Siria: L’Europa e la sua struttura “inesistente” di difesa

Siria: L’Europa e la sua struttura “inesistente” di difesa

K metro 0 – Bruxelles – La situazione umanitaria siriana, in proiezione, appare persino più grave di quanto non sia oggi. Mentre la fine dell’offensiva potrebbe, a breve termine, alleviare la sofferenza immediata della popolazione. L’esperienza passata suggerisce che il governo siriano potrebbe in futuro, cercare di vendicarsi dei popoli e dei gruppi che ritiene

K metro 0 – Bruxelles – La situazione umanitaria siriana, in proiezione, appare persino più grave di quanto non sia oggi. Mentre la fine dell’offensiva potrebbe, a breve termine, alleviare la sofferenza immediata della popolazione. L’esperienza passata suggerisce che il governo siriano potrebbe in futuro, cercare di vendicarsi dei popoli e dei gruppi che ritiene abbiano tenuto un “comportamento sleale”. Gli sforzi delle Nazioni Unite per offrire assistenza alle popolazioni in fuga potrebbero essere bloccati, con i vincitori che per mettere in difficoltà il presidente Erdogan faranno di tutto per espellere un gran numero si oppositori e costringerli in Turchia.

livello geopolitico una vittoria russo-siriana segnerebbe l’effettiva fine della guerra civile siriana con una vittoria decisiva per Mosca e concederebbe alla Russia un importante vantaggio strategico. Non solo tutta la strategia “occidentale” sarebbe messa in un angolo, ma la base aerea militare della Russia a Latakia, a circa 55 km da Idlib, insieme alla sua base navale a Tartus sarebbero in sicurezza per anni a venire e, di conseguenza, le due basi consentirebbero alle forze russe di esercitare un’eccezionale influenza strategica nel Mediterraneo. In tale contesto, il piano di pace per il Medio Oriente, proposto del presidente Trump del gennaio 2020, sembra poco più che un tentativo di deviare le critiche per la mancanza di una leadership americana in Siria e per la Siria. La sua richiesta alla NATO di fare di più in Medio Oriente sembra poco più che uno sforzo per evidenziare la quasi totale mancanza di influenza dell’Europa su un conflitto sul fianco di maggiore importanza strategica. Il Presidente Putin, con una sola mossa, metterebbe in risalto il profondo divario che esiste tra americani ed europei e non solo sulla Siria (tra poco anche in Libia), con implicazioni forse profonde per la sicurezza e la difesa dell’Europa. Anche i problemi per la coesione europea sono in rilievo. Mentre il presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Merkel hanno concordato su una riunione del Four Power con i presidenti Erdogan e Putin (ancora incerto della partecipazione) che si dovrebbe tenere il 5 marzo, il ruolo e l’efficacia degli europei nel “fiasco” siriano sono stati senza spessore strategico. Da notare che purtroppo l’Italia è di nuovo fuori partita anche se il premier italiano Conte ha appena incontrato il presidente francese. Semplicemente in Europa non appare ci sia unità di sforzi e di scopo. La Gran Bretagna, una delle maggiori potenze europee che ha firmato l’accordo nucleare ormai defunto con l’Iran, è completamente estromessa dall’“asse” franco-tedesco.

L’Unione Europea e la sua struttura “inesistente” di difesa non danno segni di esistere. Troppo spesso i leader europei parlano di valori senza avere idea di come difenderli. È un fallimento per il quale purtroppo i cittadini europei pagheranno un prezzo elevato, in particolare se Francia e Germania, impegnate solo nel salvataggio strategico della faccia, falliranno nuovamente. Con quattro milioni di rifugiati probabilmente esclusi dal ritorno a casa in Siria, ci si aspetta che molti altri cerchino rifugio in Europa. A questo punto l’estremismo di ogni genere potrebbe trovare nuova linfa vitale e noi, gli europei, diventeremo ancora più vulnerabili agli atti di terrorismo. Infine, con il palese fallimento della politica europea nei confronti del Medio Oriente e del Nord Africa paesi o le fazioni in bilico cercheranno il supporto di Mosca. Per esempio, questo avviene con il Generale Haftar in Libia e, non sia mai, anche Teheran potrebbe essere maggiormente incoraggiata a guardare all’amicizia con la Russia dopo la neutralizzazione del suo direttore strategico.

Alcuni analisti considerano addirittura che la perdita di Idlib renderebbe una guerra totale mediorientale ancora più probabile di quanto non fosse prima dell’attacco russo-siriano. A parere di molti l’attenzione immediata, quindi, deve essere indirizzata alla riduzione della sofferenza umanitaria. Nel medio e lungo termine è nell’interesse sia degli americani sia di tutti i Paesi europei lavorare insieme per mitigare il danno strategico e politico causato da questa sconfitta, soprattutto, per quello che è, per la loro influenza nella regione, per la NATO e per Sicurezza europea. Perché ciò accada, la politica su entrambe le sponde dell’Atlantico dovrà studiare una strategia comune perché, in maggior misura per i paesi UE ciò che sta accadendo in Idlib è anche sintomatico di un ritiro strategico dagli eventi mondiali. Nel giro di un secolo gli europei sono passati dall’avere un’eccessiva interferenza coloniale in Medio Oriente e Africa settentrionale, che si è rivelata disastrosa per la popolazione, a un livello di comprimari senza coesione.

Per arginare la capacità strategica russa e il doppiogiochismo turco è assolutamente necessario un impegno massiccio, anche con, i mai da mettere in secondo piano, “boots on the ground”, in una regione vitale per la sicurezza dell’Europa, e che potrebbe rivelarsi disastrosa per tutta l’UE con l’Italia in prima linea.

di Giuseppe Morabito

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