direttive hanno influenzato enormemente l’agenda globale per porre fine alla fame e alla malnutrizione e sono tutt’ora importanti per il raggiungimento dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs), secondo il resoconto “Fifteen Years Implementing the Right to Food Guidelines” pubblicata dalla FAO il 15 ottobre. «Questo resoconto dei 15 anni presenta esperienze e pratiche efficienti, adottate da diversi portatori di interessi. Sono state messe in atto molte legislazioni […] e ci sono buoni esempi del miglioramento della coordinazione e della governance.» A parlare è Máximo Torero Cullen, Assistente del Direttore Generale del Dipartimento per lo Sviluppo Sociale ed Economico della FAO, che ha moderato l’evento di lancio. Egli aggiunge: «Il problema della fame non verrà risolto finché non lasciare indietro nessuno smetterà di essere solo un motto.»

Durante il suo intervento, Gabriel Ferero, Direttore Generale per le Politiche di Gestione Sostenibile al Ministero degli Affari Esteri in Spagna, co-organizzatore dell’evento, ha affermato che le Direttive «erano avanti rispetto al loro tempo» dato che riguardavano una varietà di problematiche connesse a quella del cibo. Infatti, come ha spiegato, «Quando parliamo dell’emergenza di garantire il diritto umano al cibo, ci riferiamo anche all’emergenza dei cambiamenti climatici, della terra, della biodiversità, degli oceani e delle disuguaglianze.»

Da cui l’auspicio di Wenche Barth Eide, emerita dell’Università di Oslo e tra i pionieri nella difesa del diritto al cibo, che le Voluntary Guidelines on Food Systems and Nutrition, che saranno ultimate per ottobre 2020, prenderanno spunto dalle Direttive sul Diritto al Cibo e dalle esperienze degli ultimi 15 anni.

Grazie all’adozione di queste Direttive, diversi Stati hanno preso delle misure importanti in ambito legislativo. Più di 30 Paesi hanno incluso il diritto al cibo nelle loro costituzioni, altri hanno emesso una legge-quadro apposita o si sono comunque assicurati che le legislazioni settoriali fossero coerenti con questo diritto.

A questo proposito, la Relatrice Speciale sul Diritto all’alimentazione delle Nazioni Unite, Hilal Elver critica la legislazione europea:: «Non c’è nessun diritto al cibo in Europa. Nessuna costituzione supporta e protegge direttamente il diritto al cibo. C’è solo una politica per implementare l’alimentazione fuori dall’Europa. Un diritto economico, sociale e culturale non viene considerato un vero diritto umano.»

Le Direttive Volontarie hanno incoraggiato anche lo sviluppo di corpi legislativi ed esecutivi, di istituzioni per i diritti umani, come la Commissione per i Diritti Umani in Sud Africa, e di Istituzioni Finanziarie Internazionali (IFI), tra cui la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) e la Banca Europea per gli Investimenti (EIB). Esse proteggono i diritti umani e indagano qualora siano stati violati.

In base alle esperienze pregresse, il resoconto propone anche politiche e strategie basate sui diritti umani, per aiutare i governi affinché tutti beneficino di un’alimentazione adeguata sempre. Il focus è sugli individui più vulnerabili come gli indigeni, a cui spesso è negato l’accesso alla terra e alle risorse naturali.

L’Europa è particolarmente attiva sul fronte delle politiche, come ha spiegato Gabriel Ferero: «All’indomani della crisi finanziaria europea, si è sollevato il problema di come garantire il diritto al cibo nei nostri Paesi. Per questo motivo ci stiamo sforzando di integrare delle politiche attive.» Un esempio è il Milan Urban Food Policy Pact, che controlla i risultati delle politiche per valutarne l’impatto ed è il maggior impegno in politica alimentare mai preso finora.

Il dialogo è caldamente raccomandato dalle Direttive, al fine che si abbiano degli approcci multilaterali al problema della fame nel mondo. Alcuni esempi sono l’Alleanza Parlamentare Panafricana per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione, l’Osservatorio sul Diritto al Cibo dell’America Latina e dei Caraibi e il World Banana Forum. In Nepal, per elaborare un quadro normativo che realizzi il diritto al cibo, hanno lavorato congiuntamente istituzioni nazionali, la Commissione Nazionale dei Diritti Umani, le commissioni parlamentari e organizzazioni civili.

Tutto ciò è necessario perché i governi e le problematiche cambiano, il futuro è sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, dalla crescita demografica e dalla difficoltà nel soddisfare i bisogni alimentari. Per questo è importante che si adottino nuovi approcci, come quelli mostrati nelle Direttive, per risolvere le sfide globali.

di Valeria Alessandretti

 

FAO website:https://www.fao.org/right-to-food/resources/resources-detail/en/c/1238122/

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