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Italia. Il “Decreto sicurezza” del Governo al centro di polemiche con l’Alto Commissariato ONU per i Diritti umani

Italia. Il “Decreto sicurezza” del Governo al centro di polemiche con l’Alto Commissariato ONU per i Diritti umani

K metro 0 – Roma – Un’aspra polemica sta contrapponendo le Nazioni unite e il Governo italiano: centrata su alcuni aspetti del “Decreto sicurezza” che i tecnici del Viminale stanno rivedendo per presentarlo al prossimo Consiglio dei ministri, in programma forse già lunedì 20 maggio, comunque entro la settimana entrante. Ma cosa prevede esattamente il discusso decreto?

K metro 0 – Roma – Un’aspra polemica sta contrapponendo le Nazioni unite e il Governo italiano: centrata su alcuni aspetti del “Decreto sicurezza” che i tecnici del Viminale stanno rivedendo per presentarlo al prossimo Consiglio dei ministri, in programma forse già lunedì 20 maggio, comunque entro la settimana entrante. Ma cosa prevede esattamente il discusso decreto?

La bozza del “Decreto sicurezza bis”

L’articolo 1 del provvedimento – esattamente  “Decreto sicurezza bis”, dopo quello già varato dal governo Conte pochi mesi fa – prevede che chiunque, nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali, non rispetta gli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali – con particolare riferimento alle istruzioni operative delle autorità competenti o di quelle dello Stato di bandiera – può incorrere in una “sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 3.500 a 5.500 euro per ciascuno degli stranieri trasportati”. Nei casi “più gravi o reiterati è disposta la sospensione da 1 a 12 mesi, ovvero la revoca della licenza, autorizzazione o concessione rilasciata dall’autorità amministrativa italiana inerente all’attività svolta e al mezzo di trasporto utilizzato”.

L’articolo 3 vuole contrastare a monte l’organizzazione dei trasporti di migranti irregolari; mentre il 4 prevede lo stanziamento di 3 milioni di euro nel triennio 2019-2021 per il finanziamento degli “oneri conseguenti al concorso di operatori di polizia di Stati con i quali siano stati stipulati appositi accordi” per lo svolgimento di operazioni sotto copertura, “anche con riferimento alle attività di contrasto del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Le accuse dell‘Alto Commissariato ONU per i Diritti umani al Governo italiano

Se da qui al prossimo Consiglio dei ministri non ci saranno altre modifiche, sembrerebbe trattarsi di un decreto che si muove, in complesso, sempre nel contesto dell’accordo tra I Paesi UE sulla linea da seguire per l’immigrazione extracomunitaria raggiunto (peraltro con varie ambiguità) al vertice di Bruxelles del giugno 2018. Ma l’Alto commissariato ONU per i Diritti umani, con un “atto di accusa” di 12 pagine, ha condannato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per violazione dei diritti fondamentali dei migranti e delle norme internazionali sui salvataggi in mare. Trasmettendo mercoledì 15 maggio, al ministro degli Esteri Moavero Milanesi, il risultato di un’istruttoria sulle due recenti direttive di Salvini alle forze di polizia, alla Guardia costiera e – in un caso – allo Stato maggiore dell’esercito in cui si chiedeva di bloccare le navi impegnate nei soccorsi umanitari nel Mediterraneo centrale.

Il rapporto parla di una «criminalizzazione delle organizzazioni della società civile impegnate nelle attività di ricerca e salvataggio» in mare, riferendosi anche alla previsione di consistenti multe per le navi. «Siamo molto preoccupati – recita il documento – dall’approccio del ministero dell’Interno contro la nave “Mare Ionio” (vascello della Ong italiana “Mediterranea”, N.d.R) attraverso queste due direttive, che non sono basate su nessuna decisione di autorità giudiziarie”. Secondo l’agenzia Onu, il Viminale col suo atteggiamento intensificherebbe «il clima di ostilità e xenofobia contro i migranti».

Il documento ONU, infine, richiama il principio del “Place of Safety”, cioè il luogo di sbarco – che deve essere assolutamente sicuro – dei migranti naufraghi salvati. «In molti rapporti Onu e di Ong – si legge infatti nel documento – è ampiamente documentata la violazione dei diritti umani per i migranti in Libia, dove sono soggetti a traffico di esseri umani, detenzione arbitraria, tortura e maltrattamenti, violenze sessuali, esecuzioni extragiudiziarie, lavoro forzato e estorsioni”. Cose, comunque, più volte riconosciute dal Governo italiano. Il recente rapporto congiunto dell’Alto Commissariato per i Diritti umani e  della missione Onu in Libia (UNSMIL) del dicembre scorso invita la UE e gli Stati membri a “riconsiderare l’attuale politica di gestione delle migrazioni nel Mediterraneo»: con un chiaro riferimento all’azione della Guardia costiera libica, operante tuttora con «l’appoggio materiale e finanziario del governo italiano e dell’Unione europea»: e che spesso non ha esitato a riportare proprio a Tripoli i migranti recuperati in mare, violando appunto  il principio del “Place of safety”. L’agenzia Onu conclude il rapporto chiedendo al ministro degli Esteri Moavero di «indicare quali passi intenda compiere il governo italiano per allineare le politiche migratorie con gli obblighi sul rispetto dei diritti umani» richiamati nella lettera.

Il tema, come si vede, è complesso, e più che mai refrattario ad approcci superficiali o, peggio, in chiave ideologica. L’auspicio è che nel prossimo Consiglio dei ministri – dove le due opposte anime del governo, leghista e pentastellata, si scontreranno, prevedibilmente, anche sulle nuove norme per una maggiore autonomia di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e altre Regioni aspiranti, e sul “Decreto famiglia” (molto cari, rispettivamente, alla Lega e all‘ M5S) – si trovino formulazioni del Decreto sicurezza bis tali da fugare completamente ambiguità o difetti di interpretazione.

Nel frattempo, come si regolano altri importanti membri della UE?  Le autorità britanniche e francesi, come riferisce l’AP, hanno subito bloccato 61 migranti – provenienti, a quanto sembra, da Iraq, Iran e Cipro – che hanno cercato di attraversare la Manica in cinque piccole imbarcazioni, durante quest’ultimo fine settimana. Molti erano bambini: tutti sono stati rapidamente consegnati alle polizie di frontiera, britannica o francese.  Le migrazioni clandestine attraverso la Manica sono in aumento nelle ultime settimane, nonostante gli sforzi franco-britannici per reprimerli.

 

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