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Migranti. Ungheria e Polonia osservati speciali della Commissione europea

Migranti. Ungheria e Polonia osservati speciali della Commissione europea

K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha deciso di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la legge che rende illegali le attività di sostegno ai richiedenti asilo. Si tratta dell’ultima schermaglia tra Bruxelles e Budapest  su temi come i flussi di migranti, i diritti umani e la democrazia. La

K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha deciso di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la legge che rende illegali le attività di sostegno ai richiedenti asilo. Si tratta dell’ultima schermaglia tra Bruxelles e Budapest  su temi come i flussi di migranti, i diritti umani e la democrazia. La legge emanata lo scorso anno, inoltre, rafforza le restrizioni per la richiesta di asilo.  Il governo guidato dal premier Viktor Orban l’ha rinominata la legge “Stop Soros” in riferimento al miliardario George Soros (nato in Ungheria), la cui promozione di società liberali e aperte cozza con le idee nazionalistiche di Budapest.

“La legislazione ungherese limita il diritto dei richiedenti asilo a essere assistiti e a essere ascoltati dalle istituzioni nazionali e internazionali e dalle organizzazioni non governative, attraverso la criminalizzazione del supporto agli stessi richiedenti”, si legge nella nota della Commissione. Il processo alla Corte di giustizia potrebbe portare a multe salatissime per l’Ungheria, l’Unione ha tentato invano di bloccare le continue restrizioni ai media, agli accademici e ai gruppi non governativi adoperate da Orban negli ultimi anni. La Commissione, inoltre, ha aperto un’indagine sempre nei confronti dell’Ungheria per non aver sfamato le persone in attesa di trasferimento nelle zone di transito vicino la Serbia. L’ONU ha ripetutamente criticato le condizioni di queste ultime definendole simili a “prigioni”.

Sia l’Ungheria che l’alleato regionale della Polonia, anch’essa guidata da un esecutivo nazionalista, potrebbero rischiare di perdere i contributi provenienti dall’Ue, visto che le maggiori potenze che contribuiscono alla formazione del budget economico del blocco vorrebbero inserire alcune clausole riguardanti l’adesione ai principi democratici. Gli attriti sulla questione dei migranti e sugli standard democratici hanno isolato i Paesi dell’est, esclusi anche dalle nomine dei candidati per gli incarichi istituzionali dell’Unione europea. E’ compito della Commissione europea di controllare che gli stati membri seguano i dettami provenienti da Bruxelles, e il nuovo esecutivo vorrà pressare Budapest e Varsavia proprio su questi temi per l’intero mandato che inizierà a novembre. Ursula von der Leyen, a conferma di ciò, si è già recata in Polonia giovedì, alla sua seconda visita istituzionale, per discutere con il primo ministro, Mateusz Morawiecki, le questioni che verranno affrontati nei prossimi mesi, come i flussi migratori e lo stato di diritto. Von der Leyen, prima dell’incontro, era già sicura di non poter trovare accordo punto su punto. Tuttavia, ha evidenziato come l’incontro sia stato fondamentale per ascoltare l’uno l’opinione dell’altro con rispetto. La Polonia ha rifiutato di accettare migranti provenienti dal Medio Oriente e dell’Africa, ricordando di avere già in casa 1 milione di ucraini in fuga dalle zone di guerra. Morawiecki si è detto comunque fiducioso sulla possibilità di “costruire un’Europa dei compromessi” e  di “aprire al dialogo tra le parti”.

 

Leonardo Pasquali

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