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Carabiniere ucciso in pieno centro a Roma. Autori, due cittadini americani. Restano ombre e interrogativi

Carabiniere ucciso in pieno centro a Roma. Autori, due cittadini americani. Restano ombre e interrogativi

K metro 0/Jobsnews – Roma – Un carabiniere è stato ucciso a Roma durante un intervento per un furto. Mario Cerciello Rega, vice brigadiere di 35 anni aveva fermato due persone, in via Pietro Cossa, quartiere Prati, alle spalle di piazza Cavour, sospettate di aver rubato poco prima una borsa. Rega è stato trasportato all’ospedale Santo Spirito

K metro 0/Jobsnews – Roma – Un carabiniere è stato ucciso a Roma durante un intervento per un furto. Mario Cerciello Rega, vice brigadiere di 35 anni aveva fermato due persone, in via Pietro Cossa, quartiere Prati, alle spalle di piazza Cavour, sospettate di aver rubato poco prima una borsa. Rega è stato trasportato all’ospedale Santo Spirito dove è morto poco dopo, mentre il suo collega è rimasto ferito. Tutto è successo alle 3 di notte. Nessuno ha sentito o visto nulla.

Ecco la ricostruzione dell’omicidio secondo gli inquirenti

Vagavano per Trastevere in cerca di droga, ma la sostanza acquistata era semplice aspirina. Per questo hanno rubato la borsa del pusher nel tentativo di recuperare i soldi che gli erano stati sottratti poco prima. E’ questa la dinamica della vicenda che ha portato all’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega. In base a quanto ricostruito dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, dall’aggiunto Nunzia D’Elia e dal pm Maria Sabina Calabretta, i due ragazzi americani si erano recati a Trastevere per acquistare alcune dosi di droga: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati, hanno strappato la borsa allo spacciatore che conteneva il suo telefono cellulare. L’uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato vittima di un furto e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito i due carabinieri, in borghese, si sono recati in via Pietro Cossa. Lì hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate, una alle spalle e una al cuore, risultate poi fatali. Avevano fretta di tornare a casa, i due giovani turisti americani. Avevano fretta di dileguarsi, di scappare da una notte brava finita in tragedia. I due ventenni americani, che si trovano nella caserma dei carabinieri di Via In Selci da quasi dieci ore, sarebbero ripartiti con un volo da Roma per gli Stati Uniti. Da qui, la necessità da parte degli inquirenti di eseguire il fermo e scongiurare così la fuga dei due presunti autori dell’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri, Mario Rega Cerciello. Ma non l’unica indiscrezione che trapela in questi minuti: uno dei due ragazzi, di famiglia molto facoltosa, ha pagato, il conto dell’hotel di lusso anche all’amico ora con lui davanti agli inquirenti. Dopo un lungo interrogatorio uno di loro è crollato. “Sono stato io” avrebbe detto ventenne statunitense con i capelli mesciati che viene da una famiglia facoltosa. Le indagini vanno avanti per chiarire alcuni nodi ancora da sciogliere come le modalità e le finalità del furto della borsa sottratta a un cittadino a Trastevere che ha innescato l’operazione in cui è morto il Carabiniere. In ogni caso, restano molte ombre e molti interrogativi.

Alcuni interrogativi sulle prime ore: perché e chi ha diffuso la falsa notizia che gli autori fossero due nordafricani?

Dalla cronologia della agenzie di stampa risulta che le prime notizie diffuse sulla vicenda risalgono a poco dopo le 8 della mattina di venerdì, e sono tutte identiche, ovvero senza alcun tentativo di verifica. Eccone alcune: “Ad accoltellare a morte il vicebrigadiere dei carabinieri sarebbe stato un cittadino del nord africa”, agenzia di stampa Agi. “Secondo quanto si apprende ieri sera il militare stava svolgendo servizio in via Pietro Cossa, nei pressi di piazza Cavour, nella Capitale. Sarebbe poi intervenuto per fermare due cittadini africani autori di un furto”, agenzia di stampa Askanews. “Al momento dell’arresto, uno di questi, avrebbe estratto un coltello e colpito a morte il carabiniere che, dopo essere stato trasportato d’urgenza al Santo Spirito, è deceduto. Ricercati i due cittadini africani” agenzia Adn Kronos. “Un vice brigadiere dei Carabinieri è deceduto, in servizio, questa notte, a Roma dopo essere stato accoltellato da un individuo, probabilmente un cittadino africano nel corso di un servizio per assicurare alla giustizia gli autori di un reato” agenzia Ansa. Ora, dopo le rivelazioni dell’autore dell’omicidio, un giovane americano, e alla luce di quanto emerso sulla dinamica dell’evento, ci si chiede come sia stato possibile rilanciare per tutta la giornata il sospetto su nordafricani. I continui lanci di stampa che accusavano i nordafricani hanno spinto la leader di Fratelli d’Italia, seguita a ruota da tanti suoi colleghi, a scrivere sciocchezze razziste di questo tipo: “carabiniere ammazzato a coltellate da 2 magrebini a pochi passi dal Vaticano. Provo rabbia e tristezza, l’Italia non può essere punto di approdo di certe bestie. Vicinanza a famiglia e Carabinieri, spero questi animali vengano presi e marciscano in galera”. Ora, da Meloni ci si aspetterebbero le scuse formali verso tutti gli africani, “le bestie”, come minimo. E invece no. Nulla. Si può marchiare come “bestia” una persona solo perché di colore nero? Sì, perché la stessa Meloni non ha usato le stesse parole infamanti nei confronti del giovane americano reo confesso. Ma anche il leader del M5S è caduto nel tranello delle informazioni false (dettate da chi?) e si è lasciato sfuggire il seguente commento: “Se dovessero essere persone non italiane ad aver ucciso il carabiniere spero che il carcere se lo facciano a casa loro e non qui, se sono irregolari non dovevano essere qui, col sistema di rimpatri dobbiamo agire con più forza”. Evidentemente Di Maio aveva già acciuffato i due nordafricani, processati ed espulsi. Resta un interrogativo al quale vorremmo che le agenzie di informazione dessero una risposta: da chi hanno ricevuto informazioni palesemente false, al solo scopo di suscitare la caccia al negro? E di scatenare una rivolta nel Paese contro i migranti? L’omicidio del vicebrigadiere è un atto orribile, in sé, da chiunque sia stato commesso. E tuttavia, ci perdoni la famiglia, ma gli interrogativi che qui poniamo riguardano la democrazia di questo Paese, lo stesso per il quale egli ha sacrificato la sua vita. Per questa ragione è necessario che gli inquirenti facciano luce su tutto quanto è accaduto, sulle versioni dell’accaduto, su chi ha diffuso la “caccia al nero”. La posta in palio è altissima.

Altra notizia falsa: la John Cabot University smentisce che i due fossero loro studenti

“Come confermato da fonti investigative, i due giovani americani fermati dagli inquirenti che indagano sull’assassinio del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello, non sono studenti della John Cabot University (JCU), contrariamente a quanto riportato da molti media”. Lo sottolinea in una dichiarazione il presidente dell’universita’, Franco Pavoncello, che si riserva di ricorrere alle vie legali per tutelare il buon nome dell’istituzione. “Nell’occasione – ha proseguito il presidente Pavoncello – esprimo il mio personale cordoglio, e quello di tutta la nostra comunità, alla moglie e ai familiari del vicebrigadiere Cerciello, e la più sentita vicinanza all’Arma dei Carabinieri, oltre che ai componenti di tutte le forze dell’ordine, a cui ci lega sincera riconoscenza e a cui noi dobbiamo molto”. Ma allora, chi e perché ha diffuso la notizia che i due giovani erano studenti dell’università americana e non turisti?

Chi era il vice brigadiere Mario Cerciello Rega

Il matrimonio con la moglie Rosa Maria, celebrato appena il 16 giugno scorso, seguito da un viaggio di nozze in Madagascar. La passione per il calcio, con il tifo per il Napoli, suggellata da una maglia autografata dal fantasista partenopeo Lorenzo Insigne. E poi le amicizie strette nel gruppo di lavoro della stazione dei Carabinieri di piazza Farnese, nel pieno centro di Roma. E’ il profilo di Mario Cerciello Rega, 35 anni, il carabiniere ucciso questa notte con 8 coltellate durante un intervento in via Pietro Cossa, nei pressi di piazza Cavour, nel centralissimo quartiere Prati. Il giovane, originario di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, viene descritto dai colleghi come una persona impegnata silenziosamente nel volontariato, tra i pellegrini a Lourdes e Loreto per aiutare i più bisognosi e le donazioni di vestiti ai poveri. Quattro anni fa Cerciello aveva ricevuto anche un encomio per aver accompagnato una bambina in difficoltà all’Ospedale Bambin Gesù di Roma.

Il cordoglio dell’Arma e del Presidente Mattarella

“Il vice brigadiere Mario Cerciello Rega aveva 35 anni, era sposato da 43 giorni e 13 ne erano passati dal suo ultimo compleanno”, ha scritto l’Arma dei carabinieri in un messaggio di cordoglio per la morte dell’uomo. “Ma quei numeri non sono freddi: sono il conto di un’esistenza consacrata agli altri e al dovere”. Cordoglio da tutto il mondo politico. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso vicinanza alla famiglia. “E’ una profonda ferita per lo Stato” ha commentato il premier Giuseppe Conte.  Volanti della polizia di Stato sono giunte a sirene spiegate davanti al Comando generale dei Carabinieri per solidarietà con l’Arma in seguito all’uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Lo rendono noto i carabinieri in un tweet. Il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, ha salutato e ringraziato uno per uno i poliziotti arrivati alla sede dell’Arma.

 

di Beppe Pisa

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