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Corte Europea valuta se le norme anti-immigrazione di Orban sono compatibili con le leggi UE

Corte Europea valuta se le norme anti-immigrazione di Orban sono compatibili con le leggi UE

K metro 0 – Budapest – L’Ungheria di Viktor Orban è nuovamente sotto le lenti (per non dire nel mirino) della Commissione Europea: la quale ultimamente ha deferito questo Paese alla Corte Europea di Giustizia, a causa della sua più recente legislazione, che persegue penalmente chi offre sostegno ai richiedenti asilo, e, “a monte”, restringe

K metro 0 – Budapest – L’Ungheria di Viktor Orban è nuovamente sotto le lenti (per non dire nel mirino) della Commissione Europea: la quale ultimamente ha deferito questo Paese alla Corte Europea di Giustizia, a causa della sua più recente legislazione, che persegue penalmente chi offre sostegno ai richiedenti asilo, e, “a monte”, restringe ulteriormente le possibilità di ottenere asilo in terra magiara.

L’inasprimento della normativa ungherese era iniziato già nel 2017- ’18, con gli irrigidimenti del governo nei confronti dell’immigrazione extracomunitaria proveniente da Africa e Asia, in linea di principio rifiutata. Un’ ultima legge restrittiva è stata introdotta dal Premier Orban, potenziando quella che può definirsi una “Piattaforma” giuridica anti-immigrazione: secondo le nuove norme, chiunque assista una persona senza status legalmente riconosciuto può essere incriminato e condannato anche a pene detentive. Di conseguenza, questa legge indirettamente finisce anche col diffidare i richiedenti asilo in Ungheria dal rivolgersi a qualsiasi organizzazione nazionale, internazionale e non governativa che si occupi di questa materia, e la Commissione ne ha dedotto che queste norme violano tutta la normativa dell’Unione europea sulle richieste di asilo.

La Commissione, andando poi a sviscerare a fondo le leggi ungheresi, ha criticato anche l’illegittima limitazione del diritto di asilo. Oggi, i rifugiati che entrano in Ungheria provenendo da Paesi che non penalizzano i richiedenti asilo come fanno le leggi di Budapest, non possono richiedere asilo. Ne consegue – ha rilevato sempre la commissione UE – che questa legge dell’Ungheria, in sostanza, usa i Paesi vicini come “Stati cuscinetto”, utili per ridurre ulteriormente, in ogni caso, le possibilità di ottenere asilo sul suo suolo (con grave violazione, aggiungiamo, di alcuni dei più elementari principi del diritto internazionale).

A questo punto, poiché Budapest non ha recepito osservazioni più volte formulate dalla Commissione, ed anzi  ha continuato a varare leggi contrarie alla normativa comunitaria, nei più basilari princìpi di mantenimento dello Stato di diritto e  della democrazia,  sarà la Corte Europea di giustizia  a valutare se la normativa ungherese è compatibile con le procedure comunitarie per la richiesta di dritto d’asilo e con la stessa carta dei Diritti Fondamentali dell’ Unione Europea di Nizza 2000.
La Commissione Europea, ora guidata da Ursula von der Leyen, ha cominciato anche a recepire nuove proteste a proposito del rifiuto di supporto ai rifugiati, compresa la mancata fornitura di generi alimentari di prima necessità agli stessi richiedenti asilo che attraversano determinate zone di transito.
La Corte Europea di Giustizia, intanto – come informa AP – ha stabilito che, in Ungheria, i giudici possono garantire il diritto d’asilo ai richiedenti se un organo della Pubblica Amministrazione si è opposto a una loro precedente decisione senza portare nuovi elementi sul caso in questione. La pronuncia della Corte, il 29 luglio, è nata anche dal caso dell’uomo d’affari e attivista dell’opposizione russa Alexei Toubarov, nel suo Paese sospettato di frode, e che si proclama invece, vittima di una persecuzione politica: mentre un Tribunale ungherese ha accolto recentemente la sua richiesta di asilo in Ungheria, l’Ufficio ungherese dell’immigrazione l’ha respinta. La pronuncia della Corte de L’ Aja ribalta, allora, la situazione creatasi dal 2015 in poi, quando i tribunali ungheresi avevano perso il loro diritto di decidere sui casi di richiesta d’asilo, a tutto vantaggio, invece, degli uffici per l’Immigrazione: sempre nel contesto della politica fortemente restrittiva dell’immigrazione varata dal premier Orban.

Il Comitato ungherese per Helsinki, un organizzazione per la tutela dei diritti umani nello spirito degli storici accordi di Helsinki del 1975, che si era occupato del caso Toubarov, ha salutato la pronuncia della Corte del 29 luglio come una vittoria della democrazia e dello Stato di diritto: auspicando che il Paese torni gradualmente al rispetto di quello spirito di giustizia e valorizzazione dei diritti dell’uomo che, da Helsinki 1975 a Nizza 2000, ha informato sempre più le leggi dell’ Unione Europea.

 

di Fabrizio Federici

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