K metro 0 – Venezia – Con “La Grazia” di Sorrentino non poteva esserci inaugurazione migliore dell’82° mostra del cinema di Venezia. Ironica Madrina Emanuela Fanelli, che tra letture di lettere del Quirinale e battute dissacranti (“E’ chiaro che a Venezia vengono i film rifiutati da Cannes”) ha dato il giusto tono alla serata. Diciamo subito
K metro 0 – Venezia – Con “La Grazia” di Sorrentino non poteva esserci inaugurazione migliore dell’82° mostra del cinema di Venezia. Ironica Madrina Emanuela Fanelli, che tra letture di lettere del Quirinale e battute dissacranti (“E’ chiaro che a Venezia vengono i film rifiutati da Cannes”) ha dato il giusto tono alla serata.
Diciamo subito che il film è più vicino, per costruzione narrativa e temi trattati, al “Divo” piuttosto che alla “Grande bellezza”. Il film racconta la storia degli ultimi mesi al Quirinale di un Presidente della Repubblica italiana, come sempre magnificamente interpretato da Toni Servillo, soprannominato “Cemento armato” dai suoi collaboratori, per la propria intransigenza e fermezza su temi divisivi come l’eutanasia e la grazia.
La stessa figlia del Presidente, che sostituisce la defunta e amatissima moglie, interpretata con misura da Anna Ferzetti, cerca di smuovere il padre dalle proprie comode posizioni democristiane che portano il Presidente ad un freddo immobilismo decisionale.
Si potrebbe pensare che sia un film sul potere ma, in realtà, è un film sull’amore, come le decisioni che adotterà il Presidente dimostreranno. Forse queste modalità’ di raccontare i sentimenti, quasi “di sponda”, in modo trasversale, accomunano “La Grazia” ad un precedente film di Sorrentino, “Le conseguenze dell’amore”, dove i sentimenti erano già un fiore che spuntava dal cemento.
Se proprio dobbiamo trovare un limite al film, si potrebbe dire che è un po’ troppo radicato su problematiche italiane che possono non essere intese da un pubblico straniero, anche se gli applausi sentiti questa mattina al Pala Biennale, che ospitava critici di tutto il mondo, fanno pensare che il film sia stato universalmente apprezzato. Degna di un encomio e forse anche di un premio, Milvia Marigliano, che interpreta una pungente ed ironica critica d’arte amica del Presidente, piuma che pesa più di un incudine.
di Alessandro Corsi