Il premier belga: “Probabilmente non arresteremo Netanyahu”

Il premier belga: “Probabilmente non arresteremo Netanyahu”

K metro 0 – Bruxelles – Il premier belga Bart De Wever ha recentemente dichiarato che, nonostante il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti di Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto a Gaza, è improbabile che il Belgio proceda con l’arresto del

K metro 0 – Bruxelles – Il premier belga Bart De Wever ha recentemente dichiarato che, nonostante il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti di Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto a Gaza, è improbabile che il Belgio proceda con l’arresto del primo ministro israeliano qualora dovesse trovarsi sul territorio belga. Le parole di De Wever sono state pronunciate durante un’intervista rilasciata all’emittente pubblica VRT e sono arrivate in un momento in cui le tensioni internazionali riguardo il mandato della CPI si stanno intensificando, soprattutto dopo la recente visita di Netanyahu in Ungheria.

L’ospitabilità che il premier ungherese Viktor Orban ha riservato a Netanyahu in un incontro che ha avuto luogo a Budapest ha sollevato non poche polemiche. L’Ungheria, infatti, ha accolto il leader israeliano con tutti gli onori, ignorando apertamente il mandato di cattura internazionale emesso dalla CPI. Non solo: il giorno stesso della visita di Netanyahu, il governo ungherese ha annunciato di aver avviato il processo per ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale, un gesto che ha ulteriormente esasperato il dibattito sul ruolo delle istituzioni internazionali nella gestione delle violazioni dei diritti umani.

Interrogato sull’opportunità di arrestare Netanyahu, qualora fosse costretto a fare scalo in Belgio, De Wever ha dichiarato che un tale scenario sarebbe “altamente improbabile”. Il premier belga ha quindi aggiunto che, anche qualora una situazione di emergenza costringesse l’aereo di Netanyahu ad atterrare in Belgio, non crede sarà arrestato. De Wever ha poi proseguito sottolineando che la sua valutazione si basa sulla realtà politica e diplomatica attuale, osservando che “non credo che esista un Paese europeo disposto ad arrestare Netanyahu se si trovasse sul suo territorio”. A tal proposito, ha citato la Francia come esempio, dichiarando che nemmeno Parigi, un membro influente dell’Unione Europea, sarebbe disposta a procedere con l’arresto di Netanyahu, sebbene fosse sotto mandato della CPI.

Queste dichiarazioni hanno suscitato reazioni contrastanti. In particolare, Paul Magnette, leader del Partito Socialista francofono, ha fortemente criticato la posizione del governo belga. Magnette ha accusato De Wever di indebolire l’autorità della giustizia internazionale e di compromettere il rispetto per le leggi che regolano le relazioni tra gli Stati, invitando il governo a rivedere la propria posizione in favore di una maggiore coerenza con gli impegni internazionali assunti dal Belgio.

Anche l’organizzazione belga per i diritti umani Cncd 11.11.11 ha espresso la propria indignazione riguardo le parole del premier. L’organizzazione ha definito “inaccettabile” la dichiarazione di De Wever, accusandolo di minare i principi del diritto internazionale e di compromettere la posizione del Belgio come sostenitore di una giustizia globale imparziale. La Cncd 11.11.11 ha ribadito l’importanza di far rispettare gli ordini della CPI, che è una delle istituzioni giudiziarie più rilevanti per la protezione dei diritti umani a livello internazionale.

Nel contesto di queste dichiarazioni, è importante ricordare che la Corte Penale Internazionale il 17 marzo 2023 ha emesso il mandato d’arresto contro Netanyahu, con l’accusa di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante il conflitto a Gaza, che ha avuto inizio nel 2014. La CPI ha ritenuto che Netanyahu, in qualità di capo di governo israeliano, fosse responsabile di attacchi mirati contro civili, con conseguente violazione delle leggi internazionali in materia di conflitti armati.

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