Pompei (NA): la “Casa Degli Amanti” riapre dopo 40 anni

Pompei (NA): la “Casa Degli Amanti” riapre dopo 40 anni

K metro 0 – Napoli – Terminati i lavori di restauro, la “Casa degli Amanti”, splendore del sito archeologico di Pompei ed unica domus di cui si sia conservato quasi completamente il secondo piano, riapre al pubblico dopo ben 40 anni. Portata alla luce nel 1933, prende il nome dal verso inciso in un quadretto con

K metro 0 – Napoli – Terminati i lavori di restauro, la “Casa degli Amanti”, splendore del sito archeologico di Pompei ed unica domus di cui si sia conservato quasi completamente il secondo piano, riapre al pubblico dopo ben 40 anni.

Portata alla luce nel 1933, prende il nome dal verso inciso in un quadretto con anatre sul fondo del peristilio che recita Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt (Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele). La casa, posizionata nel cuore della Regio I, era chiusa al pubblico dagli anni Ottanta quando, con il terremoto, si rese necessario realizzare dei lavori a sostegno della copertura dell’atrio e del peristilio, occultando e stravolgendo la lettura degli spazi e delle decorazioni della domus.

Negli anni lo stato di conservazione della domus era divenuto tale, che perfino i tecnici non potevano accedervi. La caratteristica principale dell’abitazione consiste nella presenza e nella conservazione quasi completa del secondo piano del peristilio, giardino colonnato, un tempo accessibile attraverso una scala nel portico settentrionale. Questo secondo piano sembra essere stato aggiunto nel corso del I secolo d.C., lo stato di integrità in cui furono rinvenute le strutture pertinenti al livello superiore permise, già all’indomani dello scavo, di recuperare la configurazione originaria di questo spazio, restituendo alla percezione e alla conoscenza una soluzione architettonica, il peristilio a doppio ordine, che ad oggi rappresenta un unicum a Pompei.

Quindi dopo 40 anni la bellissima Domus riapre al pubblico, e con lei anche La Casa della Nave Europa, il cui nome deriva da un graffito inciso su una delle sue pareti e La Casa del Frutteto, con i suoi cubicoli floreali, che rappresenta uno dei più rilevanti modelli di pittura da giardino trovati nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C..

La cenere ed i lapilli che seppellirono la città in seguito all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, ne hanno infatti consentito un’eccezionale conservazione, permettendo di avere un’immagine vivida dell’organizzazione delle città romane e della vita quotidiana dei suoi abitanti.

Il sito archeologico di Pompei, con i suoi 66 ettari, di cui circa 50 scavati, è un insieme unico di edifici civili e privati, monumenti, sculture, pitture e mosaici di tale rilevanza per la storia dell’archeologia e per l’antichità da essere riconosciuto nel 1997 come Patrimonio dell’Umanità dall’ UNESCO, insieme a Ercolano e Oplonti. Lo ha comunicato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini che era a Pompei per la conclusione dei lavori di restauro.

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Patrizia Grandi
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