“I servizi sociali sono al collasso”: proteste e rabbia al Primo Maggio di Parigi

“I servizi sociali sono al collasso”: proteste e rabbia al Primo Maggio di Parigi

K metro 0 – Parigi – È stato un Primo Maggio carico di tensione sociale, sdegno e rivendicazioni quello che ha attraversato le strade della capitale francese. Tra Place d’Italie e Place de la Nation, una fiumana di manifestanti — tra i 32.000 segnalati dal Ministero degli Interni e i 100.000 secondo la CGT —

K metro 0 – Parigi – È stato un Primo Maggio carico di tensione sociale, sdegno e rivendicazioni quello che ha attraversato le strade della capitale francese. Tra Place d’Italie e Place de la Nation, una fiumana di manifestanti — tra i 32.000 segnalati dal Ministero degli Interni e i 100.000 secondo la CGT — ha sfilato sotto un sole cocente, denunciando l’erosione dei diritti sociali e l’inasprimento delle condizioni di vita.

Un dato colpisce: la partecipazione quasi raddoppiata rispetto al 2024, a dimostrazione di una crescente insoddisfazione che serpeggia nella società francese. Nonostante la mancanza di una mobilitazione unitaria da parte di tutti i sindacati, lo spirito di lotta si è fatto sentire. Le parole d’ordine: aumenti salariali, abrogazione della riforma delle pensioni, difesa dei servizi pubblici, ma anche una richiesta più ampia di giustizia sociale e pace.

“Siamo qui per difendere i nostri diritti, in un momento in cui la disuguaglianza non è mai stata così evidente”, racconta Octave, giovane precario del settore dello spettacolo, come riferisce franceinfo.

Tra le bandiere sindacali sventolavano anche vessilli palestinesi, slogan contro “la trumpizzazione del mondo”, e cartelli dei “gilet gialli”, ancora presenti con una loro rappresentanza attiva. Camille, attivista della Vandea, riassume così il sentimento generale: “Difendiamo il benessere dei lavoratori, contro l’oppressione fiscale e l’incompetenza dei governanti”.

Le voci della piazza restituiscono un’immagine nitida di disagio diffuso. Isabelle, assistente scolastica per studenti disabili, lavora part-time e guadagna appena 1.096 euro al mese: “Con quello stipendio ci pago a malapena le bollette. Ieri, 250 euro di spesa per una settimana: è insostenibile”.

A farsi sentire è soprattutto la frustrazione verso la riforma delle pensioni e la progressiva riduzione delle prestazioni pubbliche. Martine, 63 anni, impiegata pubblica, lo dice chiaramente: “Non siamo più ascoltati. Le consultazioni sono finte, e il governo continua a parlare solo di debito e riarmo”. Come lei, tanti manifestanti contestano la retorica del sacrificio e il mancato ascolto dei lavoratori.

Tra i presenti anche Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, che ha ribadito il sostegno alla settimana lavorativa di 35 ore, alla pensione a 60 anni e alla difesa dei diritti fondamentali. Ma sullo sfondo resta la disunità sindacale: la CFDT e l’Unsa, invece di partecipare ai cortei, hanno preferito una tavola rotonda mattutina, mentre Force Ouvrière ha scelto una presenza discontinua sul territorio.

“Tutte le prestazioni sociali vengono smantellate”, denuncia Lauren, dirigente contabile, madre di due adolescenti. La sua preoccupazione è anche per il futuro dei figli: “Lavoro, pensione, istruzione: non c’è più certezza di nulla”.

L’edizione 2025 del Primo Maggio francese si chiude così: tra speranza di unità e crescente consapevolezza che il malcontento sociale ha ormai superato i confini della protesta episodica, trasformandosi in una sfida strutturale al modello di Stato sociale transalpino.

 

di Sandro Doria

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