K metro 0 – Roma – L’Afghanistan è “caduto in una trappola”, è stato utilizzato dall’India per creare problemi lungo un confine molto difficile da controllare, ma il Pakistan non vuole “farsi attirare” in una nuova guerra dopo quella dello scorso maggio. Lo dice ad “Agenzia Nova” l’ambasciatore del Pakistan in Italia, Ali Javed, commentando gli scontri scoppiati al
K metro 0 – Roma – L’Afghanistan è “caduto in una trappola”, è stato utilizzato dall’India per creare problemi lungo un confine molto difficile da controllare, ma il Pakistan non vuole “farsi attirare” in una nuova guerra dopo quella dello scorso maggio. Lo dice ad “Agenzia Nova” l’ambasciatore del Pakistan in Italia, Ali Javed, commentando gli scontri scoppiati al confine afgano-pachistano lo scorso fine settimana, costati la vita a decine di militari e di combattenti su entrambi i fronti. Secondo il diplomatico, se quella dello scorso maggio tra India e Pakistan era stata “una guerra diretta”, alla quale Islamabad era stata capace di rispondere “in maniera molto efficace”, quella in corso ora sarebbe “una guerra indiretta”. Negli ultimi mesi, denuncia Javed, l’India “sta spendendo un sacco di soldi per il terrorismo, sta attivando gruppi armati e li incoraggia ad attraversare i nostri confini, a compiere omicidi, attentati suicidi o attacchi contro il nostro esercito”.
“Parliamo – osserva l’ambasciatore – di un territorio molto aspro, rocce a perdita d’occhio, nel quale è facile sparare e nascondersi”. Lungo oltre 2.600 chilometri di confine, famiglie e tribù vivono da migliaia di anni a cavallo tra i due Paesi. “La frontiera che abbiamo oggi – ricorda il diplomatico – ha solo 70, 80 anni, ma la gente vive lì da migliaia di anni, fin dai tempi di Alessandro Magno, che si avventurò in questa parte del mondo e dovette tornare indietro perché il suo cavallo fu ucciso proprio in una piccola città in Pakistan”. Secondo Javed, è qui che di recente l’esercito di Islamabad è stato “preso di mira senza alcuna provocazione”. “Abbiamo chiesto ai nostri fratelli in Afghanistan di non cadere in questa trappola. Abbiamo ripetutamente chiesto che il territorio afgano non sia usato da gruppi terroristici. Noi abbiamo sempre promosso relazioni di buon vicinato, ospitiamo anche 4 milioni di rifugiati afgani da 40 anni. Stavolta abbiamo deciso che dovevamo rispondere”.
L’ambasciatore ritiene che la risposta pachistana sia stata “molto ben calibrata, pensata e misurata”. Le forze armate di Islamabad hanno fatto sapere nel fine settimana di aver ucciso oltre 200 combattenti e di aver preso il controllo di 21 avamposti sull’altro versante del confine. “Abbiamo neutralizzato alcuni obiettivi molto importanti. Abbiamo preso di mira solo covi terroristici, con una incursione molto ridotta in termini di area”. I gruppi armati protagonisti delle incursioni denunciate dal Pakistan, secondo Javed, sono noti e “molto ben equipaggiati, sostenuti e finanziati”. “Uno di questi – sottolinea – lo chiamiamo Fitna al Hindustan, dove Hindustan significa la ‘terra degli indù’”. Il Pakistan ritiene che la mano dell’India sia chiara. Inoltre “la tempistica è molto strana”, rileva l’ambasciatore, facendo riferimento al fatto che gli scontri siano scoppiati proprio mentre il ministro degli Esteri del governo talebano, Amir Khan Muttaqi, si trovava a Nuova Delhi. Nell’occasione l’India ha annunciato l’elevazione del rango della sua sede diplomatica a Kabul da missione tecnica ad ambasciata.
“Anche quando è scoppiata la guerra tra Pakistan e India lo scorso 6 maggio – sottolinea l’ambasciatore – la leadership afgana si trovava in India. Forse non si aspettava che si sarebbe conclusa così rapidamente e con questo risultato. Nei successivi quattro, cinque mesi ci sono stati molti scambi a livello di ministri degli Esteri, ci sono state riunioni a Pechino e la Cina è intervenuta per mediare. Stava andando tutto bene. Ora, però, devo dire con molto rammarico che la leadership afgana non ha dimostrato la saggezza che pensavamo avrebbe avuto ed è caduta in questa trappola, ricevendo sostegno dall’India e provocando guai al nostro confine”. Secondo Javed, non vi sarà comunque un’escalation. “Noi non la vogliamo, non la vogliamo affatto. Il Pakistan è contro tutte le forme di terrorismo, e anche contro tutte le forme di violenza. Siamo una potenza nucleare, ma nei nostri 80 anni di storia – conclude l’ambasciatore – non abbiamo mai attaccato, né minacciato nessuno”.