Tenerife. Arona, la comunità che capeggia è quella italiana
- Diritti e integrazione, Speciale
- 4 Ottobre 2020

K metro 0 – Sarajevo – Le azioni dell’ex presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, “non sono episodi isolati, ma parte di una strategia politica a lungo termine pianificata in anticipo”. Lo afferma l’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, nel suo ultimo rapporto semestrale che presenterà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo
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K metro 0 – Belgrado – Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha definito “molto pericolosa” la dichiarazione della presidente della Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina (Cik), Irene Hadziabdic, in merito alle elezioni nella Repubblica Srpska (entità serba del Paese), indette per il 23 novembre. Hadziabdic ha affermato che nella Federazione (entità croata e musulmana
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K metro 0 – Sarajevo – Il presidente della Repubblica Srpska (entità serba del Paese), Milorad Dodik, ha fatto richiesta di poter sostituire con una multa la pena detentiva di un anno a cui è stato condannato dal Tribunale di Sarajevo. Lo stesso Tribunale lo ha confermato alla testata “Dnevni Avaz”, riferendo che la decisione
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K metro 0 – Sarajevo – La Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina (Cik), ha revocato il mandato al presidente della Repubblica Srpska (entità a maggioranza serba del Paese) Milorad Dodik. La decisione è stata adottata all’unanimità. La difesa di Dodik ha il diritto di presentare ricorso contro questa decisione alla Corte d’appello, che esamina
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K metro 0 – Belgrado – “Cari fratelli e sorelle, mi occupo attivamente della scrittura e della ricerca della nostra storia da oltre 30 anni. Ho pubblicato sette libri e realizzato tredici documentari. Ho intervistato oltre 90 testimoni della nostra storia di inestimabile importanza, risalente al periodo del Regno di Jugoslavia, della Seconda guerra mondiale
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K metro 0 – Sarajevo – L’11 luglio del 1995 a Srebrenica più di ottomila cittadini bosniaco-musulmani vennero trucidati per mano delle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladić, nonostante la cittadina della Bosnia orientale fosse stata dichiarata “zona protetta” dall’aprile 1993 in base alla Risoluzione 819 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I corpi massacrati delle vittime
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