Turismo canadese in calo negli USA: l’effetto boomerang causato da Trump

Turismo canadese in calo negli USA: l’effetto boomerang causato da Trump

K metro 0 – Ottawa – Sempre più canadesi scelgono di non attraversare il confine meridionale per recarsi negli Stati Uniti. A scoraggiarli non sono solo i dazi e le tensioni commerciali, ma un clima politico che molti definiscono ostile e imprevedibile. La “guerra commerciale” lanciata dal Presidente Donald Trump sembra avere effetti collaterali ben

K metro 0 – Ottawa – Sempre più canadesi scelgono di non attraversare il confine meridionale per recarsi negli Stati Uniti. A scoraggiarli non sono solo i dazi e le tensioni commerciali, ma un clima politico che molti definiscono ostile e imprevedibile.

La “guerra commerciale” lanciata dal Presidente Donald Trump sembra avere effetti collaterali ben più ampi di quanto previsto, colpendo ora anche il settore del turismo transfrontaliero.

Un vero crollo nei numeri, dunque. Secondo la U.S. Travel Association, i visitatori canadesi rappresentano storicamente la più grande fonte di turismo estero negli USA. Nel 2024, le visite sono state 20,4 milioni, con una spesa totale di 20,5 miliardi di dollari. Ma i numeri più recenti mostrano un netto calo: a marzo 2025, gli attraversamenti di frontiera dal Canada verso gli Stati Uniti sono diminuiti di oltre il 22% rispetto allo stesso mese del 2024, secondo U.S. Customs and Border Protection. Air Canada segnala un calo del 10% nelle prenotazioni dei voli tra i due Paesi per il periodo aprile-settembre. Eppure, per Trump “non è un grosso problema”: ha liquidato il tema parlando di “un po’ di nazionalismo” come causa del rallentamento.

Paura e diffidenza spiegano il fenomeno in atto. Dietro ai numeri c’è infatti un sentimento diffuso di disagio. I racconti di cittadini canadesi trattenuti o sottoposti a controlli aggressivi alle frontiere aumentano l’ansia. Il caso di Jasmine Mooney, attrice e imprenditrice, è emblematico: detenuta per 12 giorni a San Diego nonostante un visto di lavoro valido, lo riferisce l’Ap.

L’Associazione canadese dei docenti universitari ha sconsigliato i viaggi non essenziali negli Stati Uniti, soprattutto per chi ha espresso critiche verso Trump.

L’ex premier del Québec Jean Charest, con una famiglia in Florida, è netto: “La gente ha paura di attraversare il confine. Non so cosa pensino gli americani. Sono così ignari?”.

Viaggiatori disillusi, dunque. Mike Sauer, residente a Vancouver e operatore in un centro di polizia comunitaria, ha rinunciato ai viaggi negli USA: “Trump e la situazione al confine ci tengono lontani. Se controllano il mio telefono e vedono acquisti di cannabis, potrebbero farmi problemi, anche se in Canada è legale”. Una paura concreta, dato che la legge federale americana vieta ancora l’uso di marijuana, nonostante la legalizzazione in molti Stati.

Stessa sensazione per Ben e Dietra Wilson, commercianti dell’Ontario. Una volta frequentatori abituali di Detroit, ora ci pensano due volte. “Perché dovrei voler andare?”, chiede Ben. “Se rischio di essere fermato per un messaggio o per quello che ho sul telefono, non ne vale la pena”.

Una situazione con precise ripercussioni politiche, fra l’altro. Questo clima di tensione si riflette anche in politica interna canadese. Il malcontento ha portato nuova linfa al Partito Liberale del Primo Ministro Mark Carney, ora in crescita nei sondaggi alla vigilia delle elezioni. Un’inversione di tendenza che potrebbe in parte essere attribuita proprio alla reazione dei cittadini verso l’aggressiva politica estera americana.

Mentre la Casa Bianca continua a minimizzare, il costo della retorica nazionalista di Trump potrebbe rivelarsi più alto del previsto. Oltre ai dazi e agli scontri politici, ora è il soft power a vacillare: gli Stati Uniti stanno perdendo la fiducia di uno dei loro più stretti alleati e vicini di casa. E per molti canadesi, varcare il confine a sud non è più una semplice scelta di viaggio, ma una decisione carica di timori.

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Joseph Villeroy
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