K metro 0 – Budapest – Rui Pinto è ricercato nella sua nazione nativa, il Portogallo, per tentata estorsione, accesso illegale ai dati e altri presunti crimini connessi al rilascio di informazioni segrete sui rapporti finanziari dei club calcistici, mettendo a dir poco in imbarazzo i funzionari europei nel caso Football Leaks. Oggi un tribunale
K metro 0 – Budapest – Rui Pinto è ricercato nella sua nazione nativa, il Portogallo, per tentata estorsione, accesso illegale ai dati e altri presunti crimini connessi al rilascio di informazioni segrete sui rapporti finanziari dei club calcistici, mettendo a dir poco in imbarazzo i funzionari europei nel caso Football Leaks. Oggi un tribunale di Budapest ha deciso che l’imputato potrà essere consegnato ai suoi accusatori.
L’hacker è agli arresti domiciliari da settimane, in attesa della decisione della giustizia ungherese.
Adesso il Portogallo potrà processare il giovane, arrestato in Ungheria lo scorso gennaio, che ha svelato gli affari segreti e illegali del mondo del pallone, e insieme all’indagato, verrà spedito a Lisbona anche l’archivio informatico in possesso di Pinto, il quale, con le sue rivelazioni, ha dato vita a Football Leaks, l’inchiesta giornalistica congiunta delle testate del consorzio dello European Investigative Collaboration (EIC).
I documenti diffusi, il primo pubblicato a fine 2016 e il secondo nel novembre 2018, hanno denunciato ad esempio diversi casi di evasione fiscale da parte di calciatori, fra qui quella di Cristiano Ronaldo quando era al Real Madrid. Fra le rivelazioni di Football Leaks, ci sono anche quelle su un presunto aiuto da parte della UEFA nei confronti di Paris Saint-Germain e Manchester City per aggirare le regole del Fair Play Finanziario. Inoltre, Pinto sarebbe sospettato di furto di e-mail interne al Benfica.
Gli avvocati di Pinto lo descrivono semplicemente come “un giovane portoghese che ama il calcio. E che, disgustato da certe pratiche, ha deciso di rivelare al mondo la portata di questi atti criminali, che non riguardano solo il mondo del calcio ma danneggiano gravemente la sua immagine”. Inoltre, al giudice Judit Csiszar, Pinto avrebbe riferito che lui e la famiglia hanno ricevuto minacce di morte e che le autorità portoghesi non gli avrebbero offerto alcuna protezione, nonostante l’esistenza di leggi europee a protezione degli informatori.
“Purtroppo, non posso fidarmi delle autorità portoghesi”, ha detto Pinto, che ha parlato con i giornalisti durante una pausa del procedimento giudiziario e dopo che la sentenza è stata emessa. Ha detto di aver mostrato “una chiara apatia” quando si tratta di indagare sui club e di essere “completamente prevenuto” nei casi riguardanti il calcio. “Molte inchieste europee sono state aperte grazie alle rivelazioni portate da Football Leaks e dai media coinvolti nelle Football Leaks”, ha aggiunto Pinto.
L’imputato ha continuato, dicendo alla corte che era pronto a collaborare con qualsiasi autorità ed era stato in contatto con i pubblici ministeri francesi che, ha detto, gli avevano offerto la protezione dovuta ai testimoni, se avesse testimoniato. “Al momento, penso che almeno nove o dieci paesi europei siano con me, ad eccezione del Portogallo, e questo spiega tutto.”
David Deak, l’avvocato di Pinto, ha presentato diversi argomenti a favore del rifiuto della richiesta di estradizione, compreso il fatto che non vi era alcun mandato di cattura portoghese quando Pinto è stato detenuto a gennaio dalle autorità ungheresi, ma soltanto uno europeo.
La Corte d’Appello dovrebbe emettere adesso una sentenza entro poche settimane, e se l’estradizione sarà confermata, le autorità portoghesi avranno dieci giorni per assumere la custodia.