Musulmani britannici: più giovani e più colti, ma le sfide continuano

Musulmani britannici: più giovani e più colti, ma le sfide continuano

K metro 0 – Londra – I quattro milioni di musulmani residenti nel Regno Unito rappresentano il 6% della popolazione, sono in media molto più giovani dei connazionali di altre religioni e accedono in numero crescente a studi universitari e professioni di prestigio. Restano tuttavia svantaggiati nell’accesso ad abitazioni adeguate e alle prestazioni sanitarie. Sono

K metro 0 – Londra – I quattro milioni di musulmani residenti nel Regno Unito rappresentano il 6% della popolazione, sono in media molto più giovani dei connazionali di altre religioni e accedono in numero crescente a studi universitari e professioni di prestigio. Restano tuttavia svantaggiati nell’accesso ad abitazioni adeguate e alle prestazioni sanitarie.

Sono questi alcuni dei risultati che emergono da un’analisi approfondita del censimento condotto nel 2021 (2022 per la Scozia) – uno spaccato prezioso di informazioni di fondamentale importanza, specialmente in considerazione del fatto che potrebbero non esserci altri censimenti della stessa portata in futuro.

Il Regno Unito è l’unico paese europeo di grandi dimensioni che a partire dal 2001, ha incluso nel censimento una domanda specifica sull’affiliazione religiosa. Sebbene facoltativa, la domanda ha ricevuto risposta dal 94% di coloro che hanno completato il censimento, risultando quindi statisticamente molto significativa.

In palese contrasto con la narrativa conservatrice di una presunta “invasione islamica”, i musulmani rappresentano solo una piccola percentuale della popolazione britannica. Sono però in forte crescita. Nel decennio trascorso tra gli ultimi due censimenti, dal 2011 al 2021, l’intera popolazione britannica è aumentata di quasi 4 milioni. Di questi, un terzo si dichiarano musulmani.

Tradizionalmente proveniente dal sud-est asiatico (Pakistan e Bangladesh in particolare), la comunità musulmana nel Regno Unito è diventata etnicamente molto più variegata negli ultimi anni, soprattutto grazie all’immigrazione dal Nord Africa e da vari paesi europei.

La distribuzione anagrafica dei musulmani britannici è molto diversa rispetto alla popolazione in generale, con un’età mediana di 29 anni contro i 44 di tutti gli abitanti. Soltanto il 5% dei musulmani hanno più di 65 anni, mentre quasi la metà ha meno di 24 anni – contro un terzo dell’intera popolazione britannica rientrante in questa fascia d’età.

Questo rende i musulmani “una risorsa strategica per il paese”, osserva durante la presentazione del rapporto Jamil Sherif, membro del comitato di ricerca e documentazione del Muslim Council of Britain. La forte presenza di giovani non deve distrarre dalle problematiche future, aggiunge Sherif, quando questa fetta di popolazione raggiungerà l’età avanzata. Tra i musulmani anziani, infatti, alcune patologie tipiche della senilità sono presenti in percentuali maggiori rispetto al resto della popolazione – con povertà e scarsa integrazione culturale tra le possibili cause.

Tra i segnali positivi catturati dal censimento emerge l’aumento nel livello d’istruzione – i musulmani laureati passano dal 20,6% nel 2001 al 32,3% nel 2021. In particolare, la metà del mezzo milione di studenti musulmani tra i 16 e i 24 anni è di sesso femminile (contro il 43% nel 2011).

Anche in presenza di livelli d’istruzione pari o superiori a quelli dei loro coetanei, tuttavia, i giovani musulmani britannici continuano a trovare lavori di minore prestigio. L’accesso alle professioni di alto livello è migliorato, passando dal 5,5% del 2011 al 6.5% dei musulmani censiti nel 2021. Ma la strada da fare è ancora lunga, considerate le cifre raggiunte dalle comunità ebraica (16,7%) e induista (17,8%).

“Il mercato del lavoro continua a discriminare,” osserva Serena Hussain, docente presso il Centre for Trust, Peace and Social Relations dell’università di Coventry. Il rapporto indica la presenza di un “soffitto di cristallo” che frustra le ambizioni della comunità musulmana.

La percentuale di donne musulmane inserite nel mercato del lavoro ha raggiunto il 42,3% nel 2021 (contro il 39% del 2011), ma resta inferiore alla media nazionale del 56,2%. Gli autori del rapporto osservano che la mancanza di politiche adeguate di supporto alla maternità limita le opportunità lavorative per le donne in generale, e quelle musulmane in particolare.

Sebbene i musulmani si siano fatti strada in tutti i settori della società britannica, ampie fasce della popolazione musulmana (il 40% in Inghilterra) vive in zone economicamente svantaggiate – una percentuale invariata dal 2001. Una famiglia musulmana su quattro vive in abitazioni inadeguate alle dimensioni della famiglia. Tra la popolazione britannica in generale, solo una famiglia su 15 affronta lo stesso problema.

In molte zone del paese si osserva una crescente carenza di abitazioni con quattro o più locali, specialmente negli alloggi di edilizia residenziale pubblica – le cosiddette case popolari. Questo fenomeno promuove il sovraffollamento e provoca grandi disagi alle famiglie più numerose.

La popolazione musulmana ha raggiunto un livello di integrazione molto elevato nel Regno Unito. Anche tra i musulmani nati altrove, il 55% si identifica con l’identità nazionale britannica. Il 99% dei musulmani nati in Gran Bretagna parlano l’inglese bene o benissimo. Per la grande maggioranza di loro, l’inglese è la lingua dominante. I pochi musulmani che non parlano bene l’inglese sono prevalentemente donne anziane.

Guardando al futuro, il rapporto auspica che le situazioni di disagio socio-economico e le disuguaglianze di trattamento possano essere superate a beneficio di tutta la popolazione – musulmana e non. I musulmani non chiedono favori, ma il riconoscimento degli ostacoli che devono affrontare.

di Nadia Weeks

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