K metro 0 – New Delhi – Guardano allo “Zar”. Ma strizzano l’occhio allo “Zio Sam”. Fedele alleata di Putin, la Bielorussia (usata come base di partenza per l’invasione dell’Ucraina nel 2022) ha partecipato ai wargames Zapad-2025, le esercitazioni militari congiunte a guida russa lo scorso settembre, insieme all’India. Sebbene in programma da tempo, secondo
K metro 0 – New Delhi – Guardano allo “Zar”. Ma strizzano l’occhio allo “Zio Sam”. Fedele alleata di Putin, la Bielorussia (usata come base di partenza per l’invasione dell’Ucraina nel 2022) ha partecipato ai wargames Zapad-2025, le esercitazioni militari congiunte a guida russa lo scorso settembre, insieme all’India.
Sebbene in programma da tempo, secondo un calendario che le prevede ogni quattro anni, le manovre sono arrivate in un momento di forte tensione: nel pieno della guerra in Ucraina e a pochi giorni da quando Varsavia ha accusato Mosca di aver sparato droni sul suo territorio.
Più che semplici manovre di addestramento, le recenti operazioni hanno posto particolare enfasi sui sistemi d’attacco avanzati (con i test di armi nucleari tattiche russe). Un chiaro monito alla NATO mentre il conflitto con Kiev continua.
Il Mare di Barents e il Baltico sono stati tra i punti nevralgici delle manovre, nel corso di attività congiunte in cui si sono svolti test sulla pianificazione dell’uso delle armi nucleari tattiche e dei nuovi missili balistici in dotazione a Mosca. Con l’Ue e la Nato che le hanno osservate con preoccupazione.
In una dichiarazione, il ministero della Difesa bielorusso ha confermato che l’uso di armi nucleari tattiche era stato provato insieme allo spiegamento del missile balistico Oreshnik in Russia lanciato per la prima volta sull’ Ucraina il 21 novembre dell’anno scorso.
Il leader bielorusso Alexander Lukashenko ha affermato che era naturale che anche le armi nucleari tattiche russe facessero parte dei giochi di guerra di cinque giorni che si sono conclusi martedì 16 settembre.
“Anche loro (l’Occidente) lo sanno; non lo nascondiamo” avrebbe detto all’agenzia di stampa statale bielorussa Belta. Aggiungendo che “non abbiamo assolutamente intenzione di minacciare nessuno con questo”. Anzi, pur se tradizionalmente legato a doppio filo al Cremlino da oltre trent’anni, il leader bielorusso sembra ora interessato a un rapprochement con Washington. Ed ha accolto a braccia aperte l’avvocato John Coale, inviato personale di Trump per l’Ucraina, aprendo uno spiraglio di dialogo dopo anni di isolamento e sanzioni.
Il portavoce capo del Pentagono Sean Parnell ha precisato che il Pentagono ha accettato l’invito “alla luce dei recenti impegni bilaterali produttivi tra i nostri paesi”, aggiungendo che “è una pratica comune tra i militari”.
Così, mentre la NATO si mobilitava per difendere la frontiera polacca e Varsavia schierava 40 mila militari al confine bielorusso come hanno fatto anche Lettonia e Lituania, Washington ha inviato due ufficiali ad assistere come “osservatori” alle manovre Zapad.
Per rendere più digeribile agli europei l’amaro boccone, ha spiegato Gianandrea Gaiani sul sito “Analisi Difesa”, alcuni media “hanno tentato di raccontare che si è trattato di una visita a sorpresa” ma chi conosce le dinamiche militari sa bene che “l’arrivo di osservatori statunitensi alle più grandi esercitazioni congiunte di Mosca e Minsk non si può improvvisare ed era stato pianificato da diverse settimane, specie in tempi di tensioni come quelli che viviamo”.
Il 15 settembre il ministero della Difesa bielorusso ha pubblicato un video che mostra il ministro Viktor Khrenine mentre stringe la mano all’attaché militare americano Bryan Shoupe, accompagnato da un altro uomo, entrambi in uniforme, e scambia con lui alcune parole in russo. “Grazie per l’invito”, ha dichiarato il rappresentante americano nel video. “Vi saranno messi a disposizione i posti migliori per osservare” ha risposto il ministro bielorusso.
L’entente cordiale tra Washington e Minsk, ha alle spalle la liberazione di diversi prigionieri politici, su richiesta americana, che ha portato anche ad un alleggerimento delle sanzioni statunitensi contro la compagnia aerea bielorussa Belavia.
Anche la partecipazione dell’India alle esercitazioni è arrivata in un momento in cui stava cercando di destreggiarsi tra le sue relazioni, tradizionalmente calde con la Russia, e i legami sempre più stretti con gli USA. La partecipazione delle forze armate indiane avrebbe messo in evidenza, secondo l’agenzia statale russa Tass, gli stretti rapporti di Mosca con Nuova Delhi, i cui crescenti legami con gli Stati Uniti sono stati turbati dall’imposizione di pesanti dazi da parte di Donald Trump.
Questa non è la prima volta che l’India partecipa a esercitazioni militari con la Russia. Ma le ultime esercitazioni arrivano in un momento in cui le relazioni fra India e Stati Uniti sono tese a causa dei continui acquisti di petrolio di Nuova Delhi dalla Russia durante la guerra in Ucraina. E in cui l’Europa è al limite delle provocazioni percepite da Mosca.
Durante la guerra fredda, l’India aveva scelto di rimanere non allineata, per evitare di essere schiacciata dalla rigida logica del bipolarismo, ma gli imperativi strategici la costrinsero a scegliere un campo e ad avvicinarsi a Mosca. Nel 1971 siglò il Trattato di Pace, Amicizia e Cooperazione con l’URSS. Un accordo stretto non per affinità ideologica o altro ma per reciproca convenienza.
L’importanza della Federazione Russa, per l’India, si spiega alla luce di alcuni dati. Nuova Delhi è uno dei principali acquirenti di armi russe. I recenti dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) mostrano che la Russia ha fornito il 76 per cento delle importazioni militari dell’India tra il 2009 e il 2013. E sebbene questa percentuale sia diminuita significativamente negli ultimi anni, Mosca è stabilmente al primo posto quale fonte di approvvigionamento bellico dell’India. Ma negli ultimi due decenni ha tentato di diversificare le sue importazioni di armi.
La partecipazione dell’India alle esercitazioni Zapad 2025, avrà sicuramente messo in guardia gli Stati Uniti sul pericolo di perdere un alleato chiave in Asia, visto come un importante contrappeso per la Cina. Ma nonostante le tensioni, Trump ha annunciato recentemente che India e Stati Uniti stanno continuando i negoziati per affrontare le barriere commerciali tra loro e il 16 settembre scorso ha salutato il primo ministro indiano Narendra Modi, che ha celebrato il suo 75 ° compleanno.
E Modi, il cui governo ha confutato pubblicamente le affermazioni di Trump secondo cui egli avrebbe presidente degli Stati Uniti ha mediato la pace tra India e Pakistan dopo gli scontri a maggio, ha risposto alla telefonata di Trump ringraziandolo e descrivendolo – come faceva prima che scoppiassero le tensioni – come un “amico”.
E se ancora ai primi di agosto Trump alzava i dazi contro l’India al 50%, facendo avvicinare Modi a Xi Jinping e a Putin, ai primi di settembre, con un netto cambiamento di tono, ha detto che intende incontrare Modi “nelle prossime settimane”, fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo commerciale e riavviare così i rapporti bilaterali tra India e USA che già sotto la prima presidenza Trump (2016-2020) erano migliorati.
Amici come prima? Modi cerca di mantenere la storica alleanza strategica con la Russia – da cui dipendono il 36 per cento delle importazioni di petrolio indiane – senza compromettere i rapporti con Washington. E finora cercato di bilanciare le relazioni, insistendo sul fatto che l’acquisto di petrolio russo è una “decisione puramente commerciale”.