Siria, scontri a sfondo settario: almeno 39 morti nelle aree druse

Siria, scontri a sfondo settario: almeno 39 morti nelle aree druse

K metro 0 – Damasco – È salito ad almeno 39 morti il bilancio complessivo degli scontri settari esplosi negli ultimi giorni tra gruppi armati locali di etnia drusa e forze di sicurezza siriane nei sobborghi meridionali di Damasco, in particolare nelle località di Jaramana e Ashrafiyet Sahnaya. Lo riferiscono fonti locali e attivisti sul

K metro 0 – Damasco – È salito ad almeno 39 morti il bilancio complessivo degli scontri settari esplosi negli ultimi giorni tra gruppi armati locali di etnia drusa e forze di sicurezza siriane nei sobborghi meridionali di Damasco, in particolare nelle località di Jaramana e Ashrafiyet Sahnaya. Lo riferiscono fonti locali e attivisti sul terreno all’Osservatorio siriani per i diritti umani (Sohr), parlando di una delle più gravi escalation settarie dall’insediamento del nuovo governo siriano, dopo la caduta del dittatore Bashar al Assad nel dicembre 2024. 

Secondo quanto appreso, nella sola Ashrafiyet Sahnaya si registrano almeno 22 vittime, tra cui sei membri delle milizie druse locali e 16 appartenenti alle forze di sicurezza e alle cosiddette «forze ausiliarie» affiliate ai ministeri della Difesa e dell’Interno. A Jaramana, altro focolaio di tensione, i morti sarebbero almeno 17: dieci tra i militari governativi e sette tra i combattenti drusi.

Intanto, cresce la tensione nella regione. Un attacco armato ha colpito l’aeroporto militare di Thàla, nella provincia di Sweida. Ignoti hanno usato mortai e armi a medio raggio. Nessuna vittima, ma lo scalo è ora sotto il controllo dell’esercito siriano. Le violenze sono esplose dopo la diffusione sui social di un audio offensivo verso il profeta Mohammed. Il messaggio, inizialmente attribuito a un religioso druso, ha scatenato la reazione di milizie sunnite. Il ministero dell’Interno siriano ha poi smentito il coinvolgimento del religioso, ma l’incendio era ormai divampato.

Il conflitto settario si riaccende in un contesto già fragile. È il secondo episodio grave in pochi mesi. A febbraio, nella zona costiera – feudo alawita della famiglia Assad – oltre 1.600 civili sono stati uccisi in una serie di scontri tra ex miliziani pro-Assad e le nuove forze islamiste al potere. Il governo attuale, salito dopo la caduta di Bashar al Assad nel dicembre 2024, è sostenuto dalla Turchia. Ma molte minoranze, drusi in primis, lo accusano di non garantire sicurezza né rappresentanza. La tensione ha aperto la strada anche a un intervento israeliano.

Nelle ultime ore, Israele ha lanciato un raid nella provincia di Damasco. L’obiettivo era un gruppo armato che, secondo l’intelligence israeliana, preparava un attacco contro la comunità drusa di Sahnaya. L’operazione ha ucciso almeno otto miliziani. Tel Aviv ha definito l’azione un atto di difesa preventiva. Per molti analisti, il raid fa parte di una strategia più ampia. Israele mira a creare una fascia di sicurezza nel sud della Siria, al confine con il Golan e il Libano. 

Secondo Giuseppe Dentice, analista dell’Osservatorio sul Mediterraneo dell’Istituto “San Pio V”, “Tel Aviv sta conducendo una campagna sistematica nel sud della Siria. Non si tratta di azioni isolate, ma di una strategia coerente per rafforzare la propria sicurezza”. L’analista spiega che Israele punta a una zona cuscinetto che si estenda dal sud del Libano al Golan, fino alla regione di Suwayda, cuore della presenza drusa. Una risposta, secondo Dentice, anche al nuovo equilibrio regionale post-Assad.

Il nuovo presidente siriano, Ahmed al Sharaa, che è sostenuto dalla Turchia, visto da Israele come figura ambigua. La presenza turca nella Siria meridionale, con l’ipotesi di una base militare, è fonte di preoccupazione per Tel Aviv. Non a caso, i rapporti tra Israele e Turchia si sono di nuovo inaspriti. Ankara appoggia apertamente il nuovo esecutivo siriano e cerca di rafforzare la sua influenza nella regione.

Intanto, anche in Libano si registrano reazioni. Il leader druso Walid Joumblatt ha avviato contatti con Siria, Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Giordania. L’obiettivo: fermare lo spargimento di sangue e salvaguardare l’unità nazionale siriana. Il Partito socialista progressista libanese ha condannato l’offesa al profeta e ha invitato a evitare “la trappola della discordia, che serve solo al nemico israeliano”.

I drusi sono una minoranza religiosa presente in Siria, Libano e Israele. In Siria vivono soprattutto nella regione meridionale di Suwayda. Dopo la caduta di Assad, Israele ha cercato di rafforzare i legami con questa comunità. Già a marzo, dopo scontri a Jaramana, Israele aveva minacciato un nuovo intervento se le autorità siriane avessero colpito i drusi. Ma i dignitari locali avevano respinto l’offerta, ribadendo la loro fedeltà all’unità del Paese.

Ora, con la violenza tornata a crescere, lo scenario resta incerto. Le tensioni settarie rischiano di alimentare nuove escalation, in un Paese ancora lontano dalla stabilità.

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Joseph Villeroy
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