K metro 0 – Città del Vaticano – Mentre Papa Leone XIV si trova al centro di un riesame del suo passato nella gestione dei casi di abusi nella Chiesa cattolica, diverse vittime del Sodalitium Christianae Vitae – un gruppo religioso peruviano soppresso dal Vaticano – si fanno avanti per difendere la sua figura. Secondo
K metro 0 – Città del Vaticano – Mentre Papa Leone XIV si trova al centro di un riesame del suo passato nella gestione dei casi di abusi nella Chiesa cattolica, diverse vittime del Sodalitium Christianae Vitae – un gruppo religioso peruviano soppresso dal Vaticano – si fanno avanti per difendere la sua figura. Secondo quanto riportato dall’Associated Press, queste vittime sostengono che Robert Prevost, prima della sua elezione a pontefice, fu l’unico alto prelato ad ascoltarle e ad agire concretamente per ottenere giustizia.
Le accuse mosse a Papa Leone XIV riguardano in particolare la sua presunta gestione inadeguata di alcuni casi di abuso avvenuti in Perù, dove fu vescovo di Chiclayo. Tuttavia, i suoi sostenitori ribadiscono che fu uno dei pochi a muoversi con decisione contro il potente Sodalitium, fondato nel 1971 da Luis Fernando Figari come movimento laico conservatore per “formare soldati per Dio”.
Il Sodalizio era una realtà influente in America Latina e negli Stati Uniti. Aveva ricevuto il riconoscimento ufficiale del Vaticano sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Ma dietro la facciata di fervore spirituale e disciplina si nascondevano pratiche abusive. Secondo un’indagine del 2017, Figari era descritto come “narcisista, manipolatore, vendicativo e ossessionato dal sesso”. L’indagine riportava che sottoponeva i suoi seguaci a umiliazioni, manipolazioni psicologiche e abusi sessuali, spesso con tratti sadici.
Nonostante le denunce partite già nel 2000, la Chiesa locale e la Santa Sede rimasero inerti per anni. Fu solo grazie al lavoro investigativo di Pedro Salinas e della giornalista Paola Ugaz, culminato nel libro “Mezzi monaci, mezzi soldati” del 2015, che lo scandalo iniziò a emergere pubblicamente.
Nel 2018, Prevost, allora vescovo di Chiclayo e membro della Conferenza episcopale peruviana, avviò un dialogo diretto con alcune delle vittime. Uno di loro, José Rey de Castro – che per 18 anni fu il cuoco personale di Figari – ha dichiarato: “Prevost è stato il primo a guardarmi negli occhi e a dirmi: ‘Hai ragione. Ti credo’. Nessuno prima lo aveva fatto”.
Secondo quanto riferito all’agenzia di stampa, Prevost fu un ponte tra le vittime e il Vaticano. Nel 2022 fu uno degli artefici di un incontro in Vaticano tra Ugaz e Papa Francesco, durante il quale vennero esposti i dettagli delle violenze e degli abusi sistemici. Poco dopo, il pontefice inviò in Perù una commissione di investigatori esperti in crimini sessuali. Le indagini confermarono gli abusi, portando alle dimissioni dell’arcivescovo di Piura, José Eguren, all’espulsione di Figari e di altri membri e infine allo scioglimento formale del Sodalizio nell’aprile 2024, pochi giorni prima della morte di Francesco.
In una dichiarazione pubblicata ad aprile, il Sodalizio ha accettato lo scioglimento, chiedendo perdono per “i maltrattamenti e gli abusi commessi all’interno della nostra comunità” e per “il dolore causato all’intera Chiesa”.
Tuttavia, oggi che Prevost è salito al soglio pontificio come Leone XIV, sono emerse nuove critiche. In particolare, si contesta la sua gestione di un caso del 2022, in cui tre suore accusarono un sacerdote della diocesi di Chiclayo di abusi. Secondo il Vaticano, Prevost seguì correttamente le procedure: limitò il ministero del sacerdote, avviò un’indagine preliminare e consigliò alle vittime di rivolgersi alle autorità civili. Queste ultime archiviarono il caso per prescrizione. Successivamente, anche il Vaticano archiviò il fascicolo per mancanza di prove. L’inchiesta è stata però riaperta nel 2023, in seguito all’attenzione mediatica crescente.
Secondo Salinas, Ugaz e altri osservatori, l’accusa sarebbe parte di una campagna di delegittimazione orchestrata dai sostenitori del Sodalizio rimasti nell’ombra. “Quando leggo di ‘insabbiamenti’ da parte di Prevost, qualcosa non torna”, ha detto Salinas. “Siamo stati testimoni per anni del suo impegno sincero a fianco delle vittime. È stato l’unico che ha avuto il coraggio di agire”.
Rocío Figueroa, ex vittima e ora teologa in Nuova Zelanda, ha espresso dubbi sulla veridicità delle nuove accuse. “È difficile credere che una persona così onesta e determinata con le vittime del Sodalizio abbia poi ignorato altre”, ha detto. Tuttavia, Anne Barrett-Doyle, cofondatrice del portale BishopAccountability.org, ha invitato alla cautela: “Potrebbero essere vere entrambe le cose: che Prevost abbia agito valorosamente in un caso, ma non sufficientemente in un altro”.
Nel corso di un podcast diffuso sulla piattaforma La Mula, Salinas ha letto ad alta voce sette anni di corrispondenza tra le vittime e Prevost. In un messaggio WhatsApp del 16 ottobre 2024, Salinas lo avvertiva: “Attento alle ritorsioni del Sodalizio”. Prevost rispose: “Ci ho pensato molto”.
In un momento in cui il papato di Leone XIV si annuncia già segnato dalla questione degli abusi nella Chiesa, resta da vedere se la sua storia personale sarà considerata una testimonianza di coraggio o un terreno minato di contraddizioni. Ma per molti, soprattutto per chi ha vissuto l’orrore del Sodalizio, Leone XIV resta una voce che ha rotto il silenzio.