K metro 0 – Bruxelles – Si apre un nuovo fronte tra Washington e l’Europa: gli Stati Uniti hanno vietato l’ingresso a cinque funzionari europei, accusati di ‘censura’ alle piattaforme online. Tra loro c’è l’ex commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, che su X ha scritto: “E’ tornata la caccia alle streghe di McCarthy?”.
K metro 0 – Bruxelles – Si apre un nuovo fronte tra Washington e l’Europa: gli Stati Uniti hanno vietato l’ingresso a cinque funzionari europei, accusati di ‘censura’ alle piattaforme online. Tra loro c’è l’ex commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, che su X ha scritto: “E’ tornata la caccia alle streghe di McCarthy?”.
Secondo quanto riferito su X dalla sottosegretaria di Stato Sarah Rogers, oltre a Breton sono stati colpiti dal divieto d’ingresso due direttori dell’organizzazione tedesca HateAid, impegnata nella lotta contro gli abusi online Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon, la prima delle quali insignita a ottobre dell’ordine federale al merito della Repubblica tedesca per il suo lavoro contro la violenza digitale.
Gli altri due funzionari che non hanno avuto il visto sono Imran Ahmed, fondatore del Center for Countering Digital Hate US/UK, e Clare Melford, fondatrice Global Disinformation Index, con sede nel Regno Unito: entrambe le organizzazioni si occupano di contrastare l’odio online e la disinformazione.
HateAid ha definito il provvedimento americano “un atto di repressione”, mentre Breton, considerato l’architetto del ‘Digital Service Act‘, che, secondo gli Stati Uniti avrebbe ‘imbavagliato’ le piattaforme online, ha scritto: “Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo eletto democraticamente, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all’unanimità il Dsa. La censura non è dove pensate che sia”.
“Non permetteremo di essere intimiditi da un governo che strumentalizza le accuse di censura per silenziare quelli che combattono per i diritti umani e la libertà di espressione”, hanno detto in una nota Ballon e von Hodenberg, ammettendo di non essere rimasti sorpresi dalla misura americana.
Ue: “Pronti a rispondere”
La Commissione europea ha espresso “forte condanna” per la decisione degli Stati Uniti di imporre restrizioni di viaggio a cinque cittadini europei dicendosi pronta a rispondere “se necessario”. “La libertà di espressione è un diritto fondamentale in Europa e un valore condiviso con gli Stati Uniti in tutto il mondo democratico”, ha sottolineato la Commissione in una nota. L’Ue ha ricordato di essere un mercato unico aperto e basato su regole, con il diritto sovrano di regolamentare l’attività economica secondo i propri valori democratici e gli impegni internazionali.
“Le nostre norme digitali garantiscono un campo di gioco sicuro, equo e paritario per tutte le imprese, applicate in maniera imparziale e senza discriminazioni”, ha aggiunto Bruxelles. La Commissione ha infine precisato di aver chiesto “chiarimenti” alle autorità Usa sui provvedimenti adottati e resta impegnata sul dossier. “Se necessario – ha avvertito – risponderemo rapidamente e con decisione per difendere la nostra autonomia normativa contro misure ingiustificate”.
Von der Leyen: “Proteggeremo libertà di espressione”
“La libertà di parola è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea. Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo. Perché la Commissione europea è il custode dei nostri valori”. Così in un post su X la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, allegando la dichiarazione della Commissione di condanna delle sanzioni contro cinque cittadini e funzionari europei.
Macron: “Divieto ingresso Breton intimidazione, difenderemo sovranità Ue”
Una “intimidazione” contro la sovranità europea, che “continueremo a difendere”. Così Emmanuel Macron. “Tali misure costituiscono un’intimidazione e una coercizione nei confronti della sovranità digitale europea – ha accusato su X il presidente francese – La normativa digitale dell’Unione europea è stata adottata a seguito di un processo democratico e sovrano dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Si applica in Europa per garantire una concorrenza leale tra le piattaforme, senza prendere di mira alcun paese terzo, e per far rispettare online le regole che già si applicano offline”.
“Le regole che si applicano allo spazio digitale dell’Ue non sono destinate a essere stabilite al di fuori dell’Europa – afferma ancora Macron – Insieme alla Commissione europea e ai nostri partner europei, continueremo a difendere la nostra sovranità digitale e la nostra autonomia normativa”.
“Ho appena parlato con Thierry Breton. L’ho ringraziato per il notevole lavoro svolto al servizio dell’Europa. Non cederemo e proteggeremo l’indipendenza dell’Europa e la libertà degli europei”, ha poi aggiunto il presidente francese.
Una dura presa di posizione da parte francese era arrivata anche dal ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot, che ha contestato le parole del segretario di Stato americano Marco Rubio, secondo cui le leggi europee sono “un attacco a tutte le piattaforme americane ed al popolo americano da parte dei governi Ue”. Il Dsa, ha ricordato il capo della diplomazia di Parigi, “è stato adottato democraticamente in Europa per assicurare che quello che è illegale offline lo sia anche online. Non ha in alcun modo una portata extraterritoriale e in alcun modo colpisce gli Stati Uniti. I popoli europei sono liberi e sovrani e non possono lasciare che le regole che governano il loro spazio digitale siano imposte da altri”.
Inizialmente, il dipartimento di Stato, prima di identificarli, aveva definito i cinque individui come “attivisti radicali” e organizzazioni non governative “strumentalizzate” che hanno promosso misure di censura da parte di Stati stranieri, guidando “sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a censurare, demonetizzare e sopprimere i punti di vista americani a cui si oppongono”.
E su X Rubio aveva scritto: “Per troppo tempo, gli ideologi in Europa hanno guidato sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a punire i punti di vista americani a cui si oppongono”. L’amministrazione Trump non tollererà più questi atti eclatanti di censura extraterritoriale”. Il capo della diplomazia americana ha quindi anticipato che il dipartimento di Stato sta avviando divieti di ingresso contro quelle che ha descritto come figure di spicco del “complesso industriale della censura” globale, con la possibilità di ampliare l’elenco “se altri non invertiranno la rotta”.
Kallas: “Sfida alla nostra sovranità”
“La decisione degli Stati Uniti di imporre restrizioni di viaggio a cittadini e funzionari europei è inaccettabile e un tentativo di sfidare la nostra sovranità”, ha scritto su X l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, sottolineando che “l’Europa continuerà a difendere i propri valori – libertà di espressione, regole digitali e il diritto di regolamentare il proprio spazio”.
Berlino: “Inaccettabile”
Il divieto d”ingresso deciso dagli Stati Uniti “è inaccettabile”. Così in un post su X il capo della diplomazia di Berlino, Johann Wadephul, che ricorda che “il Digital Services Act (che Washington contesta, ndr) garantisce che tutto ciò che è illegale offline lo sia anche online.”. “Il Dsa – sottolinea ancora – è stato adottato democraticamente dall’Ue per l’Ue e non ha alcun effetto extraterritoriale”. Wadephul esorta quindi a “chiarire le divergenze di vedute con gli Stati Uniti attraverso il dialogo transatlantico, al fine di rafforzare il nostro partenariato”.













