“Imaginaria” è la mostra d’arte innovativa di NuvolaProject

“Imaginaria” è la mostra d’arte innovativa di NuvolaProject

K metro 0 – Roma – Un’esperienza phygital che apre “le porte della percezione” al mondo dell’arte. Attraverso l’interazione fra la realtà fisica (le opere d’arte, in questo caso) e quella digitale. In sintonia con la tendenza, sempre più diffusa, ad abitare contemporaneamente i due mondi. Questo l’intento di Nuvola Project. Un sistema di digital

K metro 0 – Roma – Un’esperienza phygital che apre “le porte della percezione” al mondo dell’arte. Attraverso l’interazione fra la realtà fisica (le opere d’arte, in questo caso) e quella digitale. In sintonia con la tendenza, sempre più diffusa, ad abitare contemporaneamente i due mondi.

Questo l’intento di Nuvola Project. Un sistema di digital art exhibition progettato da Gaia Riposati e Massimo di Leo per Palazzo Merulana a Roma (Via Merulana 121) che ospita la ricca collezione di opere   della Fondazione Cerasi.   Una straordinaria raccolta principalmente dedicata alla Scuola Romana e all’arte Italiana entre deux guerres, con capolavori di artisti quali Giacomo Balla, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Antonio Donghi, Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Giuseppe Capogrossi.

Mediante un’applicazione (per smartphone e tablet che Palazzo Merulana offre ai suoi visitatori) alcune di queste opere emblematiche, inquadrate con lo smartphone, prendono vita in dialogo con le opere digitali di Nuvola Project.  

Performance poetiche ed evocative, nate da un’intensa collaborazione con storici dell’arte e da uno studio approfondito dei contesti storici. Non si tratta di un’audioguida, ma di una innovativa interpretazione artistica che utilizza la realtà aumentata per raccontare le opere d’arte in modo nuovo.

Grazie a questi interventi digitali, si va oltre la “superficie”: per vedere ciò che gli occhi non vedono e  scoprire il senso riposto delle opere. Come nel caso di “Ballo sul fiume” (1936) di Capogrossi, un pittore che a partire da un tessuto figurativo man mano sempre più segnico, sposta progressivamente l’accento dal soggetto alle strutture dello spazio pittorico, finché il riferimento alla natura viene abbandonato per approdare infine all’informale. Ed ecco che dal geometrismo senza profondità di “Ballo sul fiume”, l’intervento digitale di Nuvola Project prefigura la fase successiva a quella figurativa di Capogrossi, facendo “apparire”, come in dissolvenza dal quadro reale, i suoi famosi pittogrammi: forme a   pettine, a tridente, a forchetta. Segni essenziali ogni volta riorganizzati in soluzioni combinatorie e cromatiche nuove.

Vedere oltre la “superficie”. Dal figurativo all’informale, nel caso di Capogrossi. Percorso inverso, nel caso di Balla. Dal futurismo all’iperrealismo “fotografico”. Col famoso ritratto di “Primo Carnera Campione del Mondo”, dei pesi massimi (1933). Ispirato da una foto in bianco e nero di Luxardo (fotografo dei divi di Cinecittà), pubblicata sulla prima pagina della “Gazzetta dello Sport”.

Non si tratta di un retour à l’ordre, al “Novecento” di Margherita Sarfatti (la Musa del Duce). Ma di una proiezione in un nuovo “futuro”: simboleggiato allora dai rotocalchi ad alta diffusione, dal divismo cinematografico e da una nascente cultura di massa.

Balla fa coincidere l’immagine dipinta di Carnera con l’effetto rotocalco mettendo in evidenza il retino tipografico della stampa di allora, antenata dei pixel. Il ritratto di Carnera diventa così un’icona, nell’epoca della diffusione di massa dell’immagine, anticipatrice della “pop art americana”, delle moderne icone seriali di Roy Lichtenstein e Andy Warhol.

Partire dal quadro. E andare oltre.Grazie all’intervento digitale,    l’”Autoritratto” di Antonietta Raphael, moglie di Mario Mafai, pittrice, scultrice, musicista, si anima. Parla. Pizzica il suo violino. “Ogni Opera è un autoritratto”, dice.

E anche le opere di Antonio Donghi,  poeta del silenzio imperturbabile, maestro del “realismo magico”, con le sue   atmosfere sospese, come “Gita in barca” (1934) e “Lavandaie” (1922), sciolgono il loro incanto. E le vesti immobili delle due donne in barca, ritratte dal “pittore che fuggiva il vento” ondeggiano lievemente.

 “L’arte è forse l’unico incantesimo che ci è concesso”, dice una delle due belle incantate, rompendo il suo misterioso silenzio.

A seguire, “Lo studio” di Felice Casorati un interno silenzioso della sua abitazione torinese. La sua pittura fu definita “del silenzio” per la sua capacità di evocare atmosfere sospese e di   rappresentare figure in uno spazio mentale ed emotivo. E’ il suo atelier, con le modelle e gli strumenti del mestiere: pennelli, matite, fogli, calchi in gesso.

L’opera originale (del 1922) bruciata durante l’incendio del Palazzo di Cristallo di Monaco di Baviera nel giugno 1931, “riappare”, nell’opera digitale, come la riproduzione della copia realizzata dall’artista nel 1932, oggi parte della Collezione Cerasi.

Il vento della storia torna infine a soffiare, in “Composizione con figure”  (1935-1945) di Franco Gentilini,  tra i plissé dei finti ritagli di giornale del gonnellino dell’artista, (autoritratto al centro del quadro) con riferimenti allo sbarco in Normandia. Come a dire: al fallimento storico di un mondo in disgregazione dopo la guerra.

Nuvola Project mette in scena lo spettacolo dell’arte con rievocazioni sonore delle parole degli artisti stessi, rintracciate in testi e interviste e nelle riflessioni della critica contemporanea, attraverso la voce recitante di Gaia Riposati, attrice, performer, regista di lungo corso.

Ma anche attraverso il linguaggio dei segni. Per rendere più inclusiva l’esperienza artistica, estesa alle persone sorde, grazie alla stretta collaborazione con l’ENS (Ente Nazionale Sordi) che ha dato vita a un’équipe composta da una storica dell’arte esperta in lingua italiana dei segni (LIS), una mediatrice culturale e attrici che recitano accanto ai quadri. Un’esperienza accessibile e coinvolgente per tutti i visitatori, in grado di apprezzare le performance attoriali in linguaggio dei segni, indipendentemente dalle loro capacità uditive.

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