K metro 0 – Pistoia – Oliver Hadzovic, cittadino francese di 21 anni, ha confessato di essere l’autore dell’omicidio avvenuto venerdì scorso in una moschea nel sud della Francia. Si è consegnato volontariamente nella tarda serata di domenica 27 aprile presso la Questura di Pistoia.

Il giovane, come confermato sia dalla polizia italiana sia dal procuratore di Alès, Abdelkrim Grini, ha ammesso le sue responsabilità davanti agli agenti italiani. L’annuncio iniziale è stato dato dall’agenzia di stampa AFP e successivamente confermato con un comunicato ufficiale della Questura toscana.

Secondo la ricostruzione fornita dalle autorità, Hadzovic si è presentato intorno alle 23 negli uffici della Questura, accompagnato dal suo avvocato di fiducia e da un parente stretto residente a Pistoia. Lì ha dichiarato di essere responsabile dell’uccisione di un fedele musulmano avvenuta il 25 aprile scorso all’interno della moschea Khadidja, nel comune di Grand Combe, nel dipartimento del Gard.

Subito dopo la confessione, la Polizia di Stato italiana ha avviato tutte le procedure necessarie. Sotto il coordinamento delle Procure di Firenze e di Pistoia, sono state attivate le attività di interlocuzione con la polizia francese per verificare i dettagli del crimine e garantire la collaborazione internazionale necessaria per assicurare Hadzovic alla giustizia.

Il procuratore Grini ha espresso soddisfazione per l’evoluzione del caso. «È una grande soddisfazione per me, come pubblico ministero. Di fronte all’efficacia delle misure adottate, l’autore non ha avuto altra scelta che arrendersi, e questa è stata la scelta migliore che potesse fare», ha dichiarato.

Al momento, le autorità stanno lavorando per definire il percorso giudiziario. Hadzovic resta a disposizione della magistratura italiana in attesa che si completino le procedure di cooperazione internazionale, che potrebbero portare alla sua estradizione in Francia.

L’omicidio aveva sconvolto la comunità locale. Il giovane musulmano era stato colpito mortalmente all’interno del luogo di culto, generando sgomento e apprensione in tutta la regione. La notizia della confessione e della resa spontanea ha in parte rasserenato il clima, anche se resta forte il dolore per quanto accaduto.

La collaborazione tra le autorità italiane e francesi sarà fondamentale per chiarire ogni dettaglio della vicenda, comprese le motivazioni che hanno spinto il 21enne a compiere un gesto tanto grave. Le indagini proseguono senza sosta, con l’obiettivo di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e assicurare giustizia alla vittima e alla sua famiglia.

Il premier François Bayrou, sabato sera, ha qualificato l’attentato di “ignominia islamofoba”. La reazione del governo, tuttavia, ha colpito soprattutto per la propria lentezza, a confronto con altri attentati simili. Per la dichiarazione di Bayrou si sono dovute aspettare più di 24 ore; Emmanuel Macron ha condannato l’accaduto solamente domenica sera, 48 ore dopo l’accaduto, parlando di “razzismo” e di “odio a carattere religioso”.

Il ministro degli Interni Bruno Retailleau, dopo aver postato venerdì un breve messaggio di solidarietà alla “comunità musulmana” sui social, Retailleau ha scelto di non recarsi sul posto.

Ci sono volute 48 ore prima che il ministro Retailleau decidesse di presentarsi nel piccolo comune ai piedi delle Cévennes, una visita poco mediatizzata e limitata alla prefettura locale. Tornato a Parigi in uno studio televisivo, un giornalista gli ha chiesto: “se lo stesso fatto fosse successo davanti a una sinagoga, o a una chiesa cattolica, avreste aspettato due giorni prima di recarvi sul luogo?”Dopo un istante di silenzio, Retailleau ha risposto: “avrei voluto saperne di più”.