K metro 0 – Lussemburgo – Il Tribunale costituzionale della Polonia ha violato diversi principi fondamentali del diritto europeo e non è un giudice indipendente e imparziale a causa di gravi irregolarità che hanno viziato la nomina di tre dei suoi membri e della sua presidente. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di giustizia
K metro 0 – Lussemburgo – Il Tribunale costituzionale della Polonia ha violato diversi principi fondamentali del diritto europeo e non è un giudice indipendente e imparziale a causa di gravi irregolarità che hanno viziato la nomina di tre dei suoi membri e della sua presidente. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue.
“In due sentenze, la Corte costituzionale polacca ha dichiarato alcune disposizioni dei Trattati, come interpretate dalla Corte di giustizia, contrarie alla Costituzione nazionale e ha espressamente qualificato la giurisprudenza della Corte relativa al diritto a una tutela giurisdizionale effettiva come esorbitante dai poteri che le erano stati conferiti (ultra vires). Ritenendo che tali sentenze violassero diversi principi fondamentali del diritto dell’Unione, compreso il suo primato, la Commissione europea ha presentato alla Corte un ricorso per inadempimento contro la Polonia”, ha ricordato la Corte di giustizia dell’Ue, che ha accolto il ricorso dell’esecutivo europeo.
Per la Corte, “la Polonia è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in quanto la Corte costituzionale polacca ha violato il principio della tutela giurisdizionale effettiva e non ha rispettato il primato, l’autonomia, l’effettività e l’applicazione uniforme del diritto dell’Unione, nonché l’effetto vincolante delle decisioni della Corte.
La Corte accoglie inoltre il ricorso della Commissione nella parte in cui esso verteva su gravi irregolarità che hanno viziato la nomina di tre giudici della Corte costituzionale polacca e della sua presidente, mettendo in discussione lo status di tale Corte costituzionale quale giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge ai sensi del diritto dell’Unione”, si legge nella sentenza.













