Diego Garcia, l’isola segreta in mezzo all’Oceano Indiano

Diego Garcia, l’isola segreta in mezzo all’Oceano Indiano

K metro 0 – Roma – Un posto remoto, in mezzo al nulla, ma militarmente al centro di tutto. E’  l’isola di Diego Garcia, nell’arcipelago delle Chagos: qualche decina di isolotti spopolati e 7 atolli (uno solo abitato), sperduti nell’Oceano Indiano, a mezza via tra l’Africa orientale e l’Indonesia. Fa parte del BIOT (British Indian

K metro 0 – Roma – Un posto remoto, in mezzo al nulla, ma militarmente al centro di tutto. E’  l’isola di Diego Garcia, nell’arcipelago delle Chagos: qualche decina di isolotti spopolati e 7 atolli (uno solo abitato), sperduti nell’Oceano Indiano, a mezza via tra l’Africa orientale e l’Indonesia.

Fa parte del BIOT (British Indian Ocean Territory), ormai deserto ma popolato fino agli anni 70, quando gli inglesi affittarono l’atollo di Diego Garcia agli Stati Uniti, che vi installarono una base militare  strategica, altamente segreta e avvolta per decenni da voci e misteri, che ad oggi ospita gli unici abitanti dell’isola. Una struttura che comprende una base navale, una per sottomarini scavata nel corallo, un aeroporto militare, un deposito di armi nucleari, tante Jeep e tanti soldati. Un punto d’appoggio essenziale per i bombardieri diretti verso l’Asia o il Medio Oriente.

Nel 1965, quando gli inglesi comprarono queste isole dai francesi per 3 milioni di sterline, presero i vecchi residenti  e li  deportarono alle Mauritius.

E una volta “ripulita” Diego Garcia – l’unica isola ufficialmente abitabile delle Chagos – l’hanno “affittata” agli statunitensi, fino al 2016, affitto attualmente rinnovato fino al 2036. Paradiso di vegetazione lussureggiante, circondato da acque cristalline, l’isola è però severamente vietata ai turisti e alla maggior parte dei civili.

Amministrata da Londra, è da anni al centro di una disputa territoriale tra il Regno Unito e le Mauritius. Pochi giorni fa la BBC ha ottenuto un accesso senza precedenti all’isola, visitata da una sua inviata, Alice Cuddy, per seguire uno storico caso giudiziario in corso sul trattamento riservato ai migranti Tamil dello Sri Lanka – approdati sull’isola dopo il naufragio del peschereccio che li trasportava  – detenuti lì illegalmente da tre anni.

Distante circa 1.000 miglia dal subcontinente indiano, Diego Garcia   figura nelle liste delle isole più remote del mondo. Non ci sono voli commerciali e arrivarci via mare non è più facile: i permessi per le barche sono concessi solo per le isole esterne  e per consentire un passaggio sicuro attraverso l’Oceano Indiano.

Per sbarcarvi  è necessario un permesso, rilasciato solo a chi ha legami con la struttura militare o con l’amministrazione britannica del territorio. Ai giornalisti è stato storicamente vietato. Gli avvocati del governo del Regno Unito hanno intentato una causa per cercare di impedire alla BBC di presenziare all’udienza e anche quando è stato concesso il permesso in seguito a una sentenza della Corte Suprema del territorio, gli USA hanno in seguito sollevato obiezioni, affermando che non avrebbero fornito cibo, trasporto o alloggio a tutti coloro che avessero  tentato di raggiungere l’isola per seguire il caso giudiziario, compresi il giudice e gli avvocati.

Ottenuto finalmente il permesso di trascorrere cinque giorni sull’isola, l’inviata della BBC ha dovuto sottostare a severe restrizioni.

Nel terminal dell’aeroporto, c’è una porta decorata con una riproduzione  dell’union jack. Alle pareti, foto di importanti personaggi britannici, tra cui Winston Churchill.

Sull’isola si vedono auto della polizia britannica. C’è un night club chiamato Brit Club. Si circola lungo strade chiamate Britannia Way e Churchill Road. Ma le auto guidano a destra… come negli Stati Uniti.

Il dollaro statunitense è la valuta corrente. Le prese elettriche sono americane. Il cibo offerto ai giornalisti per i cinque giorni loro concessi comprende  tater tots, crocchette di patate e biscotti americani, simili agli scones (focaccine dolci) inglesi.

Sebbene il territorio sia amministrato da Londra, la maggior parte del personale e delle risorse sono sotto il controllo degli Stati Uniti.

Quando gli USA hanno bloccato l’udienza in tribunale su Diego Garcia quest’estate, un alto funzionario del ministero della Difesa ha affermato che il Regno Unito “non aveva la possibilità di concedere l’accesso” a qualsiasi parte della struttura militare costruita dagli Stati Uniti secondo gli accordi con LOndra, nonostante sia un territorio britannico.

L’atmosfera sull’isola sembra rilassata. Militari e contractors sfrecciano in bicicletta. C’è chi gioca a tennis e fa windsurf sotto il sole del tardo pomeriggio.

Un cinema pubblicizza proiezioni di Alien e Borderlands. C’è una pista da bowling,  un museo con annesso un negozio di souvenir, un fast food.

Ma ci sono anche continui richiami alla base militare La mattina presto si odono le esercitazioni e  vicino agli alloggi dei giornalisti c’è un edificio recintato indicato come un’armeria.

Ufficiali americani e britannici tengono d’occhio costantemente i movimenti nel tribunale.

I piani per installare una base militare alle Chagos furono elaborati ​​quando “il movimento di decolonizzazione si stava sviluppando” e gli USA temevano di perdere l’accesso alle basi militari in tutto il mondo.

Diego Garcia era una delle tante isole che erano state prese in considerazione, ma è diventata la “candidata principale” a causa della sua popolazione relativamente piccola e della posizione strategica in mezzo all’Oceano Indiano.

Per il Regno Unito era un’opportunità per mantenere stretti legami militari con gli Stati Uniti, anche  solo con  una “presenza britannica simbolica”, ma c’era anche una motivazione finanziaria.

Gli USA hanno concesso uno sconto di 14 milioni di dollari sull’acquisto, da parte del Regno Unito, dei suoi missili nucleari Polaris come parte dell’accordo segreto sulle isole.

L’isola di Diego Garcia, è  per Washington,  consapevole della rilevanza geo-economica  dell’Oceano indiano, una portaerei naturale, il più importante hub logistico delle forze aeronavali statunitensi nella regione. L’esigenza di impiantarvi una base risale alla seconda metà degli anni Sessanta del Novecento, quando Londra accelerò il ritiro a ovest di Suez delle forze dislocate fra India e Sud-Est asiatico.

Le isole Chagos dovrebbero essere restituite alla Repubblica delle Mauritius per completare la “decolonizzazione” dal Regno Unito.

Clive Baldwin, consulente legale di Human Rights Watch, afferma che “lo spostamento forzato dei Chagossiani da parte del Regno Unito e degli USA, la loro persecuzione per motivi razziali e il continuo impedimento del loro ritorno in patria costituiscono crimini contro l’umanità”.

WikiLeaks sostiene che per impedire agli ex abitanti delle Chagos di  vincere qualche causa in futuro e rientrare nei loro territori, la zona sia stata appositamente dichiarata riserva marina totale. Questo impedisce inoltre l’avvicinamento di qualsiasi imbarcazione che non sia autorizzata.

 “L’enorme importanza” della base di Diego Garcia, spiega Matthew Savill, direttore del Royal United Services Institute [uno dei più vecchi centri studi sulla difesa e la sicurezza fondato a Londra nel 1831 dal duca di Wellington] è dovuta alla “sua posizione nell’Oceano Indiano e  alle strutture di cui dispone. La struttura britannica più vicina è a circa 3.400 km (2.100 miglia) di distanza e per gli Stati Uniti, a circa 4.800 km (3.000 miglia).

Negli anni Settanta, con l’intensificarsi della guerra fredda, Londra e Washington hanno costruito a Diego Garcia una grande base militare che, da allora, ha svolto un ruolo importante nelle operazioni militari americane: è stata utilizzata per i bombardamenti  in Afghanistan e Iraq e la CIA ha adoperato la struttura dove sono state deportate le persone sospette, catturate in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

L’isola è un luogo importante anche per i suoi sistemi di sorveglianza e tracciamento dello spazio. Le petroliere che operavano da Diego Garcia rifornivano i bombardieri B-2 statunitensi partiti dagli Stati Uniti per effettuare i primi attacchi aerei in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre. E, durante la successiva “guerra contro il terrorismo”, partivano anche direttamente dall’isola verso  l’Afghanistan e l’Iraq.

La base è anche uno dei “posti estremamente limitati al mondo disponibili per ricaricare i sottomarini” con armi come i missili Tomahawk. Gli USA  hanno posizionato lì una grande quantità di equipaggiamenti e scorte per le emergenze.

La base svolge indubbiamente molti ruoli importanti,  ma è oggetto, più di qualsiasi altra,  di un’iper-attenzione, di un controllo ossessivo per la limitazione dell’accesso.

Durante il suo soggiorno sull’isola, l’inviata della BBC ha dovuto a indossare un pass rosso per visitatori ed è stata costantemente sorvegliata, 24 ore al giorno, sempre sotto scorta.

Da tempo circolano voci sugli usi di Diego Garcia, tra cui il suo uso come prigione segreta della CIA per ospitare e interrogare i sospetti terroristi.

Il governo britannico, ha confermato nel 2008, dopo anni in cui l’aveva negato, che i voli  che trasportavano sull’isola sospetti terroristi erano iniziati nel 2002.

“Il governo degli Stati Uniti ci ha assicurato che nessun detenuto statunitense è mai stato trattenuto a Diego Garcia (…) né in qualsiasi altro territorio d’oltremare” aveva  dichiarato al parlamento l’allora ministro degli Esteri David Miliband.

Lo stesso giorno, l’ex direttore della CIA Michael Hayden, negava le segnalazioni secondo cui l’agenzia di spionaggio aveva una struttura di detenzione a Diego Garcia.

Anni dopo, Lawrence Wilkerson, capo dello staff dell’ex Segretario di Stato americano Colin Powell, dichiarò al canale Vice News, che fonti di intelligence gli avevano riferito che la base di Diego Garcia era stata utilizzata come sito “dove le persone venivano ospitate temporaneamente e interrogate di tanto in tanto”…

Prima di partire, sul passaporto dell’inviata della BBC, era stato impresso lo stemma del Territorio Britannico dell’Oceano Idiano, con il motto: “In tutela nostra Lemuria”(“Lemuria è sotto la nostra tutela”): un riferimento a un mitico continente perduto nell’Oceano Indiano.

Un continente inesistente sembra un simbolo appropriato per un’isola il cui status legale è in dubbio e che pochi, da quando i Chagossiani sono stati espulsi, hanno avuto il permesso di vedere.

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