K metro 0 – Sarajevo – L’Interpol ha nuovamente respinto la richiesta di emettere un mandato di arresto internazionale contro Milorad Dodik, leader della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina. Lo ha reso noto l’emittente pubblica della Republika Srpska, RTRS. Il rifiuto riguarda un ricorso presentato dal Tribunale della Bosnia ed Erzegovina. La
K metro 0 – Sarajevo – L’Interpol ha nuovamente respinto la richiesta di emettere un mandato di arresto internazionale contro Milorad Dodik, leader della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina. Lo ha reso noto l’emittente pubblica della Republika Srpska, RTRS.
Il rifiuto riguarda un ricorso presentato dal Tribunale della Bosnia ed Erzegovina. La richiesta mirava a ottenere un’inversione di rotta rispetto a una decisione già presa il 2 aprile scorso. In quella data, l’Interpol si era infatti rifiutata di emettere un mandato contro Dodik e contro Nenad Stevandic, presidente dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska.
I due sono accusati di “attentato all’ordine costituzionale”. Si tratta di un’accusa pesante. Le autorità centrali di Sarajevo li ritengono responsabili di aver adottato leggi e decisioni che violano la Costituzione della Bosnia ed Erzegovina, minando l’unità dello Stato. Il ricorso era stato presentato il 16 aprile. Ora anche questa seconda richiesta è stata rigettata.
L’Interpol non ha fornito motivazioni pubbliche dettagliate. Tuttavia, secondo fonti locali, l’organizzazione non intende farsi coinvolgere in controversie di carattere politico. Il rifiuto sarebbe quindi legato alla natura dei reati contestati, ritenuti non compatibili con i criteri per l’emissione di un “red notice”, cioè un mandato di cattura internazionale.
Milorad Dodik ha più volte sfidato apertamente le istituzioni statali. È considerato da molti analisti come il principale promotore delle spinte separatiste nella Republika Srpska. Negli ultimi mesi ha varato leggi che rifiutano l’autorità della Corte Costituzionale e della Procura di Stato. In alcune occasioni ha anche invocato apertamente la secessione dell’entità serba.
Le tensioni tra Sarajevo e Banja Luka, sede del governo della Republika Srpska, si sono aggravate. Le istituzioni centrali accusano la leadership serbo-bosniaca di voler minare la pace raggiunta con gli accordi di Dayton del 1995. Quegli accordi misero fine alla guerra in Bosnia e stabilirono la complessa struttura federale del Paese.
Il mancato mandato di arresto rischia ora di rafforzare Dodik sul piano interno. Il leader serbo-bosniaco ha già definito l’intera procedura giudiziaria “una farsa politica”. Ha accusato Sarajevo di voler “criminalizzare l’autonomia” della Republika Srpska. E ha ribadito che continuerà sulla strada dell’autodeterminazione.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno più volte ammonito Dodik. Lo accusano di mettere a rischio la stabilità regionale. Alcune sue mosse sono già state sanzionate da Washington.
Il caso Dodik si inserisce in un quadro più ampio di tensione nei Balcani. Le istituzioni comuni della Bosnia sembrano sempre più fragili. E i margini di manovra delle autorità centrali si riducono.
Per ora, però, l’Interpol non intende intervenire. E Dodik resta al suo posto, rafforzato dal sostegno dei suoi alleati locali e dalla protezione di una cornice internazionale che, per ora, resta a guardare.