Raid israeliano a Gaza: uccisi padre, madre incinta e tre figli

Raid israeliano a Gaza: uccisi padre, madre incinta e tre figli

K metro 0 – Gaza City – Cinque membri di una stessa famiglia sono morti all’alba di venerdì, colpiti da un attacco aereo israeliano nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. A riportarlo è l’agenzia palestinese Wafa. Le vittime sono un uomo, sua moglie incinta e i

K metro 0 – Gaza City – Cinque membri di una stessa famiglia sono morti all’alba di venerdì, colpiti da un attacco aereo israeliano nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. A riportarlo è l’agenzia palestinese Wafa. Le vittime sono un uomo, sua moglie incinta e i loro tre figli. Nella stessa area, un bambino di tre anni è deceduto a causa delle ustioni riportate in un incendio divampato in un’altra tenda.

Secondo fonti locali, l’artiglieria israeliana ha colpito anche il quartiere di Qizan al-Rashwan, sempre a sud-ovest di Khan Younis. Gli attacchi proseguono intensamente da giorni in tutta la Striscia.

È arrivato a 52 il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza da ieri mattina, con 39 persone uccise nei raid su Gaza City e nelle aree settentrionali dell’enclave. Lo ha riportato la tv satellitare araba al Jazeera, citando fonti sanitarie palestinesi. Gli attacchi sono stati effettuati anche sulle città di Jabalia, Deir al Balah e Khan Yunis, comprese le case in cui erano ospitati i rifugiati, secondo quanto riportato.

Aumenta anche il bilancio del raid israeliano di ieri contro un edificio residenziale a Jabalia, nel nord di Gaza. I morti sono almeno 23. Lo riferisce una fonte della difesa civile, secondo cui altri corpi sono stati recuperati tra la notte e le prime ore di questa mattina, portando il totale delle vittime a 23.

Intanto, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ammesso la responsabilità per la morte di un operatore delle Nazioni Unite, avvenuta il 19 marzo scorso a Deir al-Balah. In un comunicato, l’esercito ha dichiarato che il colpo di carro armato che ha ucciso il dipendente Onu è stato sparato contro una struttura dove si sospettava la presenza di combattenti nemici. Secondo la ricostruzione israeliana, l’edificio non era stato identificato come appartenente alle Nazioni Unite. Subito dopo l’accaduto, il ministero degli Esteri israeliano aveva espresso “rammarico”, pur sostenendo – in un’indagine preliminare – che non ci fossero prove dirette di responsabilità militare.

I numeri continuano a crescere. Dal 7 ottobre 2023, gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza hanno ucciso almeno 51.355 persone e ne hanno ferite oltre 117.000. Lo comunica Hamas, attualmente al potere nell’enclave. Solo dopo la rottura del cessate il fuoco, avvenuta il 18 marzo, le vittime sono salite di altre 1.978 unità, con più di 5.200 feriti.

L’emergenza umanitaria si aggrava. Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha annunciato di aver esaurito le scorte di cibo nella Striscia. La causa principale è la chiusura prolungata dei valichi da parte di Israele. “Da oltre sette settimane, né forniture umanitarie né commerciali riescono a entrare a Gaza”, ha dichiarato l’agenzia delle Nazioni Unite. Tutti i principali punti di accesso restano bloccati.

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