K metro 0 – New Delhi – L’India ha interrotto il flusso d’acqua verso il Pakistan dalla diga di Baglihar sul fiume Chenab. Lo riferisce il quotidiano indiano “Hindustan Times” citando come fonti funzionari della compagnia elettrica pubblica National Hydroelectric Power Corporation (Nhpc). Il processo di interruzione – riferisce Nova – è iniziato sabato, dopo
K metro 0 – New Delhi – L’India ha interrotto il flusso d’acqua verso il Pakistan dalla diga di Baglihar sul fiume Chenab. Lo riferisce il quotidiano indiano “Hindustan Times” citando come fonti funzionari della compagnia elettrica pubblica National Hydroelectric Power Corporation (Nhpc).
Il processo di interruzione – riferisce Nova – è iniziato sabato, dopo che il Pakistan ha testato un missile balistico terra-terra con una gittata di 450 chilometri. Inoltre, “molto presto”, la diga di Kishanganga, sul Jhelum, sarà sottoposta a massicci lavori di manutenzione e il flusso a valle verrà interrotto. Le tensioni tra i due Paesi si sono riacutizzate in seguito all’attentato del 22 aprile a Pahalgam, nel Territorio indiano di Jammu e Kashmir.
L’India, dopo aver accusato il Pakistan di favorire il terrorismo transfrontaliero, ha adottato varie misure, tra cui la sospensione del Trattato delle acque dell’Indo (Iwt). Il Pakistan, respingendo al mittente le accuse, ha fatto presente che quell’accordo “non contiene alcuna disposizione per la sospensione unilaterale” e ha avvertito che “qualsiasi tentativo di interrompere o deviare il flusso d’acqua di proprietà del Pakistan ai sensi del Trattato sulle acque dell’Indo, nonché l’usurpazione dei diritti delle rive rivierasche inferiori, sarà considerato un atto di guerra”. I problemi relativi al trattato Iwt, tuttavia, preesistono all’ultima crisi.
Il Trattato delle acque dell’Indo (Iwt) è stato firmato da India e Pakistan nel 1960. In base al Trattato i due Paesi condividono le acque di sei fiumi del bacino dell’Indo. L’India ha il controllo dei tre fiumi orientali – Sutlej, Beas e Ravi – mentre il Pakistan dei tre occidentali: Indo, Chenab e Jhelum. Ai sensi del Trattato è stata istituita la Commissione permanente Indo (Pic), che si riunisce di solito con cadenza annuale. Da tempo la parte pachistana lamenta problemi di scarsità di flusso che attribuisce alle centrali e alle dighe costruite dall’India. Quest’ultima a sua volta chiede una revisione dei termini del trattato, richiesta notificata per la prima volta nel gennaio del 2023.
Sono in corso controversie relative, in particolare, ai progetti idroelettrici indiani di Kishenganga (sul fiume Jhelum) e Ratle (sul fiume Chenab), entrambi nel Jammu e Kashmir, e a più ampie questioni di interpretazioni. Nell’ottobre del 2022 la Banca mondiale ha nominato un “esperto neutrale”, figura prevista dal Trattato. Successivamente, nel luglio del 2023, la Corte permanente di arbitrato (Cpa) dell’Aia, adita dal Pakistan, si è dichiarata competente in materia ma l’India non ha riconosciuto il lodo di competenza e si è rivolta alla sede di Vienna della stessa Corte permanente di arbitrato, che ha riconosciuto l’esperto neutrale. Quest’ultimo, Micheal Lino, non si è ancora pronunciato sul merito. Sono motivi di discussione anche altri progetti idroelettrici, su cui però non sono in corso procedimenti legali. Tre riguardano il bacino del Chenab: Pakal Dul e Lower Kalnai (nel Jammu e Kashmir) e Nimu Chilling (nel Ladakh); un altro, Durbuk Shyok (nel Ladakh), è sul fiume Shyok, affluente dell’Indo.